Non c’è solo l’aeroporto di Fertilia nella Riviera del Corallo. Nel
Parco naturale regionale di Porto Conte e nell’Area marina protetta
Capo Caccia –isola Piana infatti, non si contano “hangar” e piste di
decollo e atterraggio per milioni di piccoli e grandi volatili molti
dei quali rari e che, date le dimensioni, non sempre è facile
monitorare.
Recentemente però è stato possibile, attraverso uno specifico progetto
di ricerca, “collarare” diversi esemplari di uccello delle tempeste.
Si tratta della prima volta nel bacino del Mediterraneo che questi
individui che pesano appena una trentina di grammi vengono dotati di
sistemi di rilevazione satellitare.
Lo studio condotto da Ispra, Università degli studi di Milano e il
supporto tecnico logistico del Parco naturale regionale di Porto Conte
e dell’Area marina protetta Capo Caccia – Isola Piana ha consentito di
certificare gli spostamenti della colonia di uccelli delle tempeste
dall’Isola Foradada verso altri siti di nidificazione e alimentazione
documentando tratte in volo, nell’arco di sole 48 ore, di centinaia di
chilometri.
Con spostamenti in mare aperto verso zone particolarmente ricche di
nutrienti e di zooplancoton di cui si nutre.
Un ulteriore elemento di novità è dato dal fatto che ancora una volta
le aree protette terrestre di Porto Conte e marina di Capo Caccia si
qualificano come siti di elezione per numerose specie rare e che
meritano attenzione e tutela. E’ il caso appunto dell’uccello delle
tempeste che come detto è un procellariforme di piccolissime
dimensioni, ma dall’alto valore conservazionistico.
Da segnalare che in tutto il mondo sono solo i tre gruppi di
ricercatori che hanno la tecnologia necessaria per lavori “GPS based”
su uccelli delle tempeste: uno è inglese, uno spagnolo e il terzo è
italiano. Data il rilevante consolidamento di questa specie
all’interno dei parchi algheresi ma anche di altre com’è il caso della
Berta maggiore gli studi proseguiranno ancora sempre sotto la regia
dell’ISPRA, Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale con
il quale il Parco naturale regionale di Porto Conte e l’Area marina
protetta di Capo Caccia – Isola stipuleranno un apposita convenzione
di collaborazione e ricerca.
Dopo i progetti quindi che hanno consentito di reintrodurre esemplari
di avvoltoio grifone e ricostituire una più ampia colonia a supporto
di quella del Bosano e ancora monitorare gli spostamenti dei
cinghiali, con la telerilevazione dell’uccello delle tempeste le aree
protette di Capo Caccia e Porto Conte si qualificano sempre più per la
presenza una importante biodiversità sul fronte dell’avifauna
prioritaria per la conservazione.
“Non possiamo che essere di soddisfatti quando attività di ricerca
come questa- ha riferito il direttore delle due aree protette
algheresi Mariano Mariani- portano ricchezza di conoscenza su aspetti
caratterizzanti la biodiversità dei nostri parchi. Una testimonianza
se c’è ne fosse ancora bisogno che Porto Conte e Capo Caccia
rappresentano luoghi naturali di straordinaria rilevanza
internazionale. Una finestra di visibilità che fa conoscere Alghero e
il nord-ovest sardo ad una platea di potenziali “nuovi turisti” ossia
ricercatori e appassionati di avifauna.”
Al workshop svoltosi nei giorni scorsi e nel corso del quale sono
stati diffusi i dati sul monitoraggio dell’uccello delle tempeste
hanno preso parte Rhiannon E. Austin del Dipartimento di zoologia
Università di Oxford e della Scuola di Scienze Ambientali
dell’Università di Liverpool con una relazione incentrata su “minacce
in mare e pericolo di estinzione delle berte mediterranee: un caso
studio sulla berta delle Baleari” , Jacopo G. Cecere dell’ISPRA - Area
per l'Avifauna Migratrice (BIO-AVM) con una relazione incentrata su
“ruolo delle aree marine protette per la conservazione degli ambienti
pelagici: il caso della berta maggiore”. Federico de Pascalis
dell’Università di Milano invece ha presentato il recentissimo uccello
delle tempeste.