L’artigianato sardo non vede ancora la luce: imprese ancora in calo e
comparto che perde altre 784 realtà produttive. Nel 2016 la
diminuzione fu di 541 unità mentre dal 2008 a oggi ne sono scomparse
definitivamente 7.456.
Lo dicono i numeri ufficiali e definitivi delle imprese artigiane del
2017, diramati da Movimprese-Unioncamere e analizzati
dall’Osservatorio per le Micro e Piccole Imprese di Confartigianato
Imprese Sardegna che certificano, ancora una volta, come la crisi in
Sardegna non accenni ad allentare la morsa e come la ripresa sia
ancora frenata da tanti fattori.
Il rapporto parla di 35.562 imprese artigiane sarde registrate negli
albi delle Camere di Commercio al 31 dicembre 2017.
784 imprese in
meno rispetto al 2016 è la risultante tra le 1.626 nuove iscrizioni e
le 2.410 cessazioni. Sono ben 7.456 le imprese in meno rispetto
all’anno boom del 2008.
“Sono dati molto pesanti che rappresentano un grande turbamento per
tutto il nostro comparto - commenta il Presidente di Confartigianato
Imprese Sardegna, Antonio Matzutzi – la crisi cronicizzata, il calo
dei consumi delle famiglie, le tasse, la burocrazia, la mancanza di
credito e di interventi organici per il settore, sono le principali
cause che hanno costretto molti piccoli imprenditori ad abbassare
definitivamente la saracinesca della propria bottega”. Senza contare –
sottolinea il Presidente – il dilagante abusivismo che danneggia
principalmente l’artigianato.
Basta fare un giro nei social network
per vedere quanti abusivi promuovono on line servizi e produzioni
tipiche dell’artigianato: dall’estetica, alla fotografia, agli
accessori moda per arrivare alle produzioni alimentari”.
“I numeri continuano, purtroppo, a dimostrare ciò che diciamo da anni
– continua Matzutzi – le piccole e micro imprese sono il motore
trainante dell’Italia e della Sardegna, sono flessibili, riescono a
combattere e sopravvivere, ma non lo possono fare all’infinito. Hanno
un ruolo e un impatto sociale, tutelato anche dalla nostra
Costituzione, e per questo vanno salvaguardate e valorizzate.
Assistiamo ormai da troppo tempo a un disinteressamento verso le
questioni dell’artigianato, ad una rinuncia della politica ad
intraprendere azioni forti non solo per il rafforzamento delle imprese
esistenti ma anche per rendere appetibile soprattutto ai giovani
l’idea di avviare un’impresa artigiana”.
“Abbiamo intrapreso un
proficuo dialogo con l’Assessora regionale dell’Artigianato, Barbara
Argiolas – prosegue Matzutzi – che qualche frutto lo sta già dando. Ad
esempio sono state potenziate nel Bilancio regionale le risorse a
valere sulla Legge 949 finalizzata ad abbattere gli interessi sugli
investimenti delle imprese artigiane”.
A livello provinciale, Sassari-Gallura è quella che subisce il
contraccolpo maggiore: 987 cancellazioni e 703 iscrizioni che portano
il saldo a -284 e il totale registrato a 12.632. Segue Cagliari-Sud
Sardegna con 882 cessazioni e 638 iscrizioni per un saldo di – 244
attività registrate e un totale negli Albi di 13.520. Negativa anche
Nuoro che con 354 cancellazioni e 283 iscrizioni, registra un saldo di
-71 e un totale di 6.472 imprese. Una situazione particolare la vive
Oristano, alle prese con l’annosa questione dell’Albo Artigiani, che
per problematiche legate ai rapporti tra Regione e Camera di
Commercio, non sta garantendo l’operatività dell’Albo, impedendo così
l’iscrizione delle imprese artigiane all’apposito registro. In questa
provincia, in ogni caso, le imprese artigiane sono 2.938 mentre le
cancellazioni sono 187.
La contrazione delle imprese artigiane sarde dipende sempre più dalla
crisi che stanno affrontando le aziende del comparto edile, calate
continuativamente dall’inizio della crisi, dal manifatturiero, settore
più esposto alle trasformazioni imposte dalla globalizzazione dei
mercati, continua a perdere imprese, e dai trasporti.
Anche per questi singoli settori i numeri parlano chiaro,
certificandone la difficoltà: le costruzioni, con 622 aperture e 1.000
chiusure, perdono 378 attività per un saldo di 13.148 realtà
registrate al 31 dicembre 2017. Le attività manifatturiere, con 275
aperture e 431 cancellazioni, perdono 156 attività, per un saldo 2017
di 7.690 realtà. I trasporti, con 60 aperture e 156 chiusure, perdono
96 realtà, per un saldo di 2.589 attività al 2017.
Per Matzutzi “le difficoltà legate all’andamento economico regionale,
che colpisce soprattutto il mercato interno, quello di riferimento
dell’artigianato, è uno dei fattori determinanti. Non è casuale che i
settori più in difficoltà siano il trasporto, alle prese con una
spietata concorrenza, e le costruzioni, mentre il manifatturiero
sembra pagare un prezzo piuttosto alto alla ristrutturazione che da
anni sta interessando il settore.
Al calo delle iscrizioni, però,
contribuisce anche la Legge Quadro sull’Artigianato del 1985 – legge
che disciplina i requisiti dell’artigiano – che ormai è superata viste
le caratteristiche attuali di questa particolare tipologia di impresa.
Oltre al danno economico causato dalle cessazioni delle imprese
artigiane c’è anche un aspetto sociale molto preoccupante da tenere in
considerazione. Quando chiude definitivamente la saracinesca una
bottega artigiana, la qualità della vita di quel quartiere o di quel
paese peggiora notevolmente. C’è meno sicurezza, più degrado e il
rischio di un concreto impoverimento del tessuto sociale”.
“Allora cosa fare? Servono urgenti riflessioni e concrete azioni per
sostenere vecchie e nuove imprese a consolidarsi e a non crollare
definitivamente – conclude il Presidente di Confartigianato Sardegna -
Come? Per esempio riducendo gli elevati costi fiscali che scoraggiano
gli investimenti, tagliando il cuneo fiscale che non agevola la
ripresa ma anche intervenendo con specifiche leggi di incentivazione
per l’artigianato. O anche supportando economicamente i giovani che
vogliono fare gli artigiani. Proposta questa che abbiamo fatto