IL giorno 9 gennaio decisivo per il futuro delle dighe della Sardegna
e dei cento dipendenti Enel che vi operano. Dipende dal pronunciamento
del Tribunale Superiore delle Acque pubbliche che si terrà il giorno 9
Gennaio, il futuro dipendenti Enel delle dighe Coghinas, Taloro e
Flumendosa. In base al ricorso effettuato dall’attuale concessionario,
ovvero l’Enel, che si è opposto alle delibere regionali frettolose e a
fine mandato emanate alcuni mesi fa. Lo scorso 27 dicembre
FederEnergia-CISAL è stata convocata presso gli uffici
dell’assessorato ai lavori pubblici. Erano presenti all’incontro per
la regione l’assessore dei lavori pubblici Dott. Edoardo Balzarini, il
su capo di gabinetto Dott. Mario Uras e l’amministratore Unico di ENAS
Prof. Giovanni Sistu.
L’assessore Balzarini, ha voluto precisare che
non si stava acquisendo un ramo d'azienda dall’Enel, ancora precisando
che non la regione non ha iniziato oggi con questa attività, ma di
fatto è un'attività iniziata anni fa con una serie di incontri con
l'Enel per mettere in evidenza che esiste un quadro normativo che
stabilisce che la gestione dell'acqua per gli utilizzi idroelettrici
delle dighe della Sardegna fanno capo all'amministrazione regionale.
Una persistente differenza di opinioni su questo argomento con l’Enel,
ha fatto si che negli ultimi 10 anni non si sia trovato un punto di
incontro, sono state analizzate diverse possibilità, anche il ricorso
a una società mista, ma alla fine L’Enel non ha mai concluso un
accordo.
Dal canto suo la Regione, dopo aver atteso inutilmente, pare
abbia messo in campo alcune iniziative, tra cui le delibere e i
decreti attuativi di questi ultimi mesi per rientrare nel possesso
della titolarità delle acque. L'Enel ritiene che questa titolarità gli
debba essere conservata fino al 2029 come applicazione del decreto
Bersani.
Chiaro comunque che, in ogni caso nel 2029 questo problema si porrà
ugualmente. Pertanto l’intento dell’amministrazione parrebbe sia
quello di applicare una legge che da questa titolarità alla Regione
Sardegna, che su questo specifico tema è costituita
dall’amministrazione centrale e dal suo ente strumentale ENAS, e per
legge la Regione Sardegna a suo tempo ha deciso che conservava in
applicazione delle direttive comunitarie una gestione autonoma e
propria degli impianti di accumulo dell’acqua per i diversi utilizzi,
civile, industriale e quindi anche idroelettrici. “ In questa
occasione Federenergia-CISAL ha meglio precisato alla Regione : _ Che
chiunque sia il gestore delle dighe dovrà assumere personale, poiché
quello attualmente in forza risulta essere sotto la soglia per la
gestione ordinaria delle stesse.
Non solo, da parte sindacale si è
reso necessario porre una serie di quesiti, ovvero: - Quale sarà la
ricaduta sul personale attualmente in forza presso gli impianti
soggetti a tali delibere e decreti attuativi. - Quale sarà il C.C.N.L.
applicato al personale eventualmente che transiterebbe in Enas, perché
riteniamo che il contratto degli elettrici al momento applicato al
personale in forza nelle dighe debba essere salvaguardato. - Se Enas è
attrezzata per la gestione della produzione idroelettrica
(programmazione, Posto di telecontrollo, ecc ) in quanto alcuni siti
ricoprono un ruolo strategico per la sicurezza della rete elettrica
Sarda che è comunque integrata in un più ampio sistema elettrico
nazionale con degli obblighi ben specifici indicati da Terna. - Quali
saranno gli investimenti che metterà in campo Enas. - Abbiamo chiesto
che vengano congelati i decreti attuativi finché i tribunali
competenti non si esprimeranno sull’argomento.
L’assessore Balzarini ha risposto: “Abbiamo già chiesto alla
presidenza di emettere un provvedimento di sospensione dei decreti
attuativi a una data successiva agli esiti del ricorso dell'Enel e
confermo che questo provvedimento è stato già firmato dal Presidente
della Regione. Riteniamo che la Regione Sardegna possa svolgere lo
stesso ruolo dell'Enel, continuando a fare le stesse cose, cioè
salvaguardando occupazione, risorse, e l’uso della risorsa, come
risorsa economica e ambientale”. La Regione Sardegna non vuole fare
l’operatore economico sul mercato dell’energia elettrica, il fatto che
ci siano produzione idroelettriche che portano conseguenze di tipo
economico non è una novità, Enas ha degli impianti idroelettrici da
cui ha produzione di tipo economica, tutto ciò fa parte del progetto
di riforma. La legge regionale sulla multisettorialità, la legge 19
del 2006 modificata nel 2008 che modifica una precedente legge che da
oggi la facoltà di dire che quegli impianti sono della Regione
Sardegna è una riforma che ha una visione complessiva e integrata
della risorsa acqua.
Sono comprensibili le preoccupazione per il mondo elettrico che il
sindacato tutela, ma questo mondo non sparirà, verrà solo inserito in
un sistema più ampio, questa è la visione politica di questa
operazione. I rapporti con i sindacati in situazioni simili ci sono
stati e anche in questa situazione ci saranno. Non vi è intenzione di
vendere energia elettrica per fare concorrenza ad altri operatori del
mercato né a far fuori tutto il know-how del personale ad oggi in
servizio, è evidente che quello deve rimanere, come si può pensare che
in queste dighe arrivi Enas e non si tenga conto della realtà
preesistente. Quindi ne deduciamo che, l’interesse della Regione
Sardegna punta diritto verso la gestione dell’acqua. Per FederEnergia
CISAL, permangono una serie di perplessità e di incognite, attendiamo
il pronunciamento del tribunale delle acque prevista per il giorno 9
Gennaio 2019. Ma nel mentre, nonostante la fase di stallo, non
crediamo che l’attuale concessionario, l’Enel, possa continuare
comunque ad esercire le dighe sino al 2029 sotto organico o
architettando razionalizzazioni e terziarizzazioni sottotraccia.
Pertanto FederEnergia-CISAL ha chiesto comunque un incontro urgente
con l’Enel.