Nel 2021 si stima una crescita che faticherà a superare il 4%

Cna: Sardegna una delle regioni più penalizzate dalla pandemia

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  La Sardegna è una delle regioni italiane più colpite dagli effetti della crisi sanitaria nel biennio 2020-2021 (-5,9% il PIL previsto per il 2021 rispetto al livello pre-pandemico), alle spalle soltanto di Valle d’Aosta, Trentino Alto-Adige e Calabria. Dopo aver chiuso il 2020 con un pesantissimo -9,6%, l’economia regionale è stata connotata nel 2021 da una buona ripresa del settore turistico, seppur con le difficoltà legate alla questione dei trasporti, da una ripresa del settore delle costruzioni e dell'export petrolifero: quest'anno il PIL regionale dovrebbe registrare una crescita superiore a quella media delle regioni del Mezzogiorno, ma al contempo ben lontana da quanto atteso per il PIL nazionale. Nell'ipotesi di un fine anno senza chiusure eccezionali, la CNA stima infatti una crescita regionale che faticherà a superare il +4% (+3,5% la stima per il Mezzogiorno), contro una crescita nazionale fissata al +6,7%. È quanto si evince dall'ultimo dossier del centro studi della Cna Sardegna che analizza lo stato dell'economia regionale nel biennio pandemico.

   Dallo studio emerge un contesto isolano che, anche in una fase di crescita nazionale per certi versi euforica, rimane frenato dai solito e noti deficit strutturali: le difficoltà delle sue piccole e medie imprese, la scarsa propensione all'innovazione, la bassa diversificazione del tessuto economico, il peso del settore turistico-ricettivo (croce e delizia in questa crisi pandemica), l'elevata quota di lavoratori precari e stagionali, la bassa qualità del credito, l'alto livello delle importazioni e la poca propensione all’export. “Con il periodo natalizio alle porte l'economia della Sardegna si prepara a mettere a bilancio un 2021 di buona ripresa anche se lontano dalla performance prodotta a livello nazionale – evidenziano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -. Per non pregiudicare ma irrobustire e consolidare la crescita economica e affrontare con un po’ di speranza il 2022 diventa fondamentale intervenire tempestivamente per limitare i danni e garantire la tenuta delle decine di migliaia di piccole e medie attività economiche messe in ginocchio dalla crisi sanitaria.

    Tra le tante criticità ancora irrisolte ci sono il nodo trasporti da e per la Sardegna; la crisi del settore artigiano; la necessità di supportare la domanda di liquidità delle piccole e medie imprese; la priorità da dare a politiche del lavoro che affrontino il tema della disoccupazione giovanile; la centralità dello sviluppo locale, in particolare dei comuni dell'interno, e la diversificazione territoriale e temporale dei flussi turistici; il supporto all'internazionalizzazione delle imprese, non solo in ambito manifatturiero, ma anche turistico e ricettivo. La possibilità offerta dal PNRR e dalle risorse Europee del settennio 2021/2027 offre l'occasione storica per superare le criticità strutturali dell’economia isola. La Regione - concludono Tomasi e Porcu – apra il confronto con le forze sociali per definire un programma di allocazione delle risorse su progetti capaci di produrre ricadute nel medio lungo periodo”.