Ha fatto il giro del mondo e finalmente ritorna a Sassari: Macbettu,
spettacolo capolavoro da oltre 100 repliche diretto da Alessandro
Serra e prodotto da Sardegna Teatro in collaborazione con la compagnia
Teatropersona, è l'ennesima grande proposta regalata al cartellone del
festival ABBABULA.
Un colpo da ultimo secondo che spiazza gli appassionati e accende
interesse e riflettori sulla scena: appuntamento fissato per le ore 21
di mercoledì 27 marzo, con il palcoscenico del Teatro Comunale di
Sassari a fare da sfondo e cornice ad un evento fra i più attesi
dell'intera stagione. Info e prevendite Le Ragazze Terribili (079
278275).
Pioggia di premi e di consensi per Macbettu, che dopo aver debuttato
nel 2017 al Teatro Massimo di Cagliari ha lasciato l'Isola e spiccato
il volo sino a conquistare le più importanti ribalte d'Europa e del
mondo intero, mettendo in bacheca – fra gli altri - premio Ubu 2017
allo Spettacolo dell’anno, premio della Critica Teatrale ANCT 2017 e
le tre stelle ai Mess Awards di Sarajevo: Best Director ad Alessandro
Serra, the Golden Mask Award by Oslobodenje e the Luka Pavlovic Award
by theatre critics.
Protagonisti dell'opera di Alessandro Serra, tratta dal Macbeth di
William Shakespeare, sono Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo
Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano
Mereu e Felice Montervino.
Rivelazione dalla incontenibile potenza espressiva e dalla forte
carica di pathos, ecco Macbettu nelle parole di Alessandro Serra: «Il
Macbeth di Shakespeare recitato in sardo e, come nella più pura
tradizione elisabettiana, interpretato da soli uomini.
L’idea nasce
nel corso di un reportage fotografico tra i carnevali della Barbagia.
I suoni cupi prodotti da campanacci e antichi strumenti, le pelli di
animali, le corna, il sughero. La potenza dei gesti e della voce, la
confidenza con Dioniso e al contempo l’incredibile precisione formale
nelle danze e nei canti. Le fosche maschere e poi il sangue, il vino
rosso, le forze della natura domate dall’uomo. Ma soprattutto il buio
inverno. Sorprendenti le analogie tra il capolavoro shakespeariano e i
tipi e le maschere della Sardegna. La lingua sarda non limita la
fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di
scadere in letteratura. Uno spazio scenico vuoto, attraversato dai
corpi degli attori che disegnano luoghi e evocano presenze. Pietre,
terra, ferro, sangue, positure di guerriero, residui di antiche
civiltà nuragiche. Materia che non veicola significati, ma forze
primordiali che agiscono su chi le riceve».
Regia, scene, luci e costumi di Alessandro Serra; traduzione in sardo
e consulenza linguistica a cura di Giovanni Carroni; collaborazione ai
movimenti di scena Chiara Michelini; musiche affidate alle pietre
sonore di Pinuccio Sciola e composizioni pietre sonore di Marcellino
Garau.