Cresce la pressione fiscale per gli artigiani: oltre il 60% - Indagine CNA - Sassari la più esposta

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  Continua ad aumentare la pressione fiscale per le piccole e media imprese e gli artigiani italiani. Alla fine del 2018 peso esercitato dal Fisco arriverà al 61,4%, 0,2 punti percentuali in più rispetto al 2017 (61,2%). Una variazione che è arrivata ad un + 2,4% rispetto al 2001. In questa situazione generale preoccupa particolarmente la pressione fiscale in Sardegna dove – soprattutto a Sassari - l’incidenza del fisco è nettamente superiore alla media italiana. Raggiungendo una pressione del 66,5% (+6,1% rispetto al 2011). A Sassari un artigiano o un piccolo imprenditore dovranno lavorare otto mesi interi, dal primo gennaio addirittura al 30 agosto, solo per pagare l’Erario.

  All’artigiano o piccolo imprenditore sassarese netto delle incombenze tributarie resterà in cassa una parte bassissima del reddito aziendale: su 50mila euro ne rimarranno soltanto 16.754 (-3.036 rispetto al 2011). La provincia sarda in cui si pagano meno tasse continua ad essere Carbonia Iglesias che, grazie al suo triste primato di provincia più povera d’Italia, ha ottenuto numerose agevolazioni fiscali che hanno alleggerito gli imprenditori. I dati, nonostante un leggero peggioramento rispetto allo scorso anno, risultano ancora inferiori rispetto a quelli del 2011. A Carbonia la pressione fiscale è del 55,8% e un piccolo imprenditore o un artigiano devono lavorare fino al 22 luglio per pagare l’Erario. Ad Iglesias invece il peso delle tasse è del 56,9% e per pagare l’Erario bisogna lavorare dal 1° gennaio al 26 luglio.

   I dati sul carico fiscale delle piccole e medie imprese nelle città sarde sono contenuti nel Rapporto 2018 dell’Osservatorio CNA sulla tassazione della piccola impresa (Comune che vai, Fisco che trovi) curato dal Centro studi e dal Dipartimento politiche fiscali dell’associazione artigiana, che ha misurato e quantificato la pressione fiscale di 137 Comuni italiani (tra cui tutti i capoluoghi di Regione e di Provincia) facendo riferimento ad un’azienda italiana tipo: un'impresa manifatturiera individuale con cinque dipendenti, un laboratorio, un negozio e un reddito di 50 mila euro all'anno. Per questa tipologia di impresa è stato calcolato il Total Tax Rate (cioè il prelievo totale delle amministrazioni pubbliche sul reddito) e sono state determinate le variazioni del carico fiscale dal 2011 al 2018.

   IL TOTAL TAX RATE Tra fisco nazionale, regionale e comunale nel 2018 il peso complessivo del fisco (Total Tax Rate) per artigiani e PMI dovrebbe aumentare dello 0,2% rispetto al 2017, toccando il 61,4%. Negli anni della crisi il Ttr è passato dal 59,2% del 2011 al 64,5% del 2012, al 63,7% del 2013 e addirittura al 63,9% del 2014. L’unica possibilità per correre ai ripari è il ricorso, da parte delle imprese, al nuovo regime fiscale previsto dall’IRI (Imposta sul reddito delle imprese che alleggerisce la tassazione del reddito lasciato in azienda): in questo caso la pressione fiscale scenderebbe mediamente al 59,2%. La classifica complessiva della Cna – che elabora i dati fiscali dal 2011 al 2017 e li compara con le previsioni per il 2018 – attribuisce ancora una volta la maglia nera a Reggio Calabria con una pressione fiscale complessiva che tocca addirittura il 73,4%.

