«La PAC è per l'agricoltura europea uno strumento finanziario
programmatico e operativo irrinunciabile, lo è ancor di più per i
sardi, per il fatto che non esiste, da oltre un quarto di secolo, una
vera politica agricola regionale oramai affidata esclusivamente
all'Europarlamento e alla Commissione agricola europea», spiega il
presidente della Cia Sardegna, Francesco Erbì.
«La Pac non è in discussione; serve agli agricoltori e allevatori
sardi ma alcuni elementi contenuti nelle proposte di regolamento non
sono accettabili.
Sono previste azioni ingiustificate di riduzione del budget attuale
del 5% sui pagamenti diretti e del 15% sul programma di sviluppo
rurale», continua Erbì.
«L'assenza di un confronto su questa materia è
fonte di preoccupazione per la CIA Agricoltori Italiani della
Sardegna.
E uno degli argomenti più controversi, sicuramente da osteggiare, è
la proposta di convergenza esterna, secondo cui tutti gli stati membri
devono ricevere la stessa quantità di risorse a parità di superfici
agricole impegnate nei processi di produzione.
Questo, a causa delle enormi differenze dei sistemi economici
relativamente al costo della vita e dei costi di produzione,
genererebbe una situazione di forte squilibrio che penalizzerebbe
l'agricoltura regionale oltremodo, creando vere e proprie crisi di
competitività e di mercato e portando alla chiusura una moltitudine di
imprese che vedono nelle risorse provenienti dalla PAC il 30-40% del
reddito d'impresa», precisa il presidente della Cia sarda.
«Il superamento dei titoli storici varrebbe per l’agricoltura sarda
una disponibilità aggiuntiva di fondi compresa tra 100 e 150 milioni
di euro anno. Questo darebbe vita a un processo di riequilibrio per
quelle imprese che oggi, pur con le medesime caratteristiche
produttive e stesse superfici, ma collocate in regioni diverse, godono
di benefici differenti: si può arrivare all'assurdo che una usufruisca
di un pagamento di 7.500 euro anno a ettaro, mentre in Sardegna non si
arrivi mediamente a 180 euro ettaro per anno».
Affinché le imprese agricole sarde non restino spiazzate e inermi
davanti alla nuova PAC, la Cia esorta la Regione:
«Ci aspettiamo che
siano traslate le dichiarazioni programmatiche del presidente Solinas
in questioni pratiche e operative: l'agricoltura sarda, identitaria,
la si fa rivendicando e praticando il protagonismo dei territori e
delle sue comunità rurali, e affermando le pari dignità, lontano dal
corporativismo egoistico che spesso contraddistingue queste
rivendicazioni».