La crisi che vede tristemente protagonista la sanità pubblica
algherese, sia quella ospedaliera che territoriale, è ormai così grave
da rendere improcrastinabile una chiara e forte presa di posizione da
parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni locali che la
rappresentano, se non si vuole superare il punto di non ritorno.
Da tempo i servizi sanitari della città di Alghero, punto di
riferimento per l’intero nord ovest della Sardegna, sono vittima di un
lento ed inesorabile declino a cui molto hanno concorso gli effetti
nefasti derivati dal D.M. n. 70/2015 e le riforme regionali in linea
con esso le quali, nella logica di fondo, resistono ai cambiamenti di
colore politico.
La tendenza all’accentramento che prevede il ridimensionamento dei
servizi ospedalieri più periferici, ha tra le sue vittime eccellenti
anche la nostra città che da tempo attende l’attivazione del DEA di
primo livello, tanto promesso ma fino ad ora rimasto sulla carta,
nonostante le continue apparizioni sulla stampa dell’Onorevole
algherese.
Il disinteresse sino ad oggi mostrato dai vertici dell’ATS e dalla
politica regionale rendono conto della drammatica realtà in cui versa
l’Ospedale Civile con spazi inadeguati, incompleto ammodernamento
infrastrutturale e tecnologico, carenza cronica di personale
sanitario.
A questo si aggiunge l’incerta situazione dell’Ospedale
Marino, che dal 2017 vive una rapida decadenza, trasformatosi da
centro rinomato per la chirurgia ortopedica elettiva in un problema
per il sistema sanitario pubblico, tanto da far balenare l’idea di
riconvertirlo in struttura ricettiva con cessione ai privati.
Ripercussioni negative sulla condizione già precarie dei presidi
algheresi sono ulteriormente derivate dall’innaturale accorpamento con
il presidio di Ozieri. La finzione giuridica che considera i due
ospedali posti a 90 km di distanza come un unicum rende problematica
la condivisione di strategie gestionali univoche considerata la
diversità di bacino di utenza e di conformazione territoriale che
contraddistinguono la zona di Alghero da quella Ozieri. Tutto questo
ad oggi perdura nonostante il cambio di colore politico dell’attuale
maggioranza del Consiglio Regionale.
E mentre Ozieri gode di una forte e risoluta rappresentanza politica,
Alghero appare essere senza voce, figlia di un dio minore, succube di
scelte calate dall’alto, l’ultima delle quali rappresentata
dall’emendamento regionale presentato da F.d.I. e Lega che prevede lo
scorporo del Marino dal ATS con annessione all’ AOU.
Una proposta vivacemente difesa dall’Onorevole locale che, agendo
senza alcuna concertazione con il territorio che rappresenta in
Regione, millanta grandi opportunità tralasciando le insidie in essa
contenute, prima fra tutte quella di rendere irrealizzabile il
progetto di DEA di primo livello.
Eccoci dunque arrivati al giro di boa. Il momento è estremamente
delicato perché ciò che si decide oggi potrebbe essere irrevocabile e
segnare il declassamento definito dei nosocomi algheresi. Da qui la
necessità
di un ampio dibatto cittadino che consenta di delineare in maniera
chiara il futuro sanitario del nord ovest della Sardegna.
E’ ora di finirla con le passerelle politiche o i continui annunci
trionfalisti. Ma è anche ora di finirla con i troppi silenzi. Ognuno
deve fare la sua parte assumendosi le proprie responsabilità.
La
comunità con le associazioni, i comitati, gli operatori sanitari,
assieme ai Sindaci dei comuni limitrofi, hanno bisogno di essere
ascoltati per costruire un progetto condiviso, che parta dal basso e
tenga conto dei bisogni reali del territorio. E questo può essere
fatto solo con una serie di Consigli Comunali allargati dove tutti gli
attori possano dare il proprio contributo, e non certo con quello
organizzato per venerdì 31 luglio, dove di aperto ci saranno solo le
finestre.
Su un tema così importante per la vita delle persone, ci vuole la
massima condivisione e partecipazione perché i cittadini siano i veri
protagonisti dell’elaborazione di una strategia che dia forza ed
autorevolezza alle parole e alle azioni del Sindaco che li rappresenta
che, altrimenti, dovrà ancora una subire i pistolotti dei vertici
aziendali, come inevitabilmente accadrà nel consiglio di venerdì,
senza possibilità di ribattere.
Gruppo Uniti Contro la Chiusura dell’Ospedale Marino
Comitato “Acabàura”