La tragica situazione che stiamo affrontando fa presupporre che,
purtroppo, accanto all’emergenza sanitaria, si dovrà a puntare, a
breve, a risolvere un problema forse ancora più grave e capillare,
consistente nella profonda crisi economica che, inevitabilmente, si
abbatterà su tutti i territori interessati dalla pandemia.
Abbiamo, tuttavia, un vantaggio, per quanto risicato: il tempo.
Sappiamo per certo che, ineluttabilmente, accadrà ed allora è doveroso
mettere in atto, fin da ora, tutte le strategie e le soluzioni che ci
possano permettere di arginare, o quantomeno contenere, questa
difficoltà. Ragionarci quando sarà superata la pandemia sarà troppo
tardi. Le amministrazioni si dovranno far trovare pronte ad
accogliere, con strumenti validi, di breve e medio periodo, tutti i
settori economico-produttivi compromessi da questa ferma obbligata.
Penso a come le recenti politiche agricole abbiano spinto le aziende
agricole verso la diversificazione multifunzionale (Agriturismo,
fattorie didattiche, agricoltura sociale, solo per citarne alcune) o
per l’approvvigionamento a “chilometro zero” -se non per la vendita in
azienda. Ma sono oggi proprio queste aziende virtuose a pagare
maggiormente il prezzo della crisi, stante la limitazione al transito
delle persone ed il crollo del settore turistico.
Le stesse politiche ambientali e di rigenerazione urbana hanno
orientato molte amministrazioni ad incentivare l’approvvigionamento di
materiale vivaistico salvo optare, successivamente, per un necessario
ridimensionamento degli interventi contribuendo così alla sofferenza
finanziaria cui sono sottoposte le aziende florovivaistiche già in
ginocchio per il stop alle vendite dei fiori recisi.
Mai, come oggi, abbiamo compreso quanto sia vincolante dipendere da
altri per i beni primari, decretando la sopravvivenza di quelle sole
realtà della filiera agroalimentare strutturate in piattaforme
organizzate per la vendita di carni, frutta e verdura. Si renderà,
pertanto, necessario veicolare sovvenzioni proprio alla nostra
agricoltura attraverso lo snellimento delle procedure per l’erogazione
degli aiuti, l’accesso agevolato al credito, anche attraverso
l’attivazione degli strumenti previsti dal Fondo di Solidarietà
Nazionale, e la predisposizione di bandi regionali in grado di
intercettare le mutate esigenze. Sarà indispensabile istituire fondi
ad hoc per la copertura delle garanzie affinché le nostre aziende
maggiormente gravate dalla situazione contingente possano comunque
procedere alla richiesta delle domande di anticipazione a valere sulle
varie misure o provvedere all’avvio di tutti i miglioramenti che si
renderanno necessari per l’ottimale funzionamento della filiera. Potrebbe essere addirittura il momento per allentare alcuni lacci
normativi non vincolanti e iter autorizzativi al fine di rendere
possibile l’ottimizzazione degli strumenti pianificatori e, di
conseguenza, l’accesso ai piani di investimento inseriti nel Programma
di Sviluppo Rurale (PSR), o per procedere ad una infrastrutturazione
che rincorriamo da troppo tempo ma che, troppo a lungo è stata
impedita o non incentivata.
Le nostre campagne potrebbero originare elevati livelli occupazionali
ma è necessario assicurare strumenti e sostegno per avviare e
migliorare le attività così da garantire un approvvigionamento
agricolo e agroalimentare non solo di qualità – come oggi accade- ma
anche numericamente in grado di soddisfare parte del consumo interno
ed essere incisivo sul mercato del lavoro.