L'idea di Nicola Mancini corre : i l mondo produttivo che ruota
intorno al mirto e alle altre piante aromatiche ha trovato il momento
magico della promozione vera e senza confini. Stesso discorso per
quanto riguarda le produzioni dell'agroalimentare di eccellenza della
Sardegna.
Mirtò, il Festival internazionale del Mirto, ha ottenuto una
visibilità internazionale, ha allargato l’orizzonte geografico e
merceologico della sua offerta, ma non dimentica i produttori del
mirto.
Il Dna di Mirtò, quel mondo produttivo che ruota intorno a un
liquore, che è diventato sinonimo di Sardegna, rappresenta la prima
vocazione di una rassegna nata sulla spinta del successo nazionale del
Vinitaly.
Partendo da un piccolo paese della Gallura, Nicola Mancini,
l’ideatore di Mirtò, insieme all’allora giovane assessore Giuseppe
Pinna, hanno trasformato una saga dal forte richiamo popolare in una
macchina di promozione di tutto il territorio e le eccellenze della
Sardegna. Insieme a loro il presidente della Pro Loco dell’epoca,
Giuseppe Fancellu, con lo staff e il direttivo dell’associazione
Mirtò, che sono rimasti invariati nel tempo. Poi la decisione nel 2016
di trasferirsi ad Olbia, la città di Nicola Mancini, grazie ad un
accordo sottoscritto e fortemente voluto dal Comune, con l’assessore
al Turismo, Marco Balata e dalla Confcommercio Gallura, grazie al
presidente Pasquale Ambrosio.
. Il grande attore e regista George Clooney considera il mirto il suo
elisir di giovinezza. Durante le riprese ad Olbia della serie
“Catch-22”, andata in onda su Sky Atlantic, sia lui che lo staff della
Paramount sono stati omaggiati del mirto dei produttori nel catering
del set che era stato allestito dallo stesso Nicola Mancini, Salvatore
Pinducciu e Giovanni Pirina e da tutto lo staff di Mirtò. Clooney è un
amico di Mirtò ed è diventato anche un ottimo testimonial delle
bellezze della Sardegna.
A partire proprio dalla sua passione per il
mirto. In un’intervista al settimanale Oggi, lo stesso George Clooney
aveva raccontato il suo amore per la Sardegna («è come una seconda
casa italiana, per noi, dopo Laglio») dove ha girato parte della sua
serie Catch-22. «Adoro il pane Carasau! Ne mangerei a quintali. E poi
il mirto: lo conosco da 20 anni, ma bevendolo tutti giorni per mesi…
Guardami: non mi ha fatto ringiovanire?», ha scherzato con il
giornalista.
Il mirto e Mirtò hanno quindi conquistato nel tempo palcoscenici
nazionali e internazionali. In questa quinta edizione di Mirtò il
modello del Vinitaly in salsa gallurese è stato affinato, con gli
stand e gli espositori che si sono ritrovati al centro di Olbia, lungo
il Corso Umberto. Unendo le forze, usufruendo dell’esperienza di
Mirtò, questa quinta edizione appena conclusa si è rivelata un
formidabile mezzo di promozione per le aziende partecipanti.
Tra queste c’era Mintou, di Armando Columbano.
“Siamo di Arzachena e
produciamo mirto tradizionale e barricato – spiega Columbano -.
Soprattutto quest’ultimo è piaciuto molto ai visitatori. Considero
Mirtò una vetrina fondamentale per le aziende, una manifestazione
bellissima e una tappa imprescindibile che permette di farci conoscere
ed esporre le eccellenze della Sardegna. E’ stato molto interessante
anche scambiare le reciproche esperienze con gli altri produttori”.
Tra i produttori anche l’azienda Galù Liquori, di Anna Piccinnu.
“Abbiamo partecipato a Mirtò fin dall’inizio, partendo dallo stesso
paese gallurese, possiamo dire di essere nati insieme – sottolinea la
Piccinnu -. Produciamo il mirto tradizionale e la crema di mirto.
Siamo gli unici a produrla poi direttamente dalle foglie del mirto. La
nostra clientela è di un livello alto, crediamo di poter garantire un
prodotto di fasci alta per clienti che abbiano capacità di spendere”.
Direttamente da Ilbono, in Ogliastra, arriva l’azienda agricola Tarè,
di Nando Piroddi. Produttori di liquori da tutte le materie prime:
mirto, ovviamente, ma anche corbezzoli e fichi d’India. “Abbiamo una
produzione variegata e vendiamo anche fuori dalla Sardegna: ci
avvaliamo di punti vendita a Milano, Torino e Roma – conferma Piroddi
-. Il mercato va bene, quest’anno abbiamo aumentato le vendite del
30%”. Tra i partecipanti anche Fragus e Saboris de Sardigna, azienda
di Sadali specializzata nella coltivazione di piante aromatiche da cui
ricava, oltre i liquori tra cui il mirto, olii essenziali, idrolati,
oleoliti, unguenti e saponi. “Per noi è sempre un piacere partecipare
a Mirtò, vorremmo tornare anche l’anno prossimo” dice Frediano Mura.
Tra i tanti turisti c’è stata per loro anche una visita inaspettata:
un ricercatore del Cnr che visiterà l’azienda per studiare i metodi di
produzione e i macchinari brevettati per la produzione degli olii
essenziali.
Una grande convinta partecipazione di aziende produttrici
di mirto che hanno creduto nel progetto e hanno aderito convintamente
alla quinta edizione di Mirtò: il mirto Mannena di Antonello
Orecchioni, importante imprenditore di Arzachena; come il mirto
Marchese di Gallura, di Valentina Marchese, che dopo aver ottenuto la
laurea specialistica in Scienze Agroambientali, scelse di tornare a
Sant’Antonio di Gallura per curare la sua azienda. C’è poi Sapori
Santoni, di Pasqua Santoni, un laboratorio artigianale dove i prodotti
vengono lavorati a mano, senza conservanti e coloranti, con verdura e
frutta a chilometro zero della fertile Valle del Coghinas. O La Neula,
azienda gallurese che è nata nel settembre del 2008 e si dedica alla
produzione di olio, olive e vino. A questi prodotti ha affiancato
anche il miele e il liquore di mirto, uno dei simboli più tipici
dell’enogastronomia sarda, realizzato secondo la ricetta tradizionale.
Infine la Liquoreria Collu di Villasor, che interpreta con passione e
sapienza l’antica tradizione che sa trasformare la ricca varietà di
piante tipiche sarde in mirto rosso, distillato di vinacce più
conosciuto come filu ‘e ferru, poi il liquore di agrumi, di carruba,
di foglie di Maria Luisa e di buccia di limone (il celebre
limoncello).