Nuova dura giornata per il mondo delle campagne. I pastori stanno
continuando a sversare il latte nelle fogne. Ormai l’iniziativa si è
diffusa in tutto il territorio regionale e oltre che nei propri ovili
si è cominciata a farlo anche in strada. Ma c’è anche chi il latte ha
deciso di trasformarlo in azienda o regalarlo.
"E’ da tre mesi che lo diciamo che si stava tirando troppo la corda.
Ancora ieri la parte industriale non è convenuta alle nostre proposte
ma ha chiesto un ulteriore rinvio non rendendosi conto che il tempo è
scaduto – dice il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -.
Per noi e per tutto il mondo della produzione il tavolo è
momentaneamente chiuso andremo avanti con la mobilitazione. E’
fondamentale l’unita di tutto il settore produttivo.
La mobilitazione
sta seguendo due binari: quello delle iniziative dimostrative e quello
legale. Ci rifaremo all'articolo 62 della legge 1 del 2012 in cui sono
previste sanzioni oltre i 3 milioni. Lo faremo contro quegli
industriali che pagano il latte sotto i costi di produzione, cioè a 60
centesimi. Abbiamo i dati certificati da Ismea che lo dimostrano..
L’art. 62 al comma 2 “vieta qualsiasi comportamento del contraente
che, abusando della propria maggior forza commerciale, imponga
condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, ivi comprese, ad
esempio: qualsiasi patto che preveda prezzi particolarmente iniqui o
palesemente al di sotto dei costi di produzione”.
“Stiamo portando avanti iniziative concrete e mirate – aggiunge il
direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -. Abbiamo anche altre
denunce legali che metteremo in campo a tutela dei pastori. Adesso
spetta ai trasformatori dare un segnale concreto e immediato
proponendo un prezzo di acconto più alto di questi miseri 60
centesimi”.