Ammonta a 183,5 milioni di euro quanto le imprese della
Sardegna dovranno pagare entro il 18 dicembre per l’IMU e la TASI.
La quota maggiore, il 26,9% del totale, verrà corrisposta da negozi e
botteghe, il 16,6% dalle imprese con fabbricati per attività
commerciali, il 15,1% dagli opifici, il 14,8% dalle strutture
ricettive, il 12,6% dalle attività industriali mentre il resto verrà
suddiviso tra uffici e laboratori.
Sono questi i dati che emergono dalla ricerca realizzata
dall’Osservatorio per le Micro e Piccole Imprese di Confartigianato
Imprese Sardegna, dal titolo “L’escalation di IMU-TASI”, su dati
Agenzia delle Entrate e Istat.
A livello territoriale 93,1 milioni di euro verranno raccolti nella
vecchia provincia di Cagliari, il 59 nella ex di Sassari, 21,7 a Nuoro
e 9,7 a Oristano.
Su base nazionale il peso di IMU e TASI per gli immobili destinati
attività produttive arriva a 8miliardi e 802milioni di euro.
“E’ una situazione che tantissime imprese non riescono più a reggere –
ha affermato Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato Imprese
Sardegna – proprio per questo, a livello nazionale, anche quest’anno
abbiamo battagliato per ottenere l’esclusione dal pagamento dell’IMU,
degli immobili nei quali si produce economia e posti di lavoro reali”.
“Abbiamo richiesto l’azzeramento delle imposte anche sul costo del
lavoro (IRAP) – ha continuato Matzutzi - perché è incredibile che si
paghino delle tasse sulla base di quanto lavoro si crea e sarebbe
necessario pagare le tasse solo sulle fatture effettivamente incassate
e non per il solo fatto di aver emesso la fattura”.
“Però teniamo conto che il carico fiscale, da quest’anno, sarà più
leggero grazie all’azione che Confartigianato ha svolto a livello
Parlamentare sui cosidetti “imbullonati” – ha sottolineato il
Presidente - infatti, a seguito di una nuova disciplina di
determinazione della rendita catastale degli immobili classificati nei
gruppi catastali D ed E, la Legge di Bilancio esclude dall’ambito
della valutazione catastale i «macchinari, congegni, attrezzature e
altri impianti, funzionali allo specifico processo produttivo» con una
riduzione del 7,2% del prelievo sulle imprese del Manifatturiero”.
In ogni caso, sul Bilancio 2018, graveranno i costi della mancata
deducibilità dell’IMU. Infatti, nel corso del dibattito sulla Manovra,
Confartigianato ha richiesto di innalzare la deducibilità dell’IMU
corrisposta sugli immobili strumentali all’esercizio dell’attività
economica - oggi limitata al 20% - per giungere in un triennio alla
totale deducibilità dal reddito d’impresa. Sulla base delle
informazioni rese disponibili nella risposta del Ministro Pier Carlo
Padoan ad una interrogazione in Commissione, il minore gettito per
IRES, IRPEF e IRAP che sarebbe determinato dalla deducibilità
integrale, a regime, è pari a 636 milioni di euro.
“La mancata applicazione del dispositivo proposto – rimarca Matzutzi -
mantiene un iniquo prelievo fiscale sulle imprese, generando l’effetto
perverso di “ulteriori tasse sulle tasse””.
Una recente indagine sempre dell’Ufficio Studi di Confartigianato sul
peso della fiscalità in Sardegna, calcolava in 9.467 euro le tasse
locali che una impresa tipo doveva pagare ogni anno solo per esistere.
Il conto totale è dato da IRAP, addizionali comunali e regionali, IMU
e Tasi. Un carico fiscale insostenibile per tantissimi imprenditori.
L’indagine analizza la pressione fiscale per una micro impresa-tipo
(soggetta a IRPEF composta da 2 lavoratori indipendenti e 3 dipendenti
a tempo indeterminato, che ha di proprietà un immobile produttivo.
Il
fisco locale + la “tassa sulla tassa”, relativa all’indeducibilità
dell’IMU, pesano su una piccola-micro impresa della Sardegna per una
cifra poco sotto i 10mila euro (9.467 euro per l’esattezza) con una
differenza positiva (ovvero in favore delle imprese) di 1.697 rispetto
alla media nazionale di 11.164. All’interno di questa cifra, ogni
dipendente costa, in tasse, ben 1.893.
Significative le differenze di tassazione all’interno delle varie
province sarde: tra la più “cara”, Sassari con 9.768 euro a impresa e
Oristano, la più “economica” con 8.776, ci sono quasi 1.000 euro di
differenza. Nel mezzo Cagliari con 9.646 euro, Carbonia-Iglesias con
9.404, Olbia-Tempio con 9.399, Medio Campidano con 9.373, Nuoro con
9.177 e Ogliastra con 8.857.
“Confartigianato, anche livello Nazionale – conclude il Presidente di
Confartigianato Sardegna - continuerà a chiedere una riforma che
riduca la pressione fiscale che grava sulle piccole imprese. E’
necessario ridurre la tassazione sugli immobili produttivi (capannoni,
laboratori, macchinari, attrezzature) che non possono essere
considerati alla stregua delle seconde case. E va abolito il groviglio
IMU/TASI/TARI, che come nel gioco delle tre carte vede sempre vincente
il banco”.