Anche il 2017 si è chiuso con un segno meno per il commercio isolano.
In Sardegna 2615 aziende hanno cessato l’attività mentre le nuove
iscrizioni al registro delle imprese sono state 1236 con un saldo
negativo del 3,6% (-1379 esercizi commerciali). Numeri eloquenti,
segnali chiari della crisi che ha colpito il terziario. Una situazione
resa ancora più difficile dall’assenza di norme e dalla disattenzione
totale della politica per un settore abbandonato a se stesso da molti
anni.
Lo hanno detto i rappresentanti di Confcommercio e Confesercenti
sentiti ieri dalla Commissione speciale sull’artigianato e commercio
presieduta da Roberto Deriu(Pd).
«La crisi ha radici lontane – hanno detto il presidente e il direttore
regionale di Confcommercio Alberto Bertolotti e Giuseppe Scura – in
Sardegna ci sono due grandi questioni aperte: la mancanza di
equilibrio tra le diverse tipologie e forme di vendita con il
predominio delle aziende della grande distribuzione sui piccoli
esercizi e la mancata adozione di strumenti normativi a favore del
tessuto commerciale urbano». In particolare, il direttore Scura ha
denunciato l’assenza di una pianificazione sulla GDO prevista dalla
legge regionale n.5 del 2006 e mai attuata. «Un vuoto normativo che ha
consentito alla grande distribuzione di cannibalizzare le piccole
imprese – ha sottolineato il direttore di Confcommercio – l’antidoto
rappresentato dalla creazione dei centri commerciali naturali non ha
funzionato per diverse ragioni, economiche e organizzative.
La
soluzione per rilanciare il settore potrebbe essere l’istituzione dei
Distretti economici urbani e territoriali, organismi pubblico-privati
capaci di integrare i tre principali protagonisti del tessuto
economico-istitituzionale nei territori: comuni, associazioni di
categoria e operatori commerciali»
Secondo Confcommercio gli altri fronti su cui agire per rilanciare il
settore sono l’abbattimento dei costi fissi per le aziende e la lotta
all’abusivismo: «Tra tasse, imposte e contributi una piccola imprese
deve fare i salti mortali – ha detto Giuliano Guida, rappresentante
degli albergatori all’interno di Confcommercio – a questo si aggiunge
il fenomeno dilagante dell’abusivismo contro il quale le aziende in
regola si trovano a combattere ogni giorno».
Patologie di un sistema denunciate anche dal presidente di
Confesercenti Roberto Bolognese: «L’abusivismo è particolarmente
diffuso tra i venditori ambulanti: basta vedere cosa succede ogni
giorno nelle città. Vediamo dappertutto bancarelle e carretti, per non
parlare dei mercatini della domenica. A pagarne le conseguenze sono i
7500 ambulanti in regola – ha affermato Bolognese – il danno
complessivo è tre o quattro volte superiore ai benefici che potrebbero
arrivare dagli incentivi regionali». Secondo Confesercenti, una
soluzione potrebbe essere rappresentata dalla concessione di aree
autogestite agli ambulanti: «Il mercatino dell’agroalimentare di
Coldiretti, in Piazza dei Centomila a Cagliari, è un esempio da
seguire, unì’esperienza che potrebbe essere replicata per il commercio
tradizionale – ha proseguito Bolognese – sarebbe un modo, con costi
davvero minimi, per responsabilizzare gli operatori e allo stesso
tempo escludere gli abusivi ».
Il numero uno di Confesercenti si è poi soffermato sulla necessità di
porre mano a una nuova legge di settore: «La legge 5 del 2006 è ormai
obsoleta. E’ stata superata dalle nuove disposizioni nazionali ed
europee. Per ottenere il riequilibrio tra grande e piccola
distribuzione servono regole semplici e certe – ha affermato Bolognese
– noi abbiamo proposto anche l’introduzione di specifici vincoli nella
nuova legge urbanistica per la costruzione di centri commerciali. Allo
stesso tempo occorre penare a strumenti normativi più agili e
immediati per rivitalizzare il commercio nei centri urbani».
Sulla volontà di procedere al varo di una nuova legge sono arrivate
ampie rassicurazioni dal presidente Roberto Deriu: «La Commissione è
nata proprio con questo intento, fare una ricognizione complessiva nei
settori dell’artigianato e del commercio per individuare possibili
soluzioni normative.
Entro il mese di luglio elaboreremo una proposta
di legge che accoglierà i suggerimenti di tutti i soggetti in causa.
Per questo abbiamo chiesto la collaborazione di Unioncamere per una
serie di incontri tematici nei territori con gli operatori. Dalla
prossima settimana sentiremo anche le organizzazioni sindacali, gli
enti locali, i rappresentanti del credito e della grande
distribuzione».
Primo appuntamento giovedì prossimo alle 10.30, in seduta congiunta
con la Commissione Bilancio, per l’audizione dei vertici di Banco di
Sardegna, Intesa San Paolo, Confidi, Artigiancassa e Sfirs.