L’estensione e l’entità della invasione di cavallette che si sta
registrando da oltre 20 giorni nel nuorese è circoscritta a oltre
2,5mila ettari e ad un territorio compreso tra Orani, Orotelli, Ottana
e Bolotana, allargato verso Mamoiada, e riguarda circa 20 aziende.
Il territorio sta subendo dei danni di rilievo, poiché ad essere
interessati sono soprattutto i pascoli di aziende che ora dovranno
fare i conti con una maggiore necessità di scorte per l’alimentazione
del bestiame. I tecnici di Coldiretti Sardegna assieme ai soci
titolari delle aziende interessate stanno monitorando la situazione in
modo da procedere, appena finita l’emergenza a una stima dei danni.
Gli insetti, come confermano i tecnici e gli esperti, sono giunti a
uno stadio di maturazione tale che qualsiasi tipo d’intervento umano
ora sarebbe inutile.
“L’unica speranza la riponiamo nei predatori
naturali, nell’avifauna in particolare che potrebbe rappresentare
l’unico mezzo di contrasto al dilagare della infestazione – spiega
Alessandro Serra, direttore di Coldiretti Nuoro Ogliastra,
specificando inoltre che -, si tratta di una invasione comunque
contenuta, e le grosse quantità che abbiamo visto nei primi giorni,
concentrate su case coloniche e diversi campi, ora sembrano essersi
disperse su una fetta di territorio più vasto”.
Questo significa che l’invasione non si sta allargando a macchia
d’olio, ma solamente che quella stessa popolazione di locuste si sta
disperdendo.
E se al momento il contingente richiede particolare attenzione e
monitoraggio, è ancor più vero che è inevitabile pensare a una seria
campagna di prevenzione perché altrimenti il prossimo anno si potrebbe
verificare un’invasione senza precedenti che potrebbe interessare un
territorio molto più ampio. Serve subito anche una seria ed
approfondita riflessione sui motivi che hanno portato a questo
fenomeno di altri tempi.
Le milioni di cavallette sono frutto dei cambiamenti climatici e delle
terre incolte, due problematiche che Coldiretti denuncia da tempo e
delle quali oggi viviamo e vediamo davanti ai nostri occhi le
conseguenze di queste mancate risposte.
Da una parte le terre incolte sono frutto della crisi delle campagne.
Le remunerazioni dei prodotti agricoli sotto i costi di produzione
costringono le aziende a dei tagli importanti nella voce spese (in
questo caso la coltivazione delle terre, spesso lasciate a pascolo
brado) ed altre volte anche all’abbandono dell’agricoltura. Questi
diventano luogo ideale per i grillai delle cavallette. E’ qui che le
locuste hanno potuto deporre le uova. L’indagine Coldiretti in cui
emerge che per ogni euro speso dal consumatore per acquistare un
alimento solo 15 centesimi vanno all’agricoltore, sono la
testimonianza di un meccanismo distorto che taglia dalla filiera il
primo e principale anello: il produttore.
L’altro fattore sono i cambiamenti climatici (le lunghe siccità e i
prolungati e intensi periodi di piovosità) che stiamo vivendo da
diversi anni e per i quali Coldiretti ha chiesto un forum permanente
per programmare un’agricoltura adatta al nuovo clima. Solo negli
ultimi tre anni stiamo assistendo a degli eventi estremi: siccità del
2017; piovosità del 2018 (ad agosto ha piovuto per 23 giorni contro
una media di 5) e nei primi mesi del 2019 assistiamo a passaggi da
siccità a piovosità, vento forte.
Questi sono tra i fattori principali che hanno creato le condizioni
per lo sviluppo delle cavallette e per rivivere giornate di altri
tempi con l’invasione di insetti.
“Chi lavora la terra, la vive e la protegge, è la sentinella e il
custode del territorio – afferma Leonardo Salis, presidente di
Coldiretti Nuoro Ogliastra –, l’incuria porta queste conseguenze.
Per
questo è necessario, passata l’emergenza, fare una stima dei danni
contingenti ma soprattutto cominciare un lavoro di programmazione che
parte dal cogliere le ragioni di questi fenomeni e studi le soluzioni
e le applichi, altrimenti ci ritroveremo a vivere fenomeni ben più
consistenti di questo che faranno male non solo all’economia agricola
ma anche all’ambiente e alla socialità (lo spopolamento delle zone
interne è molto legato all’agricoltura)”.
“Per il contingente – sottolinea invece Alessandro Serra – in attesa
che si placchi questa emergenza, con i tecnici e le aziende agricole
stiamo già lavorando per redigere un dossier, che presenteremo alle
istituzioni, sui danni causati ad un settore già in crisi e sugli
interventi specifici necessari per evitare una nuova invasione il
prossimo anno. Occorre per questo motivo mettere in atto serie
campagne di prevenzione, incentivando gli imprenditori agricoli,
uniche sentinelle dell’ambiente, a un puntuale monitoraggio dei
terreni”.