Pietro Greco, sulle pagine della rivista Micron, parla della top ten,
dei dieci personaggi più significativi del 2019, stilata dalla rivista
Nature. La lista quest’anno è speciale perché non riguarda la scienza
in senso stretto, ma persone che hanno lavorato al confine tra scienza
e società.
In questo prestigioso elenco ben tre sono le persone che hanno
attraversato da un lato e dall’altro questo confine interessandosi di
problemi che riguardano l’ambiente.
Primo in assoluto tra i top ten è il fisico brasiliano Ricardo Galvão,
rimosso dal presidente Jair Bolsonaro dalla direzione dell’Istituto
nazionale di ricerche spaziali (Inpe) per aver reso pubblici i dati
rilevati via satellite sugli incendi in Amazzonia. Fino a luglio si
contavano 75.000 fuochi che hanno mandato in fumo 225.000 ettari di
foresta amazzonica. Un dato senza precedenti, ha dichiarato Ricardo
Galvão: il triplo rispetto al 2018. Nature lo pone al primo posto
nella classifica top ten perché ravvisa nella mossa del presidente
brasiliano due pericoli: l’attacco diretto della politica
all’indipendenza e alla trasparenza della scienza; l’attacco diretto
ai tentativi della scienza e dell’intera umanità di contrastare i
cambiamenti climatici.
Al quarto posto della classifica troviamo Sandra Díaz, argentina
dell’Università Nazionale di Cordoba che (con altri 144 ricercatori)
proprio quest’anno ha lanciato un messaggio molto severo sull’erosione
della biodiversità a scala mondiale. Ha infatti pubblicato un rapporto
nell’ambito della Intergovernmental Science–Policy Platform on
Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES) nel quale si dimostra che,
a causa delle attività umane, un milione di specie viventi è a rischio
di estinzione. Una cifra enorme, se si tiene conto che le specie
viventi conosciute ammontano a circa due milioni. In altri termini, la
metà della biodiversità conosciuta rischia di scomparire. «La velocità
con cui le specie stanno correndo verso l’estinzione e centinaia di
volte maggiore del tasso di estinzione registrato negli ultimi dieci
milioni di anni». È una perdita che non ha solo un (enorme,
inestimabile) valore in sé, ma riguarda anche la nostra umana
sicurezza. Stiamo raggiungendo un punto di svolta, ha dichiarato
Sandra Diaz. Occorre agire al più presto per evitare questa ecatombe.
Al decimo posto della top ten troviamo un’adolescente che non è una
scienziata, Greta Thunberg. La svedesina non ha prodotto alcun dato
scientifico nuovo. Ma ha il merito di aver agito e mobilitato milioni
di persone, per lo più giovani, in 150 diversi paesi sostenendo che
gli adulti stanno rubando il futuro a lei e ai suoi coetanei perché
mostrano di non ascoltare la scienza. Sì, Greta ha proposto
un’alleanza tra scienza e società per costruire insieme un futuro
climatico desiderabile. E dire che molti adulti la redarguiscono con
un sonoro «vai a studiare».
In realtà Greta ha studiato bene e ben si
comporta: non pretende di tirare fuori dati e di proporre soluzioni,
dice solo «adulti, voi che potete prendere decisioni, ascoltate gli
scienziati».
Ora la più prestigiosa rivista scientifica del mondo riconosce a Greta
il merito di aver avvicinato la scienza (inascoltata) e la società
(preoccupata), trovando ascolto partecipato e mobilitando milioni di
giovani.
Nell’insieme, la elezione di questi tre personaggi implicati sul
fronte ecologico ai confini tra scienza e società mostra che Nature e,
dunque, una parte rilevante della comunità scientifica, riconosce
l’ambiente come una delle frontiere più calde della scienza e,
insieme, della società. Non è davvero poco.