Il Gruppo , insieme alla Associazione per l'abolizione della caccia ,
ha diffuso una nota che riportiamo di seguito.
"Batti a ribatti, il Parco naturale regionale “Porto Conte” sta
riuscendo nel suo intento: far sparare ai Daini (Dama dama). Ora ha
avuto il parere favorevole del Comitato regionale faunistico.
Ci prova da anni, aveva addirittura pensato a realizzare un piccolo
impianto di macellazione degli altri animali catturati nel corso delle
operazioni dei piani di contenimento della fauna selvatica ritenuta in
eccesso.
Un parco che apre una macelleria ecologicamente sostenibile è
un’ideona che gli farebbe una splendida pubblicità, per non dire
altro.
In buona sostanza, il Parco, gestito dall’omonima Azienda speciale del
Comune di Alghero (SS), ritiene che i Daini siano troppi rispetto alla
capacità di sostentamento dellaForesta demaniale di Porto Conte,
nucleo centrale dell’area naturale protetta (qui il censimento 2010,
il censimento 2012, il censimento 2014): in realtà, gli eventuali
esemplari in eccesso possono benissimo essere catturati e trasferiti
in altre Foreste demaniali della Sardegna.
Infatti, il Daino è attualmente presente in Sardegna soltanto nel
parco naturale regionale “Porto Conte” e in poche altre Foreste
demaniali della Regione autonoma della Sardegna (es. Limbara) con un
numero estremamente contenuto di esemplari. Nel Parco naturale
regionale “Porto Conte”, dov’è presente la massima densità in
Sardegna, nel corso dell’ultimo censimento i cui dati sono disponibili
ne sono stati contati solo 243 (vds. censimento 2014).
La cattura e il trasferimento dei Daini in eccesso in altre Foreste
demaniali sarde dovrebbe essere la scelta prioritaria da parte della
Regione autonoma della Sardegna, ma ancora una volta latita il
semplice buon senso.
Tale politica è stata la base virtuosa per la salvezza e il
ripopolamento del Cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus) condotta
dall’allora Azienda Sarda Foreste Demaniali(poi Ente foreste della
Sardegna, oggi Agenzia Forestas). Altri tempi, altre persone, altri
obiettivi.
Ottusità e doppiette è la risposta data a un problema che merita
evidenti soluzioni alternative migliori.
Per quanto riguarda la continuazione degli interventi di eradicazione
degli ibridi cinghiale-maiale dalle Isole di La Maddalena e Caprera,
chiesta dal Parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena a causa
dei gravi danni agli habitat naturali, non si può che sottolineare la
sostanziale inefficacia degli interventi ormai in corso da svariati
anni.
Infatti, la realtà (forse ben 600 esemplari di ibridi tuttora
presenti) conferma quanto riportato dalle ricerche scientifiche più
aggiornate (vds. G. Massei e Altri, Wild boar populations up, numbers
of hunters down? A review of trends and implications for Europe, 2015;
C. Consiglio, Occorre abbattere i Cinghiali per limitarne i danni?,
2014): i piani di abbattimento, anche massicci, del Cinghiale (o degli
ibridi) non comportano la sua diminuzione nel medio periodo.
In proposito, non possiamo che ringraziare ancora le immissioni di
Cinghiali (Sus scrofa) a fini venatori in varie parti del territorio
regionale (La Maddalena, S. Antioco, Carloforte, ecc.) ". La
conclusione della nota a firma di Stefano Deliperi del Gruppo
d’Intervento Giuridico onlus e Lega per l'Abolizione della Caccia.