Infatti, il 53,8% della popolazione della Sardegna è servita
dalla rete dati ad altissima velocità.
Lo rivela un dossier dell'Ufficio studi di Confartigianato Sardegna,
sulla “Copertura con connettività in banda ultra larga delle famiglie
sarde”, sui dati AGCOM del dicembre 2018, in base al quale solo una
fetta limitata dei sardi può beneficiare di un servizio divenuto,
praticamente, essenziale.
L’elaborazione sull’offerta di accesso ad Internet in banda ultra
larga, rivela come la nostra Isola, a livello nazionale, con una
copertura del 53,8% della popolazione (dato composto da una quota del
28,5% relativa alla velocità 30-100 Mbps e da una quota del 25,2%
relativa alla velocità 100-1.000 Mbps), occupi appena il 15esimo
posto.
Nella classifica, la cui media nazionale è del 66% di copertura
della popolazione, primeggiano la Puglia con l’82,3%, la Sicilia con
il 77,2%, la Liguria con il 75,7%, il Lazio con il 73,9% e la Campania
con il 72,3% mentre mostrano una copertura nettamente distante dalla
media, su cui influisce anche la morfologia del territorio, la Valle
d'Aosta con il 28,7%, il Molise con il 37,6% e il Trentino-Alto Adige
con il 39,2%.
“Pur riconoscendo gli sforzi fatti per il potenziamento della Banda
Ultra Larga per abbattere il digital divide nell’intero territorio
regionale, nonostante le difficoltà legate all’orografia sarda –
commenta Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato Imprese
Sardegna – dobbiamo dire che siamo ancora troppo distanti sia dalla
media nazionale, sia dalla percentuale raggiunta da altre regioni
italiane”.
“In un momento come questo, dove la competitività delle
imprese passa anche dalla possibilità di accedere a velocità di
connessione adeguate – sottolinea il Presidente – occorre completare
la realizzazione delle infrastrutture, far passare la fibra e
“accenderla”, per renderla effettivamente fruibile dai cittadini e
dalle imprese”.
Il dossier, a livello nazionale, evidenzia come nel 2012 solo il 37,2%
delle famiglie accedesse al web con connessione fissa a banda larga,
percentuale arrivata al 48,8% del 2016, registrando una crescita del
28,8% in pochi anni.
A livello provinciale sardo, le più fortunate sono le famiglie di
Cagliari, il cui territorio è coperto al 72%. Seguono quelle di
Sassari (copertura al 55,9%), del Medio Campidano (55%),
Carbonia-Iglesias (49%), Olbia Tempio (41,2%), Nuoro (38,6%), Oristano
(32,3%). Chiude, ultima nell’Isola e a livello nazionale, l’Ogliastra
con solo il 13,2% dei nuclei familiari coperti.
A livello nazionale, le famiglie più servite dalla banda ultra larga
risiedono principalmente nel Mezzogiorno e sono quelle di Bari
(91,5%), Prato (90,1%), Siracusa (88,3%), Barletta-Andria-Trani
(87,7%) e Napoli (87,5%) mentre all’opposto le meno servite sono
quelle di Ogliastra (13,2%), Valle d'Aosta (28,7%), Isernia (30,8%),
L'Aquila (31,6%) e Rieti (31,7%).
L’analisi evidenza come presentino una copertura più bassa della
media, proprio alcune delle regioni più esposte alla concorrenza
internazionale: tra le maggiori regioni esportatrici solo la quota di
famiglie servite da banda ultra larga del 68,1% rilevata per
l’Emilia-Romagna supera la media nazionale; al di sotto della media
nazionale la Lombardia con il 64,6%, il Piemonte con il 57,6% ed il
Veneto con il 56,9%, che scivola al tredicesimo posto nel ranking
regionale.
“La fibra è la strada migliore – continua il Presidente di
Confartigianato Sardegna - ma ci vorranno anni prima che la nostra
regione sia completamente cablata.
E dunque nel frattempo bisogna
garantire comunque il servizio adeguato e fare il modo che la banda
larga arrivi negli edifici facendo leva su tecnologie alternative al
cavo. Non possiamo permetterci che la Sardegna continui a restare
indietro, ed è per questo che bisogna garantire soluzioni valide”.
Confartigianato Sardegna quindi accende i riflettori sul ruolo che
tecnologie alternative, come quelle wireless e satellitari, che
possono giocare nella partita della banda larga italiana. Anche perché
gli intoppi di natura tecnica e burocratica che continuano a
ostacolare il cammino italiano dell’Internet ad alta velocità non
saranno di facile rimozione.
L’Associazione Artigiana ricorda anche come solo il 10% degli edifici
possa dirsi “adeguatamente predisposto” per assicurare il diritto
inderogabile di libertà delle persone nell’uso dei mezzi di
comunicazione elettronica nonché favorire la riduzione dei costi di
installazione di impianti per le comunicazioni elettroniche. Il 90%
degli impianti per le comunicazioni elettroniche è (potenzialmente)
soggetto ad interventi di integrazione/modifica/adeguamento nel corso
della “vita” dell’edificio, con una frequenza maggiore rispetto ad
ogni altro impianto. Ma nel 60% dei casi la percentuale delle
“rinunce” è dovuta alla mancanza di adeguati spazi installativi.
“Per il sistema produttivo, la Banda ultra larga significa maggiore
attività e possibilità di competere sui mercati di tutto il mondo –
conclude Matzutzi - e soprattutto, significherebbe dare risposta alla
crescente richiesta di servizi Internet, portali web, software e
commercio elettronico. Un mercato in espansione che, tuttavia, sconta
i ritardi infrastrutturali di tutto il Paese”.