"Se un parco naturale si vede costretto ad abbattere a fucilate la
propria fauna selvatica, per contenerne il soprannumero, significa che
è venuto meno al suo obiettivo primario che è proprio quello di
gestire al meglio le specie faunistiche che nel parco abitano".
Lo sostiene Rberto Barbieri, presidente di Legambiente Alghero, che
aggiunge : "
In questi giorni si è accesa una polemica riguardante l’ormai
imminente abbattimento di un certo numero di daini nel parco di Porto
Conte. E il web si è subito diviso tra favorevoli e contrari.
Tutti i parchi del mondo hanno il problema di controllare la crescita
delle popolazioni dei loro animali, soprattutto se si tratta di specie
di grandi dimensioni e poco stanziali.
Dalle capre dell’Asinara agli
elefanti dei parchi africani, dai canguri australiani agli orsi di
Yellinstone.
Il problema si risolve, almeno per specie non troppo prolifiche come
il daino, con un buon piano di gestione. Il daino sardo, forse portato
sull’isola in tempi molto antichi dai viaggi marittimi di Nuragici o
Fenici, si estinse 50 anni fa. In pratica venne sterminato dai
cacciatori fino all’ultimo esemplare.
Più di recente, con la realizzazione dell’oasi faunistica “Arca di
Noè”, intorno a Monte Timidone (conosciuta ora con il nome di
“Prigionette”), alcuni daini furono importati dalla tenuta
presidenziale di San Rossore. Sembra che questi daini siano i
discendenti di esemplari che a loro volta arrivavano dalla Sardegna,
prima dell’estinzione.
In realtà il terreno carsico e asciutto di Capo Caccia è poco adatto
all’insediamento del daino, e le pinete, sotto alle quali non cresce
erba, gli rendono la vita ancora più difficile.
Pertanto, come è
normale, questi animali scavalcano facilmente le recinzioni e vanno a
cercare cibo nei vicini campi coltivati.
Ora, sempre che non si decida di rinunciare all’intera popolazione di
daini presente a Porto Conte, risolvendo quindi per sempre il
problema, esiste sono una strada: la gestione continuativa ed
intelligente.
Intanto semplici formulette consentono di calcolare il numero massimo
di esemplari in funzione delle dimensioni dello spazio disponibile. E’
poi possibile migliorare l’habitat di vita del daino, per esempio
creando delle apposite radure tra la pineta.
Ed infine, ed è questo il punto principale, non è difficile tenere
sotto controllo l’aumento della popolazione intervenendo
periodicamente, ad esempio sterilizzando i pochi maschi dominanti che
hanno il controllo degli harem di femmine.
E’ ovviamente possibile anche esportare esemplari in altre aree
(sembra che a Monte Arci vorrebbero i daini di Porto Conte), ed è una
prassi che viene usata soprattutto per spostare animali da zone ad
alta densità verso zone a densità più bassa. In Sardegna però abbiamo
parchi di dimensioni medio-piccole, mentre potrebbe essere
ipotizzabile un progetto con il Parco regionale della Corsica, che si
estende per 3.700 kmq e ha habitat adatti al daino.
Anche se ormai deciso a livello regionale, l’abbattimento a fucilate
rimane, a nostro parere l’opzione peggiore e la palese ammissione di
una mancanza di gestione della fauna del parco.
E il problema della
gestione riguarda anche la conservazione dell’avvoltoio grifone, che
importato dalla Spagna, rischia di morire di fame se non viene nutrito
portando carcasse animali nell’apposito carnaio.
Infine, a differenza del cinghiale, specie molto comune e decisamente
troppo prolifica, - conclude Roberto Barbieri - il daino è più
facilmente gestibile ed è ormai una specie “simbolo” del parco di
Porto Conte, fotografato ogni giorno da scolaresche e turisti ".