È passato poco meno di un mese dalla ripresa della mobilità dopo il
lockdown dovuto alla
pandemia da Covid-19 e il primo bilancio degli operatori turistici non
si discosta dalla
disastrosa fotografia annunciata e ribadita tante volte in questi mesi
come campanello di
allarme oltre che dall’ultimo dato sul fatturato del mese di giugno
che registra un calo del
95% rispetto allo scorso anno.
Ulteriore conferma che il settore è il
più colpito dagli effetti
della pandemia.
A peggiorare il quadro devastante ci sono ora anche i dati di una
ricerca dell’Università di
Sassari che ha chiesto agli operatori un riscontro su quello che
stanno vivendo.
Difficoltà
di accesso alla Sardegna, scarsa e errata comunicazione da parte delle
istituzioni in fase 3
e promozione della destinazione latitante: sono i principali ostacoli
che gli operatori
stanno riscontrando nonostante le reiterate richieste e proposte
avanzate dalla categoria
ai vertici della Regione.
“In una stagione difficile come quella appena iniziata gli
imprenditori hanno fatto sin da
subito la loro parte, le istituzioni regionali no”, attacca il
presidente di Federalberghi
Sardegna, Paolo Manca.
“A oggi oltre il 50% delle strutture ha aperto,
assumendo decine di
migliaia di lavoratori, ma non un euro è arrivato nelle casse degli
alberghi, non c’è alcuna
certezza dei contributi promessi per agevolare le assunzioni, il
rischio sanitario è sempre
alla porta e nessuna indicazione è arrivata.
E soprattutto non è stata
organizzata alcuna
adeguata promozione per facilitare la ripartenza”, spiega Manca.
“L’emergenza avrebbe richiesto tempi rapidi di decisione e azione,
così non è avvenuto: la
Sardegna avrebbe potuto sfruttare a pieno i vantaggi della sua natura
insulare e del basso
livello di contagio del virus, ma non lo sta facendo”, ribadisce il
presidente puntando il dito.
“Abbiamo mantenuto con i rappresentanti della Regione le
interlocuzioni aperte per mesi,
le azioni da intraprendere erano chiare come le nostre proposte
avanzate sin da marzo: se
non si scongiurerà il disastro completo non c’è alcun dubbio su dove
ricercare le
responsabilità di questo flop annunciato”.
La ricerca
L’indagine è stata realizzata da Giacomo del Chiappa, docente di Marketing del
Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali in collaborazione e con
il patrocinio di
Federalberghi Sardegna in due tempi, la seconda rilevazione è stata
effettuata nel periodo
tra il 22 e il 30 giugno.
L’analisi punta a monitorare l’evoluzione
del tasso di occupazione e
delle cancellazioni, individuare la ripartizione geografica delle
prenotazioni, capire quali
siano i loro canali di acquisizione e indagare se e in che misura le
regole di accesso all’isola
e nelle spiagge stiano limitando l’appeal della Sardegna.
I dati sono relativi a un campione di 360 strutture tra hotel ed extra
alberghiero.
Il primo
dato da rimarcare è quello della provenienza.
I turisti che hanno
prenotato nelle strutture
ricettive sarde sono per lo più italiani: il 75%, con dentro il 22% di
sardi. Gli stranieri sono
solo il 25%, concentrati nella seconda parte della stagione.
Queste prenotazioni determinano un basso tasso di riempimento di tutte
le strutture di
accoglienza che non supera il 10% delle camere disponibili per il 43%
degli hotel a luglio,
per il 30% ad agosto, per il 55% a settembre e per il 79% a ottobre.
Se si innalza la soglia al
30% delle camere occupate si scopre che il 79% degli alberghi a luglio
non la supera, così
come il 71% ad agosto, l’84% a settembre e il 92% a ottobre.
Sono le cancellazioni delle prenotazioni arrivate prima del 3 giugno a
dare il quadro della
perdita già maturata.
Si registra un numero importante di
annullamenti: per il mese di
luglio quasi il 40% delle strutture ha registrato un calo oltre il
60%, insomma ha perso due
prenotazioni su tre.
Per gli altri mesi il dato si riduce, ma non è
sempre positivo perché gli
annullamenti arrivano all’ultimo momento.
Dall’analisi delle risposte arrivate dagli operatori sono stati
analizzati anche i canali da cui
stanno arrivando le prenotazioni e regalano l’unico dato positivo
della ricerca: si ribalta la
modalità di prenotazione.
Non più agenzie di viaggio o portali web, i
turisti preferiscono,
in fase post Covid, i canali diretti di contatto con la struttura,
primo tra tutti il telefono
oltre che la mail e il sito.
Nel dettaglio il 54% degli operatori
registra la maggioranza delle
prenotazioni attraverso il canale diretto, contro il 46% dell’indiretto.
Le criticità
Il capitolo delle criticità più grandi si apre con la domanda sui
trasporti.
Pensa che le
modalità di accesso all’Isola limitino le prenotazioni e le richieste
di vacanze in Sardegna?
La risposta è netta: sì per il 66,3% degli operatori, no per il
restante 33,6%.
Ancora più
specifico il quesito relativo alle spiagge: gli operatori non trovano
sufficientemente chiare
(il 66,8%) le regole di fruizione degli arenili.
E sono infine quattro, nell’ordine di importanza, i principali
ostacoli che impediscono
una efficace ripresa del turismo: primo tra tutti, come già
sottolineato, i trasporti, segue la
promozione e della destinazione, una programmazione territoriale
efficace e infine la
confusione sulle regole di accesso nell’Isola generata inizialmente e
che si porta dietro
ancora uno strascico di falsata percezione da parte di turisti.