Oltre il danno la beffa: gli bloccano la vendita dei prodotti dei
propri suini, ha di conseguenza un sovraccarico di bestiame e ora li
perde per via del maltempo. Non potendo garantire a tutti un ricovero
adeguato. E’ la triste realtà che sta vivendo l’azienda agricola di
Stefano Arzu di Talana, che da circa 5 mesi non può vendere i propri
suini per via del blocco della movimentazione dopo l’accertamento di
un focolaio di peste suina in un allevamento di Villagrande Strisaili.
La lunga e cieca burocrazia, priva di buonsenso, sta chiudendo i
cancelli di un’azienda perfettamente in regola che alleva in
biosicurezza rispettando tutte le prescrizioni.
Questo sta comportando una serie di problemi che non riesce più a
gestire.
L’azienda è strutturata per la vendita dei lattonzoli. Con il
blocco della movimentazione Arzu è costretto a tenerseli in azienda.
In poche parole: deve rinunciare alle entrate delle vendite e
dall’altra cresce il numero di animali, quindi i costi di gestione
(mangime, manodopera) per maiali che oltretutto poi non riuscirà a
vendere perché fuori mercato.
Inoltre non ha neppure le strutture per allevare un numero così alto
di maiali. Questo lo costringe a non rispettare i parametri del
benessere animale, in quanto deve ammucchiare i suini nel recinto che
possiede. Oltre a questo danno (di migliaia di euro) anche la beffa di
dover vedersi morti i maialetti a causa della abbondanti piogge di
mercoledì scorso.
“Sono morti affogati circa 60 maialetti – racconta arrabbiato
l’allevatore Stefano Arzu -. Questa è la conseguenza del blocco di
vendita imposto a un’azienda perfettamente in regola. Purtroppo in
queste condizioni non posso garantire un box a tutti.
L’allevamento
cresce di giorno in giorno insieme ai costi. Ho diverse scrofe
figliate all’aperto senza alcun riparo. Continuo a chiedermi se
conviene allevare alla luce del sole, perché sto trovando solo porte
chiuse e indifferenza da tutte le parti politiche. Il mio allevamento
è indenne alla peste suina e rispetta tutte le prescrizioni. Ma questo
pare sia una colpa. Sto riflettendo sul fatto di aprire i cancelli e
lasciare liberi i maiali, allevando all’ombra, forse è più
conveniente”.
“E’ un caso che denunciamo da mesi – sottolinea il presidente di
Coldiretti Nuoro Ogliastra Leonardo Salis -. Ci siamo attivati per
chiedere uno sblocco anche in deroga, il focolaio di peste suina è
stato riscontrato in un allevamento in regola, dunque il pericolo di
contagio è minimo perché sono sotto controllo. Purtroppo però non
abbiamo riscontrato buon senso ma solo burocrazia”.
“Queste sono le conseguenze di un sistema paradossale – evidenzia il
direttore di Coldiretti Nuoro Ogliastra Alessandro Serra -, dove un
allevamento ben strutturato che ha creduto nel settore martoriato da
quarant'anni di peste suina, alleva in biosicurezza, rispetta il
benessere animale, lo costringiamo a non rispettare quei parametri e
gli causiamo dei gravi danni”.