Il tono del documento del Consorzio Riviera del Corallo di Alghero,
che raggruppa i settoeri alberhieri e dei servizi di supporto
all'attività ricettiva , non è di quelli che lasciano dubbi o
interpretazioni fantasiose.
Gli eredi di quei pionieri che inventarono
il turismo in Sardegna, in qualche caso siamo alla terza generazione,
manifestano apertamente dissenso e delusione per le politiche messe in
atto dai riferimenti istituzionali di competenza.
A cominciare dalla
Regione Sardegna.
“E’ finito il tempo delle parole, ora serve concretezza” dicono
nella nota e ricordano che a loro fianco ci sono dipendenti e anche
in questo caso di può parlare di una terza degenerazione, ma anche la
nutrita filiera di aziende che in Sardegna devono la loro esistenza
alla presenza dei flussi turistici.
"Abbiamo capito le restrizioni che sono state imposte con il lock down
- aggiungono gli albergatori rappresentati dalla presidente del
Consorzio Elisa Fonnesu - anche a noi sta a cuore la salute nostra e
dei nostri cari, ma a questo punto la mano sarebbe già dovuta passare
dagli esperti dei Comitati scientifici agli altrettanto indispensabili
economisti, per consentire di velocizzare la ripresa produttiva,
limitando i danni per la già martoriata economia isolana ".
E ancora: "Il rischio è ormai altissimo. L’economia sarda dipende in
modo viscerale dal turismo e perdere questa stagione significherebbe
accrescere in modo pericolosissimo la povertà fra i nostri
conterranei, con tutti i rischi che questo comporta, oltre alla
perdita definitiva di competitività delle aziende nostrane.
Noi vogliamo riprendere a lavorare e ci siamo preparati, nonostante ad
oggi nessuno degli aiuti promessi sia arrivato concretamente alle
nostre aziende.
Ma siamo imprenditori, non ci arrendiamo facilmente,
abbiamo investito tutto nelle nostre aziende e siamo pronti a lottare
per difenderle, non cerchiamo elemosine."
Ed ecco alcuni passaggi che dovrebbero far riflettere il presidente
Solinas e alcuni membri del suo esecutivo, a cominciare dall'assessore
al turismo.
"Il problema è che ad oggi ancora non si capisce se e come la Regione
Sardegna intenda farci rincominciare.
Invece di valorizzare i vantaggi
dati dalla bassa diffusione del Covid19 nella nostra isola, i messaggi
che passano sui giornali e le TV pongono ogni giorno in evidenza la
confusione che ancora regna nella gestione dei trasporti e nella
regolamentazione degli accessi, tra annunci di tamponi e richieste di
improbabili passaporti sanitari.
I nostri telefoni squillano di
continuo e le richieste sono più o meno sempre le stesse: “Che
notizie ci può dare sulle regole per venire in vacanza da voi?”
“Come
facciamo a venire in Sardegna, qui il tampone non te lo fanno o se
riesci a fare un test ti costa quanto il viaggio per tutta la
famiglia!”
“Ancora non c’è possibilità di acquistare i biglietti per
l’aereo a luglio e agosto ... “.
Così si perdono prenotazioni,
continuano a fioccare le cancellazioni e l’entusiasmo di riprendere a
lavorare si trasforma in un dolore che ti prende le viscere.
E’ necessario che chi ci governa prenda le misure della realtà e tenga
doverosamente nel debito conto che in questo momento tutte le
destinazioni turistiche sono affamate e disponibili a giocare tutte le
carte per conquistare una fettina in più di mercato.
Bisogna chiudere
il libro dei sogni - conclude la nota del Consorzio turistico Riviera
del Corallo - e ritornare sul pianeta terra, bisogna dare certezze
agli imprenditori, bisogna tranquillizzare il mercato e favorire la
domanda.
E bisogna farlo subito!"
Tre sono le urgenze:
- collegamenti aerei e navali (e non solo quelli in
continuità territoriale!) nazionali e internazionali;
- facilitazioni
negli ingressi all’isola da parte dei turisti, con controlli sanitari
non più gravosi di quelli previsti per altre destinazioni concorrenti:
- linee guida e i protocolli chiari per lo svolgimento delle attività
turistiche e per la gestione efficace di eventuali casi di positività
riscontrate durante il soggiorno, statisticamente sempre possibili.
In una manciata di giorni ancora si gioca il nostro futuro.
Ogni
giorno che passa il conto dei danni aumenta e ormai siamo arrivati al
punto in cui si rischia il non ritorno.
Se le strutture ricettive non
riapriranno, anche questa estate sarà un inverno sotto il profilo
dell’occupazione.
E molte aziende, così come i lavoratori, potrebbero
non avere le forze per superare tutto questo tempo.