Protezione faunistica fai da tè

Laconi: cresce la popolazione dei cervi - Per contenerla si è pensato ai ristoranti: in umido con il tartufo locale

Una attrazione turistica : prima gli spari poi te lo mangi

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  Laconi è un piccolo del Sarcidano, in Provincia di Oristano, ricco di boschi e di acque. Comincia così una nota del Gruppo di Intervento Giuridico che interviene sulla vicenda dei cervi che in quel territorio sarebbero in sopra numero e sarebbe anche diventati invadenti. "Nel 1998 venne reintrodotto il Cervo sardo - orisegye Grig - (Cervus elaphus corsicanus) nella Foresta demaniale di Funtanamela, dove oggi si è ben acclimatato. Nel 2007, complice una lesione della recinzione dovuta alle forti nevicate, alcuni esemplari fuggirono dal recinto e si ambientarono nel territorio. Un gradito e importante ritorno di una delle specie faunistiche più caratteristiche della Sardegna, nei luoghi dove l’ultimo esemplare era stato fatto fuori dalla caccia nel 1934. 

   Con gli anni alcuni esemplari si sono avvicinati al centro abitato, nel Parco Aymerich e in aree coltivate, causando – pare – anche incidenti stradali, sebbene non si rinvenga alcuna notizia in proposito. Il sindaco di Laconi Salvatore Argiolas ha lanciato l’allarme sulla pretesa invasione di cervi nell’abitato e recentemente si è svolto in proposito un incontro con l’Assessore regionale della Difesa dell’Ambiente Gianni Lampis e con rappresentanti della Città metropolitana di Cagliari e dei Comuni di Arbus e Guspini. Fra le soluzioni ipotizzate gli abbattimenti selettivi e il trasferimento degli esemplari ritenuti in eccesso. Ma il sindaco di Laconi non si è limitato questo e si è lanciato in una serie di mirabolanti proposte. “Trasformiamo il problema in un’opportunità per il paese”, ha spiegato: “l’unica soluzione per diminuire il numero degli esemplari è l’abbattimento controllato, poi però sarebbe un vero peccato sotterrare la carogna dell’animale. Stiamo parlando di un’eccellenza del posto che potrebbe creare un indotto economico. Nei ristoranti l’abbinata cervo e tartufo di Laconi sarebbe il top. 

  Una nuova attrazione turistica”. Inoltre, “il Comune è disposto a formare dei giovani per abbattere i cervi”, che – secondo il sindaco Argiolas – sarebbero “un centinaio intorno al paese” (vds. L’Unione Sarda, 19 novembre 2021). Un’autentica genialata, peccato che tale virtuoso programmino non stia né in Cielo né in Terra e neppure in Mare. Il Cervo sardo è specie faunistica prioritaria ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE (Allegato II), specie faunistica rigorosamente protetta ai sensi della Convenzione internazionale di Berna (Allegato II), esecutiva con legge n. 503/1981, specie faunistica particolarmente protetta ai sensi dell’art. 2 della legge n. 157/1992 e s.m.i. (l’uccisione di un esemplare è sanzionata penalmente ai sensi dell’art. 30), tutele garantite conseguentemente anche dalla legge regionale Sardegna n. 29/1998 e s.m.i. I Cervi sardi, pure a Laconi, non sono proprietà del Comune e il sindaco non può destinarli ai ristoranti del proprio paese per “l’abbinata cervo e tartufo di Laconi”. E’ un’assurdità e dimostra la scarsa capacità di proporre soluzioni sensate per un qualsiasi eventuale problema causato dalla fauna selvatica. 

   La Carta delle vocazioni faunistiche della Sardegna, atto programmatorio ufficiale della Regione autonoma della Sardegna, stima la presenza del Cervo sardo complessivamente in un’area di circa 60 mila ettari del territorio regionale e individua un’area potenziale di circa 400 mila ettari, con ambiti ottimali di reintroduzione nell’area del Gennargentu fino al Supramonte, alle codule ogliastrine, fino a Quirra, così da ricongiungersi con l’areale dei Sette Fratelli – Sàrrabus. Così il complesso Monti di Alà - Monte Albo, parte della Nurra, il Montiferru, il Monte Arci, il Sinis, il Limbara (pp. 253 e ss.), con più di 16 mila esemplari (secondo gli ultimi dati disponibili – marzo 2018 – si stima in circa 10.600 esemplari la popolazione complessiva, vds. Progetto LIFE “One deer, two Islnands: conservation of Red Deer Cervus elaphus corsicanus in Sardinia and Corse”).

   Se volesse far qualcosa di sensato e utile per la propria comunità e davvero trasformare il problema in risorsa per il proprio paese, il sindaco di Laconi potrebbe far formare guide naturalistiche per portare i turisti a fotografare i Cervi sardi sia nel Parco Aymerich (dove oggettivamente accrescono l’attrattiva turistica), sia nei boschi della zona. I valori naturalistici del territorio, unitamente alle risorse storico-culturali e all’accoglienza potrebbero costituire una valida attrattiva turistica per Laconi. In ogni caso, gli esemplari che eventualmente venissero ritenuti in eccesso dall’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente, con il necessario supporto tecnico-scientifico dell’I.S.P.R.A., del Corpo forestale e di vigilanza ambientale e dell’Agenzia Forestas, - conclude la nota di GriG - potrebbero esser catturati e reintrodotti, con le opportune procedure, in aree naturalmente vocate e già individuate dagli atti di programmazione regionali."