La Sardegna è stata palcoscenico di un dibattito internazionale a cui
hanno partecipato autorevoli esperti del calibro di Luis Costa della
Fondazione MAVA, Tobias Salathé della Convenzione di Ramsar e Jean
Jalbert di Tour du Valat, oltre a rappresentanti della politica locale
come Marianna Mossa della Regione , Luisanna Massa del Parco di
Molentargius e Sandro Murana del Comune di Cabras. Per la Fondazione
MEDSEA era presente Vania Statzu.
Al centro del confronto, la Convenzione di Ramsar e la tutela
internazionale delle zone umide, la loro individuazione e
delimitazione, gli studi sugli aspetti caratteristici, in particolare
sull'avifauna, e i programmi per la loro conservazione e
valorizzazione.
L’allarme è globale: nel mondo le zone umide stanno scomparendo più
velocemente di qualsiasi altro ecosistema. Basti pensare che dal 1900
a oggi, a livello mondiale, è andato perso circa il 60% delle zone
umide naturali, con conseguente estinzione di numerose specie vegetali
e animali.
“Il progetto MARISTANIS – ha commentato Vania Statzu della Fondazione
MEDSEA – si inserisce proprio in questo scenario. Il nostro obiettivo
è costruire un laboratorio, un esempio per tutto il bacino del
Mediterraneo. Le zone umide coinvolte nel progetto, infatti,
forniscono significativi benefici economici, sociali e culturali e
sono siti di primaria importanza per la biodiversità. L’opportunità di
lavorare a stretto contatto con i territori in un continuo confronto
con gli esperti locali ed internazionali, così come sta succedendo
oggi, ci da la possibilità di costruire delle azioni concrete per la
tutela e la messa in valore delle zone umide.
La Fondazione MEDSEA è
onorata di coordinare il progetto MARISTANIS che pone la Sardegna al
centro del Mediterraneo nella sfida della difesa dell’ambiente”.
Oggi contiamo nel mondo 2.289 Siti Ramsar (pari a più di 225 milioni
di ettari) di cui quasi la metà in Europa (1.091 – 27 milioni di
ettari) e 55 in Italia (oltre 72mila ettari), 8 nella regione
Sardegna, 2 attorno a Cagliari (Molentargius e Stagno di Cagliari) e 6
nel Golfo di Oristano e Penisola del Sinis (Sale‘e Porcus, Mistras,
Stagno di Cabras, Pauli Maiori, S’Ena Arrubia, Corru S’Ittiri –
Marceddì – San Giovanni).
Oltre a queste aree, MARISTANIS coinvolgerà 12 Comuni (San Vero Milis,
Riola Sardo, Nurachi, Cabras, Oristano, Santa Giusta, Palmas Arborea,
Arborea, Terralba, Guspini, Arbus e Cuglieri) con una popolazione di
circa 90 mila abitanti.
A livello internazionale MedSea, che si
occuperà del coordinamento del progetto, sarà affiancata da un
comitato di gestione formato da diverse organizzazioni impegnate nel
mondo nella tutela dell'ambiente tra le quali MedPAN, MedWet, Plan
Bleu, PAP-RAC, BirdLife International, Med-INA, Tour du Valat e WWF
International.
“Siamo partiti da Cagliari nel 1980. È stata, infatti, proprio la
Sardegna – ha dichiarato Tobias Salathé della Convenzione di Ramsar –
a ospitare la prima Conferenza delle Parti Contraenti con 21 parti e
11 paesi osservatori. La prossima, la 13°, si terrà a Dubai a ottobre
2018, con 169 parti e molti osservatori, e sarà l’occasione per fare
il punto sullo stato attuale dei siti Ramsar nel mondo. Da allora è
stato fatto tanto, ritengo di poter affermare che siamo sulla strada
giusta; ma dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi perché le zone umide
scompaiono più velocemente di qualsiasi altro ecosistema, nonostante
siano fondamentali per la nostra vita. Vanno pertanto protette e
salvaguardate”.
“Tutto è pronto per dare il via a questa proficua collaborazione con
la Fondazione MEDSEA e con il territorio sardo per la realizzazione
del progetto MARISTANIS, perfettamente in linea con la nostra
filosofia di azione.
Le zone umide e il sistema del bacino idrografico
di Oristano – ha specificato Luis Costa della Fondazione MAVA –
compongono un sistema ecologico unico, ricco di biodiversità, che va
tutelato, conservato e valorizzato. Tra i 32 progetti presentati alla
Fondazione MAVA, ne abbiamo scelti 4. Oltre alla Sardegna, i nostri
sforzi si concentreranno su un’iniziativa nell’ex salina Bajo Sekulic,
vicino a Ulcinj nel sud del Montenegro, un progetto a Ghar-el-Melah
(Tunisia) e, infine, uno sulla foce del fiume Buna in Albania”.
“La distruzione delle zone umide – ha spiegato nel suo intervento Jean
Jalbert, il direttore di “Tour du Valat - Istituto di Ricerca per la
Conservazione delle Zone Umide Mediterranee" – è globale e continua,
addirittura è stato calcolato che sia stata di quasi quattro volte più
rapida nel corso del 20° secolo rispetto ai secoli precedenti. Spesso,
purtroppo, le decisioni politiche sono a favore di attività che hanno
un impatto sulle zone umide come l’agricoltura, l’urbanizzazione, lo
sviluppo di infrastrutture, l’estrazione dell'acqua, piuttosto che di
attività volte alla loro conservazione.
L’Osservatorio delle Zone
Umide del Mediterraneo, istituito nel 2008 sotto la regia del
MEDWET-Mediterranean Wetlands Initiative, ha proprio l’obiettivo di
promuovere la salvaguardia delle zone umide presenti nei 27 Paesi
aderenti e contribuirne a una migliore gestione”.
“Natura 2000 – ha detto Marianna Mossa, Regione – è il principale
strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione
della biodiversità. La Regione Sardegna ne è particolarmente ricca e i
numeri parlano chiaro: sono 93 i siti designati sulla base della
Direttiva ‘Habitat’ per il mantenimento degli ambienti naturali e
delle specie di flora e fauna minacciati o rari e ben 37 le cosiddette
Zone di Protezione Speciale per la conservazione degli uccelli
selvatici.”.
“L'area umida di Molentargius – ha evidenziato Luisanna Massa del
Parco di Molentargius – è circondata da un'area densamente urbanizzata
e si affaccia su un arenile molto frequentato.
Lo sforzo continuo di
chi gestisce il Parco è di mantenere il delicato equilibrio tra le
esigenze di conservazione e tutela delle risorse ambientali e le
attività antropiche”.
“Siamo veramente soddisfatti – ha commentato Sandro Murana Assessore
del Comune di Cabras – di far parte di questo grande progetto di
salvaguardia e tutela della biodiversità che interesserà, nei prossimi
sei anni, in maniera importante l’Area Marina Protetta Penisola dei
Sinis - Isola di Mal di Ventre. Oltre alle diverse azioni a protezione
della costa, saranno monitorate le diverse e numerose specie marine
protette, gli habitat marino-costieri che includono i sistemi dunali e
le praterie di Posidonia”.