Nuova iniziativa dell'associazione “Più Sardegna” – movimento degli
operatori e dei consumatori della filiera agro alimentare della
Sardegna, che attraverso il nuovo presidente,Valentina Secci e i
dirigenti regionali “Antonello Brodu, Roberto Mulvoni, Davide Zanda,
Agostino Denotti, Luciano Ghiani, Giancarlo Pala, Gaia Farro, Roberto
Pulina, Alessio Atzeni, Salvatore Vargiu, Alessio Lunesu, Giovanni
Brodu, rendono noto di aver trasmesso una segnalazione alla Ministra
Bellanova, con richiesta di rendere noti i risultati degli
accertamenti disposti a carico dei trasformatori caseari industriali
della Sardegna nel periodo ottobre 2019 – marzo 2020, e di successiva
segnalazione delle eventuali irregolarità accertate all'Autorità
Garante della concorrenza ed il mercato, per l'applicazione delle
relative sanzioni, stabilendo l'obbligo di stipula di contratti
triennali con prezzo del latte determinato a inizio stagione.
Risulterebbe che molti industriali non abbiano rispettato le norme.
Molti di loro non avrebbero stipulato i contratti indicando il prezzo
del latte ovino a inizio stagione, altri hanno sottoscritto contratti
non conformi alle prescrizioni, affermano.
Alcuni non hanno neppure
rispettato gli accordi stipulati sul prezzo del latte con il prefetto
e le nostre delegazioni.
Si vuole che tutto resti come prima.
Attualmente, i contratti nelle forme stabilite dal decreto in
argomento, vengono adottati solo da alcuni trasformatori e non per
tutti i conferitori di latte.
Conseguentemente non tutti gli industriali hanno ritenuto di adeguarsi
e conformarsi alle prescrizioni contenute nella legge 27/2012,
violandola in modo palese.
"Il prezzo del latte - afferma Valentina Secci - non è stato definito
a inizio stagione ed è tuttora regolato dal solito sistema che prevede
un acconto ed un eventuale ma indeterminato saldo finale.
Continua ad
essere pagato ad un prezzo inferiore al suo costo di produzione e ad
essere vincolato al prezzo di vendita dei formaggi.
Il tutto come se
le proteste degli allevatori del febbraio 2019, non si fossero mai
verificate.
Pretendiamo la determinazione di un prezzo nazionale del latte ovino
nazionale e di un borsino regionale che sia indipendente dalle
oscillazioni del mercato dei formaggi ottenuti dalla sua
trasformazione.
In altri termini, i due prodotti devono essere
considerati su due piani diversi così come i rispettivi mercati di
riferimento.
E' ora che le regole vengano cambiate e noi tutti uniti, possiamo
cambiarle.
Riteniamo che l’allevatore debba accollarsi esclusivamente
il rischio imprenditoriale connesso alle oscillazioni del mercato del
latte e non, come avviene oggi, quello derivante dall’andamento del
mercato del formaggio ed in particolare del Pecorino Romano DOP, del
quale dovrebbero farsi interamente carico i trasformatori industriali.
Abbiamo segnalato - evidenzia Più Sardegna - al GARANTE l'inosservanza
e la mancata applicazione delle indicazioni e suggerimenti contenuti
nel parere, riguardante i prezzi del latte ovino in Sardegna, che
detta Autorità, con nota prot.0071448 del 06/11/2019 - Parere AS 1598
(S3632), ha trasmesso agli enti interessati;
- richiesto, per la tutela degli allevatori, l'adozione di soluzioni
che creino condizioni di stabilità per un periodo di tempo superiore
all’annata produttiva e sulla base di presupposti differenti, tali da
consentire ai due soggetti contrattuali di operare all'interno di un
rapporto paritario, l'unico che possa garantire vero equilibrio ed
equità.
La soluzione proposta da Più Sardegna, prevede, in sintonia
con le norme, dell'imposizione dell'obbligo di stipula di contratti
triennali per la fornitura del latte ovino, secondo le modalità
previste dell’art.62, comma 1 del D.L. n. 12/2012, convertito in legge
con L. n. 27/2012.
- chiesto la salvaguardia del reddito dell'operatore e della famiglia
rurale coadiuvante, attraverso la modifica dell'attuale sistema di
calcolo del costo medio di produzione, da parte di ISMEA, oggi
interamente assoggettato alle variazioni del mercato dei formaggi,
introducendo un valore fisso da attribuire, al parametro che
rappresenta il costo del lavoro.
In questo modo la prestazione
lavorativa, potrebbe essere salvaguardata e restando invariata,
conserverebbe intatto il suo corrispondente valore anche al variare
delle condizioni di mercato e dei prezzi dei mezzi tecnici utilizzati
dall’operatore.
Detto parametro è l'unico a consentire una obbiettiva
connessione del valore della prestazione lavorativa ai rischi
professionali cui è soggetto l'operatore delle campagne che pratica
quotidianamente una attività normata e classificata tra quelle "gravose e usuranti".
Il lavoro del pastore e dei suoi familiari incide sul costo medio di
produzione del latte, determinato da ISMEA in 1,12 €, nella misura del
42% equivalente a 0,60 €.
Pretendiamo che questo valore sia stabile
nel tempo e che venga determinato come parametro fisso che non possa
subire le oscillazioni del mercato dei formaggi.
Il nostro lavoro non
può costituire una variabile al pari dei mezzi tecnici di produzione.
In questo modo si avrebbe la certezza che in futuro che in futuro, il
latte ovi-caprino, non possa essere remunerato al di sotto di 1 €.
Per ottenere i risultati dobbiamo essere uniti - conclude Valentina
Secci - facciamo tesoro degli errori commessi e lavoriamo tutti
insieme per raggiungere un obiettivo comune a vantaggio di tutti i
pastori della Sardegna.