Di seguito una riflessione sulle prospettive della fase 2 da parte di
Stefano Lubrano, imprenditore del comparto turistico algherese, già
presidente di Confindustria Nords Sardegna e sindaco di Alghero.
"La fase 2 sta decisamente generando scompiglio nel nostro Paese, non
tanto per un sostanziale differimento della ripartenza dopo il 4
maggio, quanto per una oggettiva mancanza di chiarezza dei
provvedimenti annunciati dal Governo da incrociare con le ordinanze
Regionali che si sono succedute.
Dopo due mesi di chiusura totale,
continuare ad avere così poche certezze non è utile al sistema
economico del nostro Paese in generale; ancor di meno lo è per quello
della nostra Isola.
In questo contesto le recenti dichiarazioni del Presidente Solinas
riguardo alla ripartenza delle attività produttive, e in particolare
modo quelle legate al turismo, meritano una attenta riflessione.
Se,
da una parte, è condivisibile la strategia di comunicare l'idea di
un'Isola sicura per i propri abitanti e per i turisti che sceglieranno
di venire per le proprie vacanze, dall’altra la tattica adottata
risulta essere non appropriata.
Anzi, vi è un alto rischio di
procurare danni rilevanti al sistema ricettivo sardo.
Risulta poco comprensibile l’idea di voler “anticipare” a tutti i
costi i provvedimenti del Governo in merito a spostamenti a fini
turistici soprattutto se vengono ipotizzate procedure, ad oggi,
difficili da implementare e non utili al fine di “proteggere” la
Sardegna da ipotesi di contagio dall’esterno.
Il Presidente Solinas ha
infatti delineato lo scenario per un “accesso sicuro” per la Sardegna
con l’obbligo di presentare per chi volesse questa estate fare le
vacanze nella nostra Isola un passaporto sanitario che includa: un
tampone fatto almeno sette giorni prima di partire, misurazioni di
temperatura corporea alla partenza e all’arrivo, controlli con un kit
diagnostico all’arrivo; controlli degli spostamenti una volta arrivati
in Sardegna con apposita App.
Non entro nel merito dell’ affidabilità, ancora da dimostrare, dei kit
diagnostici, men che meno sulle caratteristiche dell’app che verrà
alla fine utilizzata per il controllo degli spostamenti degli
italiani; mi soffermo invece sull’aspetto più controverso fra le varie
procedure, quella relativa al tampone.
Penso che l'obbligo di tampone prima della partenza per la Sardegna
non sia praticabile e non protegga nessuno dall'ipotesi di contagio.
Tutti oramai sanno che il tampone di per sé fotografa una situazione
fino a tre giorni prima del prelievo.
Fare quindi il tampone almeno
sette giorni prima, come ipotizzato dalla Regione, presuppone che il
potenziale turista abbia dieci giorni di tempo per incubare il virus,
con il rischio che possa essere positivo al suo arrivo in Sardegna,
vanificando quindi ogni sforzo da parte della Regione.
Ancor prima di arrivare a questo, è bene tenere a mente quale sia
stato fino a oggi il comportamento di tutte le Regioni in materia di
tamponi.
In questi mesi sono stati effettuati solo in caso di sintomo
conclamato e/o con una situazione clinica già compromessa e non sono
stati garantiti nemmeno agli operatori sanitari; è quindi plausibile
credere che vengano effettuati a chi vuol andare in vacanza?
Avranno,
le Regioni, ampia disponibilità di reagenti e personale di laboratorio
da mettere a disposizione per queste evenienza?
Consentiranno cioè a
chi vorrà andare in vacanza di effettuare i tamponi, e saranno in
grado di restituirne i risultati nelle tempistiche coerenti con la
data di partenza?
Occorre comunque ricordare che a prescindere dal risultato del tampone
le strutture ricettive dovranno ottemperare alle disposizioni in
materia di igiene per cui già oggi si stanno organizzando: distanza
sociale, termo scanner, mascherine, guanti, gel igienizzanti, piani di
sanificazione degli ambienti comuni, camere e biancherie.
E’ quindi
altamente probabile che le attività ricettive si debbano trasformare
in strutture ad elevato controllo sanitario, ed è forse qui, con le
conoscenze che si hanno oggi, che si può delineare una modalità di
accoglienza e soggiorno sicuro per tutti.
In questo momento infatti
questi dispositivi e queste pratiche sono le uniche, vere barriere
contro la diffusione del contagio le sole ritenute oggettivamente e
realmente efficaci dalle Istituzioni sanitarie internazionali, nonché
da quelle governative.
Auspico in tal senso che Regione e Governo lavorino davvero con
spirito di collaborazione e definire pratiche di buon senso,
oggettivamente riconosciute e davvero efficaci per consentire viaggi
legati al turismo ma anche brevi visite a parenti stretti che vivono
lontani e che giustamente desiderano potersi rivedere."
Stefano Lubrano