Sabato 1° Agosto arrivano i saldi.
È una certezza, forse la sola,
rispetto al periodo drammatico di profonda crisi che sta attraversando
il commercio.
La questione della data dei saldi, in anno COVID, ha infatti generato
polemiche e problemi.
Confcommercio Federdistrubuzione e le
Associazioni dei Consumatori erano d’accordo per la data del primo
Agosto ma era necessario cancellare il divieto di vendite
promozionali, che in Sardegna dura per i 40 giorni antecedenti la data
dei saldi per disposizione dell’art 7 della LR 5/2006, Confesercenti e
i CCN invece erano per lasciare il quadro come proposto dalla Regione
– no vendite promozionali per i 40 giorni antecedenti e saldi al 1°
agosto.
“Una vittoria di Pirro afferma Nando Faedda - Presidente Confcommercio
Sardegna.
Gli stessi CCN dopo pochi giorni si sono resi conto che
senza fare promozioni o saldi era difficile fare uno scontrino. Ormai
però era tardi; è stato quindi confermato il quadro divieti di vendita
promozionale per 40 giorni e saldi al 1 agosto. Confidiamo che la dura
lezione che ora le imprese hanno sulla pelle induca tutto il comparto
unitamente alla Regione ad una riflessione profonda che faciliti la
revisione del sistema delle promozioni e dei saldi, ormai desueto,
dove le micro imprese sono sempre perdenti rispetto alle aziende medie
e grandi che hanno sistemi di incentivazione agli acquisti innovativi
tecnologicamente avanzati diretti alla fidelizzazione.
A conferma
dell’orientamento vincente che avevamo assunto, la stessa Conferenza
Stato Regioni il 23 Luglio è tornata sui suoi passi e ha liberalizzato
i saldi.
Campania e Friuli, ad esempio, hanno iniziato da Sabato 26”.
I saldi, al di là dei problemi legislativi ed organizzativi, sono
sempre un’importante opportunità per le famiglie.
Secondo l’ufficio Studi di Confcommercio in Italia una famiglia
spenderà in media € 135,00, € 58,00 a testa.
In Sardegna, a conferma
della scarsa capacità reddituale e delle difficoltà occupazionali,
ogni famiglia spenderà in media € 117,00, € 39,00 a testa.
Si prediligerà l’acquisto di abbigliamento e calzature, cercando
offerte per il back to scool sull’invenduto dalla primavera con
lock-down.
Le regole da rispettare non sono cambiate - ricorda il coordinatore
regionale - Sara Pintus.
Per un corretto acquisto degli articoli in
saldo, è bene che chi compra sappia che se l’indicazione del prezzo
“prima” e “dopo”, con la relativa percentuale di sconto applicata, è
obbligatoria, non è invece mai obbligatorio il cambio dopo l’acquisto.
Questo è generalmente lasciato alla discrezionalità del commerciante,
a meno che il prodotto non abbia gravi vizi occulti nel qual caso
scatta l’obbligo o della sostituzione, o della restituzione del
prezzo.
Il pagamento con carta non può essere rifiutato dal negoziante se nel
punto vendita è esposto l’adesivo che attesta la relativa convenzione;
non c’è invece alcun obbligo che i prodotti in saldo appartengano
alla stagione in corso né che il prodotto possa essere in ogni caso
provato, possibilità lasciata alla discrezionalità del commerciante.
Causa COVID sia i commercianti che i consumatori devono rispettare le
regole di prevenzione: accesso ai locali con mascherina, disinfezione
delle mani, soprattutto prima di provare i capi, permanenza nel
negozio il tempo necessario agli acquisti, mantenimento della distanza
interpersonale di almeno un metro.
Confcommercio Federmoda ha
predisposto un decalogo già diffuso alle imprese associate
È un momento molto atteso, soprattutto quest’anno di grande
difficoltà – ricorda Nando Faedda.
In particolare il settore della
moda ha registrato fortissimi cali di fatturato legati al periodo di
confinamento e si confida nei saldi per rimpinguare le casse e
richiamare i lavoratori ancora in cassa interazione.
Il COVID ha messo
in ginocchio il comparto: tra assenza di lavoratori stagionali e
turisti, cassa integrazione e smart working, siamo in un buco nero da
cui è difficile uscire. I commercianti registrano cali di fatturato
superiori al 40%.
Le misure dello Stato hanno tamponato ma non sono
sufficienti, la Regione non ha previsto misure specifiche come invece
fatto per altri comparti.
Sarà difficile superare questa nuova crisi”.
Secondo l’Istat comparando i dati 2019 2020 fino a giugno, si
registrano variazioni tendenziali negative per quasi tutti i gruppi di
prodotti non alimentari.
Le diminuzioni maggiori riguardano
l’abbigliamento e calzature, (-38,9%), articoli in cuoio e da viaggio
(-35,1%) Foto-ottica e pellicole (-37,6%).
Rispetto a giugno 2019, il
valore delle vendite al dettaglio diminuisce del 19% per le imprese
operanti su piccole superfici, del 4,% per la grande distribuzione
mentre è in deciso aumento il commercio elettronico (+39,7%).
“I saldi sono un momento importante per la vita delle imprese ma il
commercio non è solo questo.
La legge regionale n° 5 del 2006 è molto
vecchia ormai superata in tantissimi contenuti.
L’Assessore Chessa ha
dato disponibilità per la riforma.
Noi lo invitiamo a partecipare ai
tavoli di studio e programmazione che attiveremo a settembre.
Il
commercio riguarda oltre 43mila imprese, incide sull’uso del suolo,
sulla riqualificazione urbana, sulla vita delle persone soprattutto
nei piccoli comuni in cui costituisce un’infrastruttura fondamentale
di servizi.
Se si vuole rimanga in piedi bisogna sostenere forti
azioni di innovazione tecnologica e evoluzione digitale.
Attendiamo
una legge di incentivazione specifica ormai da anni ricordiamo,
infatti, che l’ultimo bando dedicato al commercio risale al 2008.
Uno
dei principali comparti dell’economia locale non può essere trascurato
– conclude il Presidente Faedda.