L'accordo del Partito Democratico di Alghero con il sindaco Mario
Bruno, finalizzato a evitare la fine della legislatura per i numeri di
consiglieri comunali ormai insufficienti a garantire una maggioranza,
era stato accolto con una certa sofferenza. Senso di responsabilità,
promesse, solenni impegni, qualche feeling extra urbano, erano
comunque riusciti a far sopravvivere l'attuale coalizione e a fare
cambiare rotta al Partito Democratico che per circa 3 anni e mezzo
aveva svolto in consiglio una opposizione piuttosto severa. Ma ora a
diversi mesi da quell'accordo, le contraddizioni che erano apparse
palesi nel momento in cui Mimmo Pirisi decideva di appoggiare Bruno,
non va dimenticato tra l'altro che incombevano le elezioni politiche e
gli annunci di fiumi di voti in arrivo, sono esplose.
Qualcuno ha avuto il coraggio di portare all'esterno quel malumore che
non ha mai lasciato via Mazzini ad Alghero.
E' Tonino Alfonso,
vecchio militante del Pci e di tutte le sigle che si sono succedute
nel tempo.
E' membro della segreteria cittadina e della assemblea provinciale del
Pd. Ha diffuso una nota nella quale chiede che a Bruno venga staccata
la spina, e ne ha spiegato anche le ragioni. Il sindaco avrebbe "disatteso gli impegni assunti con il partito e in particolare avrebbe
evitato il confronto sui temi portati alla attenzione del consiglio
comunale". Incassati i voti dei due consiglieri comunali, Bruno si
sarebbe disinteressato di tenere vivo un rapporto di confronto
costante con il Pd algherese preferendo interlocutori esterni e
mancando soprattutto sugli impegni assunti per quanto riguarda il
piano urbanistico comunale del quale, evidenzia Alfonso, “dalla
data dell'accordo a tutt'oggi niente è cambiato“.
Da ricordare a
questo proposito che qualche settimana dopo l'accordo il Pd algherese
era riuscito a reperire risorse finanziarie in Regione per individuare
un coordinatore di grande esperienza internazionale al quale affidare
il coordinamento degli strumenti urbanistici in viaggio dallo scorso
secolo.
Una partita che è caduta nel silenzio. In buona sostanza se le ragioni
che portarono a quell'accordo guardavano ragionevolmente al recupero
dell'area del centro sinistra, oggi si comincia a sostenere che erano
state affidate nelle mani sbagliate. "Per un vero confronto -
conclude - non è sufficiente avere una poltrona di assessore in giunta“.