A livello nazionale, Confartigianato, ad alcune migliaia di imprese
piccole imprese ad alta vocazione artigianale, ha somministrato un
questionario per capire la loro attività sul web. I risultati parlano
di 3 diversi profili: il 12% delle imprese è attivo su siti web e/o
social network e sul canale e-commerce, a fronte di un 72% attivo su
siti web e/o social network, senza esercitare vendite on line; il
restante 16% non pratica alcuna attività sulla Rete. Dall’analisi è
emerso come, in relazione alla dinamica del fatturato, il 55,3% delle
imprese che vendono anche via web, mostrano un aumento del fatturato,
quota di 6,1 punti superiore alla media. Le imprese attive sul canale
e-commerce presentano una più elevata intensità di relazione con altre
imprese, pari al 66,7% dei casi e superiore di 12,1 punti rispetto
alla media. È esposto sui mercati esteri il 46,8% delle imprese attive
nella vendita on-line, quota che supera la media per 20,3 punti.
L’attività innovativa, di prodotto e/o di processo e/o di marketing,
viene svolta dall’83% delle imprese che sfruttano su tutti i fronti
(sito, social e vendite on-line) le opportunità della Rete, quota più
alta di 8,0 punti rispetto la media. L’80,9% delle imprese che vendono
sul web hanno programmato nel biennio 2018-2019 di effettuare almeno
un investimento digitale, quota di 25,4 punti più alta della media.
Una impresa su due (48,9%) attive sull’e-commerce ha introdotto in
azienda una o più tecnologie digitali – si tratta di manifattura 3D,
internet delle cose, social manufacturing e/o cloud computing, realtà
aumentata, realtà virtuale, robotica e nanotecnologie – quota di 7,7
punti superiore alla media. Il segmento delle imprese potenzialmente
adatte all’e-commerce è pari al 21,3% delle imprese con sito web e/o
social network, a cui si somma il 9,1% di imprese oggi non attive
sulla Rete che presentano caratteristiche evolutive adatte alla
vendita on line. Si può concludere che ogni 10 imprese attive nelle
vendite via web ve ne sono 13 con sito web e/o sui social network che
presentano caratteristiche evolutive che potenzialmente le abilitano
all’apertura del canale dell’e-commerce.
Tutto questo conferma la Sardegna, quale terra fertile per lo sviluppo
delle attività connesse al web e allo sviluppo della manifattura
digitale anche se il settore si scontra con i problemi
infrastrutturali comuni a tutto il Paese. Secondo Confartigianato,
infatti, le imprese italiane connesse alla banda ultra larga sfiorano
il 27% cento, mentre nell’Unione Europea si supera il 40%. Un gap che
si riflette sull’attività commerciale delle aziende. Per correre
nell’economia digitale, però, servono competenze specifiche. Secondo
recenti dati, questa sfida è stata raccolta dal 14% delle piccole
imprese regionali, che nel 2018 hanno realizzato corsi di formazione
Ict per i propri collaboratori. Ma quasi un terzo dei piccoli
imprenditori continua a denunciare difficoltà di reperimento di
manodopera specializzata in tecnologie 4.0 e con capacità matematiche
e informatiche. Secondo l’Associazione Artigiana, a livello nazionale,
le piccole imprese italiane hanno varcato le frontiere
dell’innovazione anche per quanto riguarda la robotica. Sono, infatti,
circa 9.500 i piccoli imprenditori che utilizzano i robot nelle fasi
di produzione.
“Quello della digitalizzazione delle imprese è un percorso ancora
lento soprattutto per le realtà che negli anni hanno costruito solide
reti commerciali “tradizionali” – rimarca il Presidente – la
trasformazione va gestita soprattutto durante il passaggio
generazionale. Rimandare questo “salto” può significare restare fuori
da opportunità di crescita”. “L'innovazione danneggia chi non la fa ma
è necessario farla con l’anima, la passione e la creatività dell’uomo
– conclude Matzutzi - perché non c’è intelligenza artificiale o
algoritmo che possa copiare il sapere artigiano oppure imitare o
sostituire le cose belle e ben fatte che nascono nelle nostre
imprese”.