Psichiatria e razzismo in Italia - "La propaganda mascherata da scienza"

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  La responsabilità degli psichiatri eugenetici tedeschi nella giustificazione, pianificazione ed esecuzione della Shoah è stata ben documentata dagli storici, e nel 2010 è stata ammessa perfino dal presidente dell’associazione psichiatrica tedesca che, nel corso del congresso, ha riconosciuto le colpe della psichiatria ed espulso dalla stessa organizzazione gli psichiatri che avevano rivestito la carica di presidente durante il nazismo.

   Meno conosciuto, invece, il decisivo contributo degli psichiatri italiani a quell’insieme di ciarpame pseudoscientifico che servì a giustificare leggi razziali e mire imperialiste nel ventennio. Già negli anni Venti la psichiatria ufficiale si avvicinò progressivamente all’ideologia fascista, fino a sostenerla convintamente quando Enrico Morselli, allora presidente della Società Italiana di Freniatria, fu tra i firmatari del “Manifesto degli intellettuali fascisti” del 1925.

   Il “Manifesto della Razza” fu firmato solo tredici anni dopo, da rappresentanti di diverse categorie scientifiche; la firma più prestigiosa fu quella di Arturo Donaggio, Direttore della Clinica Neuropsichiatrica dell’Università di Bologna, che succedette a Morselli come Presidente della SIP - Società Italiana di Psichiatria – dal 1935 al 1942 (l’unico presidente di società scientifica a firmare l’infame documento che definì in termini pseudoscientifici l’esistenza di una “malattia ebraica”).

   Nel discorso tenuto all’apertura del XXI Congresso della Società Italiana di psichiatria, Donaggio magnificava la lungimiranza del Duce e l’eroismo dei soldati italiani in Africa, arrivando perfino a “Riaffermare nel dato psicologico, a celebrazione della grande gesta, che in codesti caratteri psichici, in codesta forma mentale, riconosciamo contro ogni teoria unilaterale che vorrebbe ricondurci a propaggini o a presunte sovrapposizioni straniere, il documento ulteriore della continuità, oltre che della tipicità, dei caratteri psicologici della stirpe, palesi non solo nelle più alte manifestazioni, ma sì anche nelle linee psichiche della massa del popolo italiano.”

   (2) Il massimo teorico della psicologia razziale fu il “biologo delle razze umane” – l’antropologo Mario Francesco Canella, professore alle Università di Bologna e Ferrara. Canella voleva dare carattere di scientificità al razzismo e, nel corso di diverse conferenze e pubblicazioni, cercò in tutti i modi di dimostrare la superiorità della “razza italiana” - non una ‘etnia’ o una ‘cultura’ italiana, ma una vera e propria ‘razza’ - su basi biologiche e psicologiche.

  Secondo lui, (3) la razza consiste di “un gruppo di uomini, caratterizzato da un insieme, proprio ad esso, di tratti morfologici, fisiologici e psichici, individualmente variabili entro certi limiti, che si trasmettono ereditariamente di generazione in generazione” Canella riteneva che i tratti psichici rivestissero un’importanza particolare, e si spinse fino a definire concetti come la “razza mentale” o “psichica”. Fu però Giorgio Ruata, medico psichiatra che lavorò in Italia e in Brasile, attivo nell’organizzazione della Società italiana di psichiatria negli anni del fascismo a specializzarsi in “psichiatria coloniale”.

   Egli discusse le patologie psichiatriche degli internati negli asili del Brasile, in particolare delle malattie mentali della cosiddetta razza negra, per asserire che i negri sarebbero meno evoluti dei bianchi, i loro atti psichici meno rapidi, il loro cervello meno pesante di quello dei bianchi. Segno innegabile della loro presunta inferiorità era, secondo Ruata “l’incompleta evoluzione dei loro solchi frontali”.

   Questi sedicenti studiosi fecero una propaganda mascherata da scienza, che fu usata per giustificare alcuni tra i crimini più orribili che la storia italiana ricordi. In maniera simile, la psichiatria oggi utilizza un linguaggio pseudomedico per giustificare il sequestro e il trattamento coatto con fini di controllo sociale. Questi argomenti saranno affrontati con il Prof. Giorgio Giannini, saggista, storico per passione, presidente del Centro Studi Difesa Civile, in diretta streaming: venerdì 26 febbraio ore 21:00


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