Anche il melograno sta germogliando oltre ai mandorli, le pesche, le
susine e le albicocche. Ma a breve potrebbero svegliarsi anche le
vigne. Ed è in atto un’esplosione nella maturazione dei carciofi.
Intanto cresce anche l’allarme siccità.
Il caldo anomalo di quest’inverno primaverile (+1,65 gradi rispetto
alla media secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr) sta
stravolgendo i ritmi della natura e a pagarne sarà innanzitutto
l’agricoltura.
Il risveglio anticipato infatti non sarà indolore. I pericoli sono
tanti. C’è il rischio concreto di qualche gelata (possibile) che bruci
i germogli. Ma la stessa germogliatura è spesso anomala, non uniforme.
Molte piante infatti non riescono a soddisfare il fabbisogno in
freddo.
Le specie fruttifere e, in generale le piante, hanno bisogno
di soddisfare in inverno questa esigenze.
Assenza che crea confusione nelle piante causando degli scompensi nel
germoglio, un indebolimento della pianta, minore vigorie e quindi meno
produzione e qualità inferiore.
Chi paga maggiormente questa primavera anticipata sono le piante da
frutto ma anche i prodotti orticoli. Le temperature fuori dalla media
creano degli scompensi, anticipando la maturazione dei prodotti,
creando delle sovrapproduzioni e mandando in tilt anche le
programmazioni colturali degli agricoltori.
Il caldo associato alle mancate precipitazioni sta causando scompensi
e sta maggiorando le spese.
Innanzitutto perché c’è una maggiore necessità idrica costringendo
all’anticipo dell’annata irrigua, chiesta nei giorni scorsi dalla
Coldiretti e già nell’agenda dei consorzi di Bonifica.
La pianta del carciofo con questo caldo invecchia prima e soprattutto
anticipa e accelera la maturazione (come per esempio anche i
cavolfiori) con pericolo di sovrapproduzione e meno consumo: il
consumo del carciofo è associato al freddo.
Lo stesso asparago matura male con un terreno asciutto. Cosi come si
creano scompensi per tutte le verdure.
Il clima impazzito insomma pregiudica le potenziali produttive,
indebolisce le piante e fa saltare la programmazione colturale e di
mercato.
Le mancate precipitazioni, così come le alte temperature stanno
mettendo rischio l’agricoltura. Anche cereali, leguminose e foraggere
stanno risentendo di questa prolungata siccità che se dovesse
prolungarsi per altri 15 – 20 giorni potrebbe essere pagata a caro
prezzo.
“L’andamento anomalo di questo inverno – secondo il presidente di
Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – ci conferma che stiamo subendo
le conseguenze dei cambiamenti climatici, con una più elevata
frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i
normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e
sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel
carrello della spesa. Dobbiamo sperare di limitare i danni, e di non
subire ancora troppo a lungo queste temperature miti e mancanza di
precipitazioni per dover magari poi fare i conti con gelate e
precipitazioni anomale e concentrate”.
L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive
quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con
sfasamenti stagionali ed eventi estremi che hanno causato una perdita
in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra
produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali.
“Nel cercare di mitigare i danni dobbiamo prendere atto dei
cambiamenti climatici – afferma il direttore di Coldiretti Sardegna
Luca Saba -. Non c’è stagione in cui non commentiamo anomalie. In
autunno le prolungate precipitazioni, adesso il caldo anomalo e la
siccità oppure di insetti alieni. Per questo invochiamo ancora una
volta il forum permanente sui cambiamenti climatici”.