Che cosa c'è sotto i banchi di posidonia di San Giovanni ad Alghero? - Le associazioni ambientaliste chiedono esami fisico-chimici - Era ora !

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  Con una ostinazione, e forse anche superficialità, i riferimenti istituzionali, a cominciare da quelli locali, hanno affrontato la questione dei banchi di posidonia soprattutto quelli che si trovano sul sito di stoccaggio di San Giovanni ad Alghero. Una serie impressionante di provvedimenti hanno annunciato rimozioni, assegnazioni di alghe agli imprenditori agricoli, soluzioni di smaltimento indubbiamente fantasiose, senza prendere in minima considerazione che cosa ci fosse sotto i circa 45 mila metri cubi di alghe accumulate. Una conoscenza indispensabile soprattutto se si pensa che le alghe in questione venivano destinate, anche, come fertilizzanti in agricoltura.

  Ci pensa ora il mondo ambientalista , che allarga la richiedsta anche per Maria Pia e Punta Negra, con una specifica richiesta che riportiamo di seguito. "Daniele Salinas, Salvatore Sanna, Stefano Deliperi, Graziano Bullegas. Francesco Guillot e Carmelo Spada rappresentanti rispettivamente delle associazioni ambientaliste Codacons, Ferderparchi, Gruppo Intervento Giuridico, Italia Nostra, Lipu e WWF hanno inoltrato richiesta di informazioni ambientali sui tre siti di stoccaggio della posidonia ubicati lungo il litorale del comune di Alghero. La richiesta è stata rivolta all’Assessore regionale all’Ambiente, al Sindaco di Alghero, al dipartimento Arpas della Sardegna, alla direzione del Dipartimento Arpas di Sassari e al Dirigente settore Ambiente del comune di Alghero.

  I rappresentanti delle associazioni ambientaliste con particolare riferimento per il sito di stoccaggio ubicato tra il molo di sottoflutto del porto di Alghero e il canalone di San Giovanni hanno chiesto al dipartimento Arpas della Sardegna e alla direzione del Dipartimento Arpas di Sassari che vengano effettuati accurati esami fisico-chimici al fine di individuare eventuali presenze di inquinanti. Infatti attraverso il canalone, nel corso degli anni, potrebbero essere state scaricate in mare sostanze inquinanti di varie natura e i residui di esse potrebbero essersi fissate proprio nell'accumulo di posidonia. Le analisi certificherebbero, in maniera documentaria, lo stato reale e fugherebbero qualsiasi dubbio. In caso venissero riscontrati inquinanti (si pensi solo a plastiche o microplastiche) l’accumulo andrebbe rimosso con le opportune metodologie, al contrario si certificherebbe la salubrità dell’accumulo di posidonia e la conseguente modalità di rimozione, utilizzo o smaltimento.

   In subordine, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste - qualora fossero già stati eseguiti esami fisico-chimici - hanno chiesto di acquisire gli atti. I rappresentanti delle associazioni ambientaliste - già nelle settimane scorse - hanno stigmatizzato la situazione del “caso Alghero” in relazione alla gestione degli accumuli di posidonia sul litorale comunale realizzati a san Giovanni, Maria Pia-Cuguttu e Punta Negra, nati come sistemazione temporanea, ma diventati accumuli perpetuatisi negli anni e chiesto la bonifica dei siti; ora con questo ulteriore atto formale hanno chiesto alle istituzioni di effettuare tutte le verifiche e gli accertamenti - concludono gli ambientalisti - per poter procedere nella maniera più appropriata alla bonifica dei tre siti di stoccaggio.