Venerdì 25 ottobre, Michele Mirabella dagli studi Rai di Roma, si è
collegato in diretta con il Laboratorio dispositivi elettronici
avanzati (Dealab, via Is Maglias) diretto da Annalisa Bonfiglio. Al
centro del servizio - che rende merito ai lavori e alla reputazione
della scuola e delle filiere di ricerca avviate dal Diee (Dipartimento
ingegneria elettrica ed elettronica, Università di Cagliari) -
materiali e sensori utili per esplorare lo stato di salute di una
persona con un semplice tatuaggio. Al collegamento, dal laboratorio di
via Is Maglias, sono intervenuti i ricercatori del Diee, Piero
Cosseddu e Andrea Spanu. Anche Danilo Pani fa parte dello staff
impegnato nelle ricerche sui “tatuaggi”.
Gli studiosi Dealab hanno presentato il loro lavoro sulla
realizzazione di tatuaggi “elettronici”. I dispositivi presentati sono
costituiti da sottili pellicole plastiche altamente flessibili, del
tutto simili ai trasferelli utilizzati dai bambini, i quali però hanno
proprietà elettroniche e possono essere utilizzati in varie
applicazioni di forte interesse biomedico. Tra queste, la rilevazione
di biopotenziali e la realizzazione di prototipi di pelle artificiale
per applicazioni robotiche.
Meglio, l’accademia e anni di studi, ricerche ed esperimenti
qualificati. Ad esempio, i grandi ustionati. “Il tatuaggio applicato
sulla pelle del paziente misura il tracciato elettrocardiografico, le
contrazioni muscolari e altre possibili variabili caratteristiche
della pelle in modo totalmente non invasivo e impercettibile da parte
del paziente”.
La professoressa Bonfiglio dirige il Dealab e guida il
team di ricerca. “Sono due le applicazioni fondamentali di queste
tecnologie: la misura di biopotenziali in pazienti con cute
danneggiata, in cui risulti impossibile l’applicazione di elettrodi
tradizionali quali quelli attualmente in uso clinico, o in neonati e/o
prematuri, la cui pelle delicata non sopporterebbe l’applicazione di
elettrodi tradizionali per lungo tempo senza dar luogo a irritazioni”.
Dagli studiosi del Dealab emerge implicito un traguardo. In pratica,
già colto. “L’interesse dei medici che lavorano nei reparti grandi
ustionati, ove è spesso difficile gestire questo tipo di misure in
pazienti con gravi ustioni, è molto alto. Alternativamente, queste
tecnologie, nate per monitorare il corpo umano, possono essere
applicate per costruire una pelle artificiale per i robot che, in
questo modo, possono acquisire sensibilità a pressione, a temperatura
consentendo loro - conclude Annalisa Bonfiglio - di acquisire una
ulteriore modalità di interazione con il mondo circostante”.
Informazioni. Prof. Piero Cosseddu 320.4373056; prof. Danilo Pani 320.4373041