Una decina di volontari della Lega per l’Abolizione della Caccia –
L.A.C. provenienti da Lazio, Piemonte e Lombardia sta conducendo la
ventunesima campagna anti-bracconaggio nella Sardegna meridionale.
La campagna si svolge in due periodi, uno – appena concluso – nel
dicembre 2018 e il secondo nel febbraio 2019.
L’attività dei volontari in questa prima fase è stata la verifica in
aree finora non battute, dove, sulla base delle segnalazioni ricevute
durante i tanti anni di operato e sulle potenzialità faunistiche,
potevano riscontrarsi fenomeni di bracconaggio: il massiccio dei Sette
Fratelli e il basso Campidano.
In poco meno di una settimana di ricerca sono stati individuati almeno
due siti dove è risultata evidente, agli occhi degli attivisti, la
presenza pregressa di uccellagione con l’utilizzo di reti e trappole
metalliche, attività illegale che, al momento e a causa del limitato
passaggio di uccelli migratori, non è risultata in corso.
Nel corso di una verifica congiunta con alcuni volontari L.I.P.U.
nell’area del parco naturale regionale di Gutturu Mannu sono state
neutralizzate oltre 150 trappole per avifauna (latziteddus, lacci
innylon e crine posizionati sugli alberi, nonchè “armature
metalliche” predisposte per il posizionamento dei lacci da albero e
trappole a scatto posizionate a terra) e ben trappole per ungulati
(sos cropos, cavi d’acciaio per la cattura di cervi e cinghiali).
La campagna, svoltasi in costante contatto con il Corpo forestale e di
vigilanza ambientale, ha visto, come di consueto, la partecipazione di
tenaci volontari locali e giunti da varie parti d’Italia con
l’obiettivo di bonificare quanti più boschi e zone di macchia
mediterranea dalle micidiali trappole posizionate dai bracconieri, per
aiutare la costante attività nel settore del Corpo forestale e di
vigilanza ambientale e delle altre Forze di polizia.
Tutti i mezzi vietati per l’attività venatoria e gli esemplari di
fauna morta recuperati dai volontari della L.A.C. sono stati
consegnati al Corpo forestale e di vigilanza ambientale presso il
comando Stazione di Capoterra quali corpi di reato.
A differenza di altre occasioni, non sono stati trovati sul posto
bracconieri ed è stato avvertito un drastico calo nella
predisposizione di andalas, i sentieri con le trappole già attive,
molto probabilmente visto il clima ancora mite che causa un passo
tuttora modesto dei Tordi.
Negli stessi giorni sono state svolte e si svolgono permanentemente
“visite” presso i mercati cagliaritani di San Benedetto e di Via
Quirra, per verificare la presenza di vendita abusiva di avifauna
proveniente da attività illecite, fortunatamente senza alcun esito.
Il bracconaggio è un’attività illegale e distruttiva del patrimonio
ambientale (si stimano un centinaio di bracconieri “fissi” + circa
duecento “occasionali” nella sola Capoterra). Il giro di affari è di
sensibili dimensioni: basti pensare che una sola griva (spiedo di 8
tordi, de pillonis de tàccula) costa al mercato illegale un centinaio
di euro al dettaglio.
Tuttavia fra i principali “fruitori”
finali del bracconaggio sembrano proprio essere alcuni noti ristoranti
del Cagliaritano, come già riscontrato negli anni scorsi, nei
confronti dei quali appaiono necessarie ispezioni senza preavviso da
parte delleForze dell’ordine. Da non tralasciare il controllo, nel
periodo delle festività natalizie, dei mercati pubblici.
Dai riscontri anche diretti, tuttavia, il fenomeno del bracconaggio
appare in forte diminuzione, grazie anche alla complessiva azione di
contrasto da parte delle Forze dell’ordine, sostenuta dalle
associazioni ecologiste.
Follìa, poi, è anche solo l’ipotesi di una legalizzazione del
bracconaggio, dell’uccellagione in particolare, recentemente
nuovamente avanzata da cacciatori e amministratori locali di Capoterra
eduramente contrastata da parte ecologista.
La caccia di frodo è, infatti, un reato contravvenzionale punito dalla
legge n. 157/1992 e s.m.i. con sanzioni penali (art. 30) e con
sanzioni amministrative (art. 31), nonché dalla legge regionale
Sardegna n. 23/1998 e s.m.i. (art. 74).
I partecipanti alla campagna anti-bracconaggio della L.A.C., in
proposito hanno dichiarato: “anche quest’anno siamo particolarmente
soddisfatti dell’aiuto fornito a Corpo forestale e Carabinieri che
combattono il bracconaggio ogni giorno, ma siamo convinti della
necessità di un impegno molto più incisivo nei confronti degli
acquirenti e un deciso rafforzamento delle sanzioni: sequestri dei
mezzi utilizzati per il bracconaggio, auto comprese, ispezioni in
ristoranti e mercati. Il bracconaggio è un vero e proprio danno al
patrimonio ambientale, è un vero e proprio furto ai danni di tutti
noi”.
La L.A.C. conduce campagne anti-bracconaggio nelle zone del Paese dove
il fenomeno è più grave: in Sardegna, nelle Valli Bresciane, nelle
Isole Pontine, all’Isola del Giglio, a Cipro.