Quando un movimento (o anche un individuo) dichiari di non essere né
di destra né di sinistra, non sottintende di essere di “centro”, cioè
un moderato (qualsiasi cosa questo significhi), ma piuttosto di essere
un opportunista. Rende esplicito che non ha ideali da seguire, né
principi ai quali legare i propri comportamenti, ma, piuttosto, che
persegue la ricerca di occasioni da cogliere nell’interesse proprio o
della propria parte anche se, a questo punto, scatti una seconda
mistificazione, affermando che si tratti di un interesse di tutti. Un
tutto omogeneo senza articolazioni e differenziazioni interni e con
interessi molto diversificati.
Non si confondi l’affermazione né di destra né di sinistra, con una
possibile e ammissibile critica (e anche indifferenza) nei riguardi
dei partiti esistenti. L’affermazione in realtà non riguarda tanto i
partiti ma piuttosto due modi diversi di immaginare la società e la
sua trasformazione.
Insomma affermare di non essere né di destra né di sinistra non è
tanto una dichiarazione di collocazione politica, ma, piuttosto,
esplicitare un progetto di “mani libere”, disponibile ad ogni
evenienza, appunto pronti a cogliere le occasioni che si presentino
per perseguire interessi propri travestiti da generali.
Gli interessi
propri nel caso specifico riguardano la possibilità di rafforzare la
propria presenza nelle istituzioni, e goderne i vantaggi. Ma,
attenzione, non si tratta di un atteggiamento che scruta le
opportunità per coglierle, ma piuttosto questi movimenti possiedono
una forte verve “costruttiva” nel creare quelle opportunità che
possano permettergli di sfruttare la situazione a proprio favore. Tale
atteggiamento rende questi movimenti alleati di governo non
affidabili, essi, infatti, sono poco capaci di costruire un progetto
in comune, temono che questo possa rafforzare altri partiti e
movimenti. L’inaffidabilità dei partner di governo, va detto, non
riguarda solo questo tipo di movimenti ma tutti, la peculiarità dei
primi, tuttavia, consiste nell’incapacità di seguire un percorso, per
quanto possibile, comune. Nella creazione di “occasioni” utili allo
scopo, infatti, non hanno scrupoli a crearle in contrasto con gli
indirizzi assunti dal governo di cui fanno parte.
Mi fa specie, ma il mio atteggiamento verso M5* è stato altalenante,
diffidenza verso le dichiarazioni politiche che negavano una precisa
posizione, mentre un blando apprezzamento per alcune battaglie e
proposte. Ma ora mi pare che il velo si sia squarciato. Di Maio
cavalca e crea tutte le occasioni che pensa dovrebbero far recuperare
qualche posizione al suo movimento in crisi di consensi (soprattutto
dovrebbero garantire la sua personale posizione di capo del
movimento). Del resto il marchio di origine non può essere smentito.
Scalpita, dichiara, afferma, propone, ecc. portando continuamente il
governo ogni volta sull’orlo della crisi, ma mai andando fino in
fondo. Teme le elezioni (come pure Italia Viva, che non facendo
dichiarazioni “né…né” si conforma a quello nei comportamenti)
Non fermarlo, sovrapponendo un ulteriore punto di opportunismo
(salvare il governo) potrebbe non ottenere l’obiettivo ma peggiorare
la situazione del paese..
Francesco Indovina