  Rimane seconda Bologna, con il TTR al 72,2%. Terza posizione a pari merito per Roma e Firenze con il TTR al 69,5%. La città italiana in cui i piccoli imprenditori sono meno tartassati è invece Gorizia, con una pressione fiscale del 53,8%, seguita a poca distanza da Udine (54,5%). In Sardegna la città più sostenibile fiscalmente è Carbonia con una pressione fiscale complessiva del 55,8%. Venendo nel dettaglio della Sardegna, Sassari ha la peggiore performance con il 127° posto nella graduatoria nazionale dato da una pressione fiscale del 66,5% (+6,1% rispetto al 2011). Segue Olbia-Tempio al 107° posto con una pressione fiscale del 63,8% (+3 % rispetto al 2011), Cagliari all’91° con il 62,6% (+4% rispetto al 2011), Nuoro al 73° con una pressione fiscale del 60,7% (+3,1% rispetto al 2011), Oristano al 34° posto con una pressione fiscale del 58,7% (+1,1% rispetto al 2011), Iglesias al 16° posto con una pressione fiscale del 56,9% (-0,3% rispetto al 2011) e infine Carbonia all’8° posto con una pressione fiscale del 55,8% (-0,2% rispetto al 2011).

   IL TAX FREE DAY Lo studio della Cna ha elaborato i dati in modo da comprendere in modo semplice e molto significativo fino dove arriva, in un anno, la mano del fisco sulle piccole imprese. Al Total Tax Rate corrisponde infatti il Tax free day, cioè il giorno della liberazione fiscale che mediamente per le pmi e gli artigiani italiani cade l’11 agosto. Sono le piccole imprese di Reggio Calabria a dover lavorare di più per il fisco: fino al 24 settembre, quasi un mese e mezzo oltre la media. Seguono Bologna (20 settembre), Roma e Firenze (10 settembre) Catania (8 settembre), Bari (6 settembre), Napoli (5 settembre), Cremona (2 settembre), Salerno (1 settembre), Foggia (31 agosto) e Sassari (30 agosto). Quanto alla Sardegna, a Carbonia si lavorerà per l’Erario fino al 22 luglio (solo 161 giorni di lavoro destinati alla famiglia), ad Iglesias fino al 26 (157 giorni tax free), ad Oristano fino al 1° agosto (151 giorni tax free), a Nuoro fino al 9 agosto (143 giorni tax free). A Cagliari un artigiano o un piccolo imprenditore dovrà lavorare per il Fisco fino al 15 agosto (137 giorni tax free), ad Olbia-Tempio fino al 20 agosto (132 giorni tax free), mentre, come detto, a Sassari – come detto - smetterà di lavorare per pagare l’Erario solo il 30 agosto, destinando solo 122 giorni di lavoro alla sua famiglia.

   IL REDDITO RIMANENTE AL NETTO DELLE TASSE L’elaborazione finale dello studio della Cna focalizza infine la questione più importante di tutte: nel 2018, dopo aver pagato le tasse, quanto resterà alle imprese? In premessa bisogna dire che tutti i calcoli del Centro studi della Cna hanno preso come riferimento un’impresa manifatturiera, con un laboratorio di 350 metri quadri, un negozio di 175 metri quadri, 5 dipendenti, un fatturato di 430mila euro/anno e un reddito d’impresa di 50mila euro/anno. In generale ad un imprenditore italiano dopo aver pagato le tasse, degli originari cinquantamila rimarranno 19.332 euro (- 106 la variazione 2016-2017) con una decurtazione di 1.160 euro rispetto al 2011. Somma che salirebbe a 19.515 nel caso in cui il Comune di appartenenza riconoscesse la completa esclusione dalla Tari delle aree degli immobili destinate a produrre rifiuti speciali e salirebbe a 20.358 euro nel caso in cui l’impresa scegliesse di optare per l’IRI quale metodo di tassazione dei redditi d’impresa.

   Il risultato di questa elaborazione è ancora più drammatico per gli imprenditori sardi che subiranno anche quest’anno un vero e proprio salasso. La maglia nera, come detto, spetta a Sassari dove dopo aver pagato le tasse, degli originari cinquantamila rimarranno 16.754 euro (-55 la variazione 2016-2017) con una decurtazione di ben 3.036 euro rispetto al 2011. Somma che salirebbe a 17.543 nel caso in cui il Comune di Sassari riconoscesse la completa esclusione delle aree degli immobili destinate a produrre rifiuti speciali dalla Tari e a 17.688 euro nel caso in cui l’impresa scegliesse di optare per l’IRI quale metodo di tassazione dei redditi d’impresa.