Sabato 11 dicembre, alle ore 11,30 a Spazio Ilisso sarà inau-
gurata la mostra dedicata a un gigante della storia dell’arte
occidentale: Mario Sironi. Nel 60° anniversario della morte del
grande pittore, la mostra SIRONI. L’ETERNITÀ DEL MITO
si unisce idealmente a quella in corso al Museo del Novecento
a Milano, riallacciando il tracciato esistenziale dell’artista tra
l’Isola in cui è nato nel 1885 (a Sassari) e Milano,sua città d’ele-
zione, nella quale è morto nel 1961.
L’esposizione, in collaborazione con l’Archivio Mario Sironi
di Roma e la Fondazione di Sardegna con il progettoARS, pro-
pone un Sironi nella sua fase matura, nella forma definitiva in
cui oggi è conosciuto: l’artista della sintesi. Oltre 60 opere tra
oli, tempere e disegni, documentano trent’anni di ricerca arti-
stica di Mario Sironi dal 1928 al 1958.
Il percorso (che si articola al piano superiore di Spazio Ilisso
destinato agli allestimenti temporanei) inizia da alcune signi-
ficative testimonianze delle opere monumentali degli anni
Trenta, destinate alla fruizione pubblica.
Sono lavori che te-
stimoniano la sua predilezione per la pittura murale che sen-
tiva come potente veicolo per la “funzione educatrice” delle
masse, paragonabile all’arte pubblica classica, romana e cri-
stiana, o del Rinascimento.
In questi anni Sironi sostiene l’abbandono del cavalletto e alla
fine del 1933, assieme a Carrà, Funi e Campigli, firma il Ma-
nifesto della pittura murale: arte sociale “per eccellenza”. Il pa-
dre del muralismo avversava l’opera da salotto, decorativa e
cinicamente mercificabile; secondo Sironi, infatti, l’Arte non
doveva necessariamente risultare “simpatica” ma rigorosa e
responsabile,“grande”nei contenuti morali che lo Stato avreb-
be dovuto consegnare ai cittadini.Concetto complesso, difficile
da salvaguardare, e pagato caro da Sironi che più forte di tutti
lo sostenne.
A seguire, l’iter espositivo propone le opere degli anni Qua-
ranta, condizionate dalla tragica parentesi bellica e dalla dif-
ficile ricostruzione del Dopoguerra. Una ricostruzione che
di fatto avvenne anche per il Sironi privato, schiacciato dal
crollo degli ideali e della realtà del ventennio precedente, in
cui aveva creduto.
Il percorso pittorico in mostra si chiude con gli anni Cinquan-
ta, con quei lavori che Sironi stesso definiva “frammenti”: qui
l’architettura è il soggetto costante dell’artista, al quale affida-
va, nella personale traduzione pittorica, i valori laici e razionali
dell’essere umano; costruzioni alternate spesso ai maestosi
paesaggi con montagne.
La mostra offre anche un’ampia sezione dedicata all’illustra-
zione editoriale necessaria per comprendere meglio l’opera di
Sironi. Filone espressivo fondamentale per la divulgazione ar-
tistica, coltivata fin dagli esordi, l’illustrazione ha per l’artista
rappresentato la ricerca di un segno via via più sintetico per
una resa più efficace del soggetto.
Il catalogo della mostra è corredato dal testo critico di Claudio
Strinati, noto storico dell’arte, giornalista, divulgatore e cura-
tore di mostre d’arte, che nel suo saggio affronta il cosiddetto
“problema Sironi” offrendo una chiarificatrice e definitiva let-
tura della connivenza ideologica e politica dell’artista con il
Fascismo. Strinati ribadisce che Sironi non ha mai avuto «al-
tro obbiettivo che l’arte in sé ... Sironi ha sempre pensato che
si fa l’arte, quale che sia la tecnica con cui la si realizza, a be-
neficio della società e della comunità tutta, di chi vive con noi
e di chi vivrà dopo di noi. L’arte non è rivolta alla politica, non
ne è succube né interprete. È rivolta alla gente».
Orari: 10-13 / 15-19 dal martedì pomeriggio alla domenica
(chiuso il lunedì e la mattina del martedì)