Un pubblico delle grandi occasioni, numeroso e partecipe, ha accolto
in piazza del Popolo a Florinas Giancarlo De Cataldo e Cristina Cassar
Scalia, che hanno chiuso il primo tempo (“A balla sola”) di “Florinas
in Giallo – L’isola dei misteri”. Il festival letterario organizzato
dal Comune di Florinas, con la direzione artistica delle librerie
Cyrano (Alghero) e Azuni (Sassari) si prende qualche settimana di
vacanza e poi torna, ancora più ricco e coinvolgente, con quattro
giornate non-stop dal 12 al 15 settembre per la seconda parte
intitolata “A ballas e istoccadas”.
Partito il 12 luglio, “Florinas in Giallo” ha proposto finora ai
lettori quattro appuntamenti con Gavino Zucca, Enrico Musso, Ciro
Auriemma e Renato Troffa, Giancarlo De Cataldo, Cristina Cassar
Scalia, e ha fatto il punto sui rapporti che legano il genere noir e
il giallo alle diverse realtà territoriali.
Ospiti della serata conclusiva della prima parte del festival sono
stati il magistrato, scrittore e sceneggiatore Giancarlo De Cataldo e
la giallista e medico siciliana Cristina Cassar Scalia, che hanno
dialogato sul palco con il giudice-scrittore nuorese Mauro Pusceddu.
De Cataldo ha presentato al pubblico il suo nuovo romanzo, “Alba
nera”, (DeA Agostini), un noir ambientato a Roma con protagonista la
commissaria Alba Doria, affetta da un micidiale disturbo della
personalità: la triade oscura, un cocktail esplosivo di narcisismo,
sociopatia e abilità manipolatoria.
«In una situazione come quella che
stiamo vivendo, caratterizzata dalla violenza e dall’odio, che è la
merce più venduta in questo momento in Italia – ha detto Giancarlo De
Cataldo – la domanda che si fa Alba Doria è: posso volgere al servizio
del bene questa mia energia sostanzialmente negativa? Un’altra domanda
che si pongono tutti i personaggi del libro è questa: si può rimediare
agli errori del passato, o si rischia soltanto di aggiungere errore ad
errore?»
Ambientazione siciliana, invece, per la “La logica della lampara”
(Einaudi) di Cassar Scalia, che racconta un’indagine della commissaria
Vannina Guarrasi, «entrata in polizia – ha raccontato l’autrice – dopo
che all’inizio degli anni Novanta, quando aveva appena 14 anni, suo
padre è stato ucciso dalla mafia. Vannina ha deciso di indossare la
divisa per non sentirsi più impotente e per fare giustizia».