E imparare a anche a coltivare relazioni con chi proviene da culture
diverse, sfatando tabù e luoghi comuni. Un percorso che andava
cominciato da tanto tempo ma che è stato inspiegabilmente e proprio
dal mondo della scuola, ignortato o sottovalutato
Giovedì 27 febbraio fa tappa anche a Sassari “Ti castiu e (no) ti
biu”, progetto ideato dalla cooperativa sociale Il Sicomoro, che vede
un team composto da due psicologhe e due mediatori culturali entrare
nelle scuole della Sardegna per insegnare alle giovani generazioni la
cultura dell’accoglienza e del saper stare insieme.
L’appuntamento di giovedì- in programma per l’intera mattina dalle
8,30 alle 13,30 – coinvolgerà i ragazzi della II C della Scuola media
di via Mastino e i piccoli della V E della Scuola primaria di via Era.
Ti castiu e (no) ti biu, rivolto ai ragazzi degli ultimi anni delle
scuole elementari e a quelli delle suole medie e superiori, propone un
approccio che, partendo dalle esperienze dirette degli studenti nella
propria famiglia, con gli amici e nella società, porta via via a
ragionare in termini di spostamento dal proprio paese d’origine e
delle conseguenze che questo comporta. Come allacciare nuove relazioni
in un posto completamente diverso dove non si conosce nessuno e si
parla una lingua sconosciuta? Quali sono le usanze e in che cosa
differiscono rispetto a quelle del proprio paese? La cucina in che
cosa è diversa?
Sono tutti aspetti concreti (ma ce ne sono anche altri, come il
pensiero critico veicolato dai mass media e dai social) che il
progetto affronta durante la mattina dedicata a ciascuna classe. Non
manca poi uno sguardo sulle possibilità delle famiglie miste che le
nuove migrazioni indubbiamente favoriscono.
Spiega Stefania Russo, presidente della cooperativa Il Sicomoro:
“Dall’esperienza più che decennale di progettazione e gestione di
servizi per i richiedenti protezione internazionale, nasce la
convinzione della necessità di realizzare iniziative di informazione
sui temi delle migrazioni. Questo risponde agli obiettivi di creare
una conoscenza diretta di esperienze umani forti e complesse, spesso
intrise di tabù e stereotipi che impediscono una loro reale
comprensione, e di avere un’informazione che sia di stimolo per creare
relazioni interculturali e di dialogo tra la comunità locale e i
cittadini immigrati, quale modo di contrasto di atteggiamenti xenofobi
e razzisti”.
Il progetto è finanziato dalla Regione Sardegna grazie alla L.R. 46/90
piano annuale immigrazione 2019/2020 – Progetti innovativi e
qualificati in materia di Politiche di Integrazione degli Immigrati
non comunitari.