Anche la vendemmia di quest’anno, come lo scorso anno, è infatti
condizionata dalle avverse condizioni metereologiche e si preannuncia,
secondo le previsioni di Assoenologi, inferiore del 19% (560.000
ettolitri) rispetto alla media regionale degli ultimi 5 anni
(690.000), - 7% rispetto agli ultimi 10 anni (604.000), - 30% rispetto
al 2016 (804.000 ettolitri).
La Sardegna, secondo queste previsioni, è quella che in percentuale ha
le maggiori perdite tra tutte le regioni italiane rispetto alla media
degli ultimi cinque anni. Queste sono dovute alle straordinarie
precipitazioni e grandinate del mese scorso che hanno classificato
agosto come il più piovoso da quando si rilevano i dati (1922), che si
sommano ad una primavera altrettanto piovosa.
L’eccesso idrico ha, nei territori dove si sono abbattuti i nubifragi
(a macchia di leopardo ma in particolare nel centro sud ed in
particolare nelle coste), praticamente rovinato gli acini. Inoltre la
lunga umidità ha favorito la diffusione dei parassiti che solo grazie
agli esperti tecnici presenti in cantina non sono stati
eccessivamente dannosi dal momento che sarebbero potuti essere molto
più cospicui.
Solo rispetto allo scorso anno (466.000 ettolitri) le previsioni di
quest’anno sono positive, + 20%. Anche 12 mesi fa, infatti, la
produzione fu condizionata in negativo dal clima anomalo. Oggi è la
troppa pioggia, nel 2017 la siccità, il troppo caldo e le gelate di
metà aprile, dimezzarono le produzioni rispetto all’anno prima – 42%;
- 32% agli ultimi cinque e – 23% rispetto ai dieci anni precedenti.
Quest’anno la situazione oltre a non essere così disastrosa è molto
frammentata: ci sono situazioni al limite e altre in cui non si
registrano perdite. Ad accomunare tutti sono sicuramente i costi di
gestione, molto più alti.
“Le ultime due annate stanno mettendo a dura prova un settore che
seppur piccolo a livello nazionale (quest’anno la nostra vendemmia
produrrà l’1% del totale italiano, che si conferma prima produttrice
mondiale di vino), si sta distinguendo per la grande vivacità,
dinamicità ed innovazione, con tanti giovani che si stanno
riavvicinando alla terra grazie alla vite” evidenzia il direttore di
Coldiretti Sardegna Luca Saba. “Prima delle calamità naturali, che
giocoforza condizionano il raccolto, il settore vitivinicolo sardo
presentava un trend positivo. Nel 2015 era la Regione che vantava la
maggior crescita di produzione in percentuale di vino in Italia
rispetto ai 5 anni precedenti con un + 37 per cento, rispetto ad una
media nazionale di + 8%”.
In Sardegna la superficie vitata è di oltre 26mila ettari, con circa
39mila aziende viticole. La media delle dimensioni aziendali è di 0,7
ettari, con il 47 per cento della superficie inferiore a 1 ettaro e il
2,1 per cento superiore ai 5 ettari.
“Anche in un momento di grave difficoltà – dice il presidente di
Coldiretti Sardegna Battista – la viticoltura sta sapendo reagire e
sta mettendo in pratica tutto il lavoro, le ricerche e le tecnologie
di cui contano in azienda. Ed è grazie ad imprenditori innovativi e
lungimiranti e ai bravi tecnici di cui dispongono che stanno reggendo
l’urto e limitando le avversità atmosferiche che altrimenti li avrebbe
mandati sul lastrico. I danni però sono comunque ingenti e il settore
necessita di liquidità. Per questo ci appelliamo ancora una volta alla
Regione affinché accorcino i tempi di liquidazione dei denari
stanziati per la siccità del 2017”.