Oltre al crollo produttivo si registra una autentica invasione di
miele straniero (due barattoli su 3 sono importati) che rischiano di
far chiudere gli alveari sardi.
E’ l’allarme lanciato da Coldiretti Sardegna che denuncia come questo
settore, fondamentale dal punto di vista ambientale, rischi il
collasso visto che è anche quasi l’unico in cui con la produzione
crolla anche la remunerazione agli apicoltori e lancia l’hashtag
#compramielesardo.
Il 2020 ad oggi è una delle annate più negative per gli apicoltori. In
primavera le produzioni di miele sono state quasi nulle. Nel sud
Sardegna si sono fermate al 20% (- 80%), circa 4 kg ad alveare
rispetto ai 20 kg di media.
A salvarsi, per modo di dire, sono state
solo alcune aree del centro Nord Sardegna e Logudoro (che
rappresentano circa il 15% del settore sardo) dove le perdite si sono
fermate al 50%.
Quest’anno sarà molto difficile trovare miele di
arancio sardo visto che gli agrumi in forte stress per il clima
anomalo hanno fiorito con un mese di anticipo, senza una secrezione
nettarifera sufficiente alla raccolta.
Le fioriture prodotte sono
prevalentemente di macchia mediterranea ed asfodelo, assente quella di
cardo.
E non va meglio d’estate.
La produzione dell'eucalipto, ancora
di salvezza degli apicoltori, quest’anno si è sviluppata in modo molto
più lento a causa del forte maestrale che ha colpito la Sardegna nel
momento di maggior produzione nettarifera delle piante e ha
compromesso la capacità operativa delle api e produttiva della pianta.
Inoltre la presenza della psilla, parassita delle piante, sta
annullando la secrezione nettarifera della pianta fermando la
produzione a circa 8 kg ad alveare.
Il 2020 insomma si attesta tra una delle peggiori annate per gli
apicoltori, rischiando di eguagliare quella horribilis del 2012.
Le cause del crollo delle produzioni sono dovute ai cambiamenti
climatici.
Un inverno caldo e siccitoso, le gelate primaverili e il
maestrale estivo ne sono la causa.
In queste condizioni le api hanno
scarse possibilità di raccogliere il nettare e il poco miele prodotto
lo utilizzano come alimento.
Un problema non solo economico ma anche ambientale visto che le api
rappresentano un indicatore rilevante del suo stato salute.
La loro
opera è fondamentale per la primaria funzione di salvaguardia della
biodiversità e nel lavoro degli agricoltori con l’impollinazione
delle colture ortofrutticole e sementiere.
Si calcola che una singola
ape visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro
milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele.
Secondo la FAO, 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa
misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci
sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, le angurie ed i
meloni.
Oltre che produttivo il problema è anche di mercato.
Le vendite di
miele sono ferme a causa di una stagione turistica estiva mai partita
dovuta all’emergenza sanitaria del Covid. Dopo la crescita delle
vendite durante il lockdown la vendita del miele adesso si è bloccata
per l’assenza di turisti e la minor capacità di spesa dei sardi.
Ma a
condizionare il mercato è soprattutto la presenza delle miscele di
miele straniero a prezzi economici, con due barattoli su tre di
origine straniera.
Secondo elaborazioni Coldiretti (su dati Istat) il
40% arriva dall’Ungheria e oltre il 10% dalla Cina.
Per questi motivi i 1767 apicoltori rischiano di dover dismettere i
66.773 alveari presenti in Sardegna.
A rischio sono ovviamente gli 828
apicoltori professionali (939 sono in autoconsumo, i cosiddetti
hobbisti).
A tutto questo si aggiunge anche la solita burocrazia, macigno sempre
più pesante per le imprese agricole. “Circa il 70% degli apicoltori
aspetta ancora gli indennizzi per la siccità del 2017 – ricorda il
presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu - una lentezza
ingiustificabile e improponibile per imprese che aspettano da tre anni
nell’incertezza assoluta.
Cosi come si riscontrano altri ritardi
sulla legge 19 del 2015 che concede dei contributi agli apicoltori.
A
distanza di 5 mesi dalla presentazione delle domande, ancora non si
conoscono neppure le graduatorie, facendo vivere nell’incertezza e
impedendo agli apicoltori di poter pianificare i propri investimenti
aziendali”.
“L’apicoltura è uno dei settori più trascurati nonostante l’importanza
che assuma dal punto di vista ambientale – afferma il direttore di
Coldiretti Sardegna Luca Saba.
Sono i primi a subire le conseguenze
dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento a testimonianza della
centralità che assumono le api per l’ambiente. Inoltre subiscono
pesantemente il peso di una concorrenza sleale dalle importazioni di
miscele di miele stranieri di bassa qualità.
Per questo è importante
la nostra scelta. Compriamo sardo, diamo un contributo all’ambiente e
alla nostra economia, scegliamo il miele dei nostri apicoltori, un
prodotto garantito del quale conosciamo l’origine”.
L’indicazione “Italia” indica che il miele è raccolto interamente sul
territorio nazionale. Nel caso in cui il miele provenga da più Paesi
dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione
“miscela di mieli originari della CE.
Se invece proviene da Paesi
extracomunitari deve contenere la scritta “miscela di mieli non
originari della CE”, mentre, se si tratta di un mix, va scritto
“miscela di mieli originari e non originari della CE”.