La recentissima firma del contratto di laguna, quale strumento di
programmazione negoziata per la corretta gestione delle risorse
idriche, la valorizzazione dei territori fluviali e la loro
salvaguardia dal rischio idraulico, per il suo contesto operativo
desta talune perplessità. Lungi dall’esprimere delle remore per il
recupero e la fruizione della zona lacustre del Calich, si resta
tuttavia perplessi se la scelta strategica alla base, già operante
peraltro, sia volta ad abbassare il peso antropico della dispersione
in tale area delle acque reflue depurate, in favore di uno spostamento
di tale pressione nelle terre irrigue della Nurra.
Il problema dell’utilizzo di queste acque ai fini irrigui sussiste se
oltre ogni ragionevole dubbio non possa esserne esclusa la loro
insalubrità.
Un mero malfunzionamento degli impianti di depurazione potrebbe
irrimediabilmente pregiudicare alcune colture, danneggiando gli
operatori del settore.
Questo pericolo pare non essere stato adeguatamente fugato, senza che
gli organismi competenti abbiano compitamente esplicato quali garanzie
o sistemi di salvaguardia siano stati da questi predisposti.
Tenendo conto che nel panorama normativo attuale è sancita la
responsabilità del produttore finale per la salubrità dei prodotti
alimentari, l’immissione ad uso agricolo nella rete idrica delle acque
reflue trattate implica un potenziale innalzamento del rischio.
L’operatore agricolo, il quale ha l’obbligo di utilizzare acque
pulite, dovrebbe predisporre delle adeguate misure volte a ridurlo.
Chiaramente queste saranno direttamente proporzionali alle colture
impiantate. Comitati, operatori agricoli e associazioni della Nurra
algherese già da tempo hanno posto l’accento su tale rischio.
Le stesse preoccupazioni sono state ribadite in occasione
dell’incontro del 10 giugno 2019 nella borgata di Guardia Grande con
il Comitato zonale della Nurra, con l’allora candidato Sindaco Mario
Conoci, ora in carica.
Io stesso in quella circostanza avevo ribadito tale problematica
sentita dal territorio e il Dott. Conoci aveva recepito tale questione
impegnandosi pubblicamente in una fattiva attenzione sul fenomeno, una
volta eletto.
Per questo motivo, visto tale impegno, auspico che il risorgere del
Calich non sia possibile solo attraverso il sacrificio delle zone
rurali interessate dall’uso di tali acque depurate, poiché questo
sarebbe inaccettabile specie per il tenore degli impegni elettorali
presi dal PSd’AZ.
Nel programma di coalizione, che ho avuto l’onore di curare
specialmente nelle parti incentrate nei temi legati all’agricoltura e
alle aree rurali, è stato assunto l’impegno di un fattivo dialogo con
le parti sociali del settore e con gli organismi di rappresentanza che
annovera la Nurra algherese, coinvolgendoli ex ante nelle questioni
più rilevanti.
Dialogo che nessuna amministrazione può permettersi di ignorare.
Il
Sindaco dovrebbe avere nei territori i migliori e più fidati
consiglieri che di certo non voglio il fallimento della sua azione
amministrativa.
Alghero non è un comune che vuole destinare le sue terre alla mera
produzione di colture per biomasse, ma di prodotti agricoli di
qualità.
Per tale ragione ogni strategia operativa che possa porre a rischio
tali produzioni, anche solo potenzialmente, rappresenta una scelta
sbagliata e non condividibile.
L’utilizzo dei reflui depurati immessi in rete fu giustificato per
evitare fenomeni di razionamento delle acque in agricoltura,
costituendo una forma di riserva prontamente disponibile in periodi di
siccità, ora parrebbe aver avuto un’altra finalità. Esistono due
scelte, evitare tale rischio o non evitarlo, tertium non datur.
Quanto esposto è stato ampiamente dibattuto e fatto proprio, già in
periodo preelettorale, dalla sezione di Alghero del PSd’AZ che ravvisa
nella tutela dell’agro, nonché delle produzioni agro alimentari del
territorio un punto essenziale per lo sviluppo economico della città.
Dott. Giovanni Baldassarre Spano , candidato nelle liste del PSd’AZ
nelle amministrative 2019 e incaricato per la formazione del programma
di coalizione.