Violenza sulla donna: le violenze che non si vedono

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Siamo nella settimana in cui il tema della violenza sulle donne è maggiormente sentito: lo scorso 25 novembre si è celebrata la ricorrenza della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Riceviamo e pubblichiamo l'opinione dell'Avv. Donatella Sotgiu sull'argomento.

Ogni giorno sentiamo parlare della brutale violenza del maschio nei confronti della donna, atti ignobili e devastanti che conducono alla uccisione fisica o dell’anima: violenze sessuali, violenze fisiche, minacce, violenze psicologiche. Ma la violenza sulle donne, purtroppo, non è soltanto quella fisica, sessuale o psicologica. Vi è, infatti, un altra forma di violenza che viene sottovalutata e poco evidenziata perché più subdola e difficile da denunciare ma che ormai è sempre più diffusa. Sto parlando della “violenza economica”.

La violenza economica è una forma di violenza silenziosa che viene esercitata soprattutto all’interno delle mura domestiche da colui che ha il potere economico (nella maggior parte dei casi è l’uomo). Chi ha il potere del denaro, con la violenza economica, vuole ottenere il controllo della donna, le fa perdere la sua indipendenza per isolarla ed escluderla dalla vita sociale, dagli affetti. Vuole manipolarla. Questo è un vero e proprio ricatto economico con il quale l’uomo intrappola la donna nella vita che non desidera, la rende vulnerabile, insicura, impotente, inadeguata e senza via d’uscita.

Questo tipo di violenza inizia in modo semplice e silenzioso. Quante volte l’amica ci ha raccontato che ha deciso di non lavorare perché il compagno/marito le ha chiesto di lasciare il posto di lavoro per occuparsi esclusivamente della famiglia? Non c’è nulla di anormale in questo tipo di scelta, fino al momento in cui non si verifica un controllo spasmodico dell’uomo sulle attività della donna come, ad esempio, consegnarle i soldi contati per la spesa giornaliera (magari lasciandoli sul tavolo prima di andare a lavorare), verificare gli scontrini della spesa per controllare gli acquisti della compagna (magari accusandola di essere incapace di gestire il denaro), fino ad accusarla, durante le liti di coppia, di essere solo un peso economico e magari apostrofandola con frasi del tipo: “stai zitta che sei soltanto una mantenuta” o altre, dello stesso tenore.

Sono parole dure, inaccettabili, umilianti, che destabilizzano la donna e con le quali l’uomo esercita il suo potere/controllo. Parole di questo tipo non vanno sottovalutate, poiché esse nascondono qualcosa di più e possono, anzi sono, l’anticamera di violenze ben più gravi. La donna, in tutti questi casi, deve ribellarsi e reagire, non deve rimanere in silenzio, poiché questa violenza mina la sua indipendenza, il suo futuro. Non deve accettare passivamente che ogni sua azione sia controllata e manipolata dall’uomo che considera il suo compagno poiché in realtà è soltanto un aguzzino.

Il primo passo da fare, quindi, questo è il mio consiglio da donna e da professionista, è sicuramente quello di parlare con esperti del settore, rivolgendosi presso un qualsiasi centro antiviolenza nel quale si potranno trovare professionisti in grado di ascoltare e comprendere se per la coppia ci sono le possibilità per ricostruire il rapporto, oppure se è il caso di rivolgersi ad un legale.