Se la scienza corre troppo, la comunicazione non è da meno - Convegno in aula Magna

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  Occorre trovare un punto d’incontro per evitare la massiva diffusione di fake-news, capaci di propagarsi in tutto il mondo in tempo reale, tramite l’impatto esplosivo che internet e i social network hanno sulla collettività. False notizie che troppo spesso sono percepite dall’opinione pubblica come verità conclamate. Se n’è parlato in questi giorni nell’Aula magna dell’Università di Sassari nel corso del convegno “Divulgare la scienza”, organizzato dal Circolo culturale Aristeo e dalla Società astronomica Turritana in collaborazione con la “Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro” e altre importanti realtà culturali, come l’Università degli Studi di Sassari e il Muniss.

   Moderatore dell’incontro, il giornalista Giacomo Serreli. È una difficile convivenza quella tra scienza e comunicazione moderna, come ha rimarcato Matteo Serra della Fondazione Bruno Kessler. Lo studioso ha elencato annunci eclatanti di scoperte rivelatesi infondate, come quella dei neutrini più veloci della luce, partita da un’incauta intervista ad Antonio Zichichi. «La sfida del futuro è quella di adeguarsi ai nuovi linguaggi e ai nuovi strumenti tecnologici – ha detto Serra – ma senza mai perdere il rigore metodologico». Di un simile avviso anche Francesco Di Gennaro, direttore della Soprintendenza archeologica, che ha specificato come le soprintendenze stiano facendo un passo concreto per adeguare ai tempi l’aspetto comunicativo, aprendo anche una rivoluzionaria “interfaccia d’incontro tra il mondo accademico e quello della cosiddetta fantarcheologia”.

  Nadia Canu ha illustrato le numerose attività divulgative della Soprintendenza, tra le quali la pagina facebook, ormai seguitissima, dove di volta in volta vengono postate notizie a carattere educativo, iniziative per il pubblico, foto di restauri, scoperte e recuperi subacquei in diretta. Un modo semplice di interagire direttamente con il pubblico, ed per evitare fughe di notizie che possano far perdere il controllo della corretta informazione. Tra le fake-news in salsa sarda più diffuse è stato individuato «l’archeosardismo, un fenomeno fondato su basi totalmente ascientifiche», ampiamente illustrato dall’archeologo Rubens D’Oriano, che ha fatto riferimento a «teorie mirabolanti sul periodo nuragico come ce ne sono sulla scrittura, sui falsi miti di Atlantide o sugli Shardana dominatori del Mediterraneo». Nel corso dell’incontro sono stati presentati anche diversi esempi virtuosi di divulgazione scientifica, a partire dall’esperienza del Circolo Culturale Aristeo, con Stefania Bagella e Simonetta Castia, che in questi anni ha assunto un ruolo di grande rilievo nella comunicazione storica della città di Sassari.

   Un percorso iniziato nel 1995 per promuovere la nascita di ricerche e collane scientifiche tuttora in vita, per parlare di archeologia e attualità culturale, realizzando mostre e convegni, progetti di ricerca, catalogazione e attività didattica. Tutto questo anche allo scopo di costruire un ponte tra le Università e gli appassionati. Maria Becchere, di Società Scienza Società, ha portato invece l’esperienza del Cagliari Festival Scienza, presentando un’intensa attività legata a percorsi storici, conferenze e officine per i più piccoli. Becchere si è detta convinta che occorra ripensare l’insegnamento, e offrire ai giovani un modo piacevole di fare ricerca.

  Altro modello di successo della divulgazione scientifica è stato illustrato da Gian Nicola Cabizza, ideatore e protagonista della trasmissione 40° Parallelo: «Mi sono accorto della riuscita dell’esperimento dopo aver sentito i complimenti della gente per strada – ha detto Cabizza –. Ma per fare un buon prodotto televisivo, oltre a un bravo regista, occorre la disponibilità di un grande patrimonio di risorse umane, capaci di utilizzare un linguaggio privo il più possibile di tecnicismi». Tra i grandi strumenti di ricerca e divulgazione, Dario Tiveron ha rimarcato l’importanza dei planetari, capaci di far immergere i visitatori all’interno della realtà virtuale, in un’esperienza collettiva dove ognuno influenza l’altro in una voglia contagiosa di imparare. In tutto il mondo se ne contano più di 1400 e oltre cento in tutta Italia.