Occorre rendere disponibili al più presto i nomi delle aziende che
importano alimenti dall’estero per rivenderli sotto la copertura di
marchi nazionali. E’ quanto ha chiesto il presidente della Coldiretti
Ettore Prandini all’incontro con 5mila agricoltori, allevatori e
pastori della Coldiretti Sardegna con il vice premier Matteo Salvini.
Grazie allo storico pronunciamento del Consiglio di Stato del 6 marzo
2019 è infatti caduto il segreto di Stato sui cibi stranieri che
arrivano in Italia e - ha sottolineato Prandini – “occorre definire
subito le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le
informazioni relative alla destinazione dei prodotti agro-alimentari
stranieri importati in Italia”.
Sarà finalmente possibile sapere da dove viene il latte impiegato in
yogurt, latticini o formaggi di una determinata marca ma
l’affermazione del principio – ha precisato Prandini - deve valere
anche per la provenienza della frutta in succhi e marmellate o della
carne impiegata nei salumi, che invadono il Paese all’insaputa dei
consumatori. Finora una complessa normativa doganale ha impedito
l’accessibilità dei dati sulle importazioni senza significative
ragioni n una situazione in cui, secondo la Coldiretti, contiene
materie prime straniere circa un terzo (33 per cento) della produzione
totale dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con
il marchio Made in Italy, a danno delle aziende agricole,
dell’occupazione e dell’economia nazionale.
Una mancanza di trasparenza che va combattuta - ha sottolineato
Prandini – anche con l’emanazione in tempi brevi dei decreti per dare
piena attuazione alle norme sull’obbligo di indicare in etichetta
l’origine di tutti gli alimenti approvata con la legge sulla
semplificazione, per valorizzare la produzione agroalimentare
nazionale e consentire scelte di acquisto consapevoli. Un
provvedimento che – ha aggiunto Prandini – pone l’Italia
all’avanguardia in Europa nelle politiche per la trasparenza
dell’informazione e, proprio per questo, bisogna ora lavorare per
estendere le stesse garanzie in tutta l’Unione Europea dove rischiano
di entrare in vigore nell’aprile 2020 norme fortemente ingannevoli per
i consumatori. Una esigenza – precisa Prandini – anche per garantire
una maggiore sicurezza delle merci in entrata nell’Unione Europea,
dopo le difformità sui controlli dei prodotti extracomunitarie
evidenziate dalla Corte dei Conti Europea.
In Italia oltre quattro
prodotti su cinque pericolosi per la sicurezza alimentare provengono
dall’estero (83%), secondo elaborazioni Coldiretti sugli allarmi del
sistema di allerta Rapido (Rassf) nel 2018.
Il cambio di atteggiamento nei rapporti con l’Unione Europea è
importante anche nella battaglia sulla riforma della Politica agricola
comunitaria (Pac), dove l’Italia – ha sottolineato Prandini – è
chiamata a scongiurare ulteriori tagli nel nuovo bilancio europeo per
l’agricoltura che aggraverebbe la condizione di pagatore netto del
Paese. Per questo – afferma Prandini – è importante garantire anche la
stabilità politica all’Italia in modo da avere continuità nei rapporti
con l’Europa. Si riconosce al Governo l’impegno, per la prima volta
dopo decenni, nella difesa dei marchi storici dal rischio della
delocalizzazione che nell’agroalimentare ha spesso significato portare
all’estero gli approvvigionamenti agricoli e la trasformazione
industriale ma – ha continuato Prandini – è necessario che un
eventuale marchio distintivo del Made in Italy garantisca l’origine
nazionale della produzione agricola.
Occorre combattere i furbetti del falso Made in Italy che producono
all’estero sfruttando immagini, colori e prestigiosi marchi che
richiamano all’italianità senza avere alcun legame produttivo con la
realtà tricolore. Una battaglia – ha affermato Prandini - per la quale
è strategica la riforma dei consorzi di tutela in modo da favorire un
concreto coinvolgimento della parte agricola su scelte e programmi. In
un momento difficile per l’economia – ha sottolineato Prandini -
bisogna snellire la burocrazia per le imprese agricole e recuperare
sul mercato il valore della trasparenza con misure a costo zero che
valorizzano il Made in Italy e combattono la concorrenza sleale, oltre
a promuovere sempre più la diffusione dei nostri prodotti all’estero
come sta avvenendo nei supermercati della più grande catena del Qatar,
presente in 31 Paesi, con spazi dedicati alla vendita dei veri
prodotti agricoli italiani dove presto – ha concluso Prandini -
arriverà anche il pecorino.