Sull'argomento il Gruppo di Intervento Giuridico in una nota a firma
di Stefano Deliperi ha diffuso la nota che riportiamo dis eguito.
"Nel corso della seduta del 20 aprile 2020, il Consiglio dei Ministri,
su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie
Francesco Boccia, ha esaminato trentanove leggi delle Regioni e delle
Province autonome e “ha quindi deliberato
di impugnare
1. la legge della Regione Sardegna n. 3 del 21 febbraio 2020,
recante “Modifiche alle leggi regionali n. 45 del 1989 e n. 8 del 2015
in materia di Piano di utilizzo dei litorali”, in quanto alcune norme
riguardanti le autorizzazioni edilizie e paesaggistiche necessarie per
la costruzione di strutture sui litorali eccedono dalle competenze che
lo Statuto speciale riconosce alla Regione e incidono sulle competenze
statali in materia di tutela del paesaggio, di livelli essenziali
delle prestazioni e di diritto penale, in violazione degli articoli 9
e 117, secondo comma, lettere l), m) e s) della Costituzione;
2. la legge della Regione Sardegna n. 1 del 21 febbraio 2020,
recante “Disposizioni sulla gestione della posidonia spiaggiata”, in
quanto alcune norme riguardanti la gestione della posidonia spiaggiata
eccedono dalla competenza statutaria della regione e violano la
competenza esclusiva statale in materia di «tutela dell'ambiente e
dell'ecosistema" di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera s),
della Costituzione”.
E’ stata, pertanto, accolta la motivata segnalazione inoltrata (24
febbraio 2020) dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento
Giuridico onlus affinchè impugnasse davanti alla Corte costituzionale
la recentissima legge regionale Sardegna n. 3 del 21 febbraio 2020.
Tale legge prevede, a mera comunicazione dei concessionari demaniali,
il mantenimento tendenzialmente permanente di chioschi e installazioni
varie sul demanio marittimo, nonostante vi siano solo autorizzazioni
stagionali.
Infatti, l’art. 2 della legge prevede “il posizionamento delle
strutture di facile rimozione a scopo turistico-ricreativo è ammesso
per l'intero anno solare, al fine di favorire la destagionalizzazione
della stagione turistica a condizione che l'operatore, entro il 31
ottobre di ciascun anno, programmi e comunichi, ai sensi
dell'ordinanza balneare periodica, un minimo di 10 mesi di operatività
sui dodici mesi successivi” senza la minima precauzione per la
salvaguardia ambientale e per la fruizione pubblica dei litorali.
Inoltre, “l'efficacia delle autorizzazioni edilizie e paesaggistiche
relative a strutture precarie a scopo turistico ricreativo, ubicate
nella fascia dei 300 (trecento) metri dalla battigia marina, ha durata
pari a quella della concessione demaniale”.
Bisogna ricordare che la durata delle concessioni demaniali marittime
sui litorali sardi è stata recentemente prorogata fino al 2033
(determinazione D.G. EE.LL., Finanze R.A.S. n. 54/1942 del 20 gennaio
2020 + allegato), in palese violazione della direttiva 2006/123/CE del
Parlamento europeo e del Consiglio (c.d. direttiva Bolkestein) e in
contrasto con l’orientamento giurisprudenziale (vds. Cass. pen. Sez.
III, 12 giugno 2019, n. 25993).
In parole povere, per beceri calcoli elettoralistici, la maggioranza
consiliare di centro-destra ha voluto privatizzare il demanio
marittimo e le spiagge, occupati permanentemente da chioschi e
stabilimenti che dovrebbero, invece, operare solo durante la stagione
balneare.
Chioschi e stabilimenti che potranno rimanere tutto l’anno a
danneggiare con opere permanenti spiagge e dune e a impedire la
pubblica fruizione del demanio marittimo.
La disposizione viola palesemente le competenze statali in materia di
tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali (artt. 9 e
117, comma 2°, lettera s, cost.), per cui l’associazione ecologista
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha proceduto a segnalarla al
Governo affinchè la impugni davanti alla Corte costituzionale per
conflitto di attribuzione (art. 127 cost.).
E ora se ne occuperà la Corte costituzionale.
Questa disposizione scempia-spiagge fa il degno paio con la proposta
di legge regionale sul c.d. piano casa (deliberazione Giunta regionale
n. 52/40 del 23 dicembre 2019, relazione illustrativa, testo della
proposta) avanzata dalla Giunta Solinas per consentire ingenti aumenti
volumetrici nella fascia costiera e anche nella fascia di massima
tutela dei 300 metri dalla battigia marina, nonché la pressochè
liberalizzazione dell’edilizia in area agricola.
La petizione popolare per la salvaguardia delle coste sarde rivolta al
Ministro per i beni e attività culturali e turismo, al Presidente
della Regione autonoma della Sardegna e al Presidente del Consiglio
regionale sardo con la richiesta di mantenimento dei vincoli di
inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina,
stabiliti dalle normative vigenti e dalla disciplina del piano
paesaggistico regionale (P.P.R.), ha quasi raggiunto i 25 mila
aderenti.
La petizione, promossa dall’associazione ecologista Gruppo
d’Intervento Giuridico onlus, è stata finora sottoscritta da cittadini
di ogni estrazione sociale, sia sardi che turisti del resto d’Italia e
stranieri."