Innovazione tecnologica: l'Agris sbarca in Spagna

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  Innovazione tecnologica, ricerca scientifica e genetica, condivisione di competenze e di esperienze professionali sulla produttività sostenibile degli ovini, sono alla base del progetto di cooperazione internazionale SheepNet (Sharing Expertise and Experience towards sheep Productivity through NETworking), con l’Italia rappresentata dall’Agenzia per la ricerca in agricoltura della Regione Sardegna (Agris). Due milioni di euro, finanziati dal programma europeo Horizon 2020, con cui si sta lavorando dal 2016 all’incremento della produttività degli ovini da latte, carne e lana nell’Unione Europea e in Turchia.

  Gli incrementi produttivi passano dall’adozioni di soluzioni pratiche alle problematiche gestionali che incidono sulla reddittività, e quindi sulla capacità di stare sul mercato, delle aziende ovine, mentre il metodo è quello dell’innovazione interattiva. Allevatori, consulenti e ricercatori lavorano quindi congiuntamente per definire la domanda di innovazione e rintracciare le soluzioni disponibili non solo nella letteratura scientifica, ma anche mutuando le esperienze pratiche di aziende particolarmente propense al rinnovamento e al cambiamento. Dal 2017 si sono svolti workshop nazionali per partner in Scozia, Irlanda, Francia, Spagna, Romania, Italia, Turchia e Ungheria. Gli workshop internazionali si sono invece tenuti a Edimburgo (Scozia) e Timisoara (Romania).

  Il prossimo appuntamento, dal 12 al 14 giugno, sta per partire a Vitoria Gasteiz in Spagna. A ogni workshop partecipano delegazioni nazionali composte da ricercatori, consulenti e allevatori. Dopo avere individuato le principali problematiche dell’allevamento, ciascun paese ha proposto delle soluzioni che sono state esaminate discusse e votate nei workshop internazionali. La tre giorni di lavori spagnola si prospetta molto interessante, non a caso sono arrivate richieste di partecipazione superiori a quelle sostenibili dall’organizzazione, poiché gli allevatori delle aziende innovatrici di ciascuna nazione dovranno presentare video foto e altro materiale che descriva i suggerimenti pratici per l’applicazione delle loro “innovazioni” agli allevatori delle altre nazioni.

   “L’agricoltura di precisione, così come l’allevamento di precisione – ha osservato l’assessore dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria – sono la chiave di volta che può garantire sostenibilità e sviluppo all’intero mondo delle campagne isolano, soprattutto a quello più tradizionale delle aree interne e rurali della Sardegna. Puntare su tecnologia, innovazione e scambio delle conoscenze – ha concluso l’esponente della Giunta – è il modo migliore per ridurre i costi di produzione e rendere le nostre aziende sempre più competitive sui mercati, dove siamo già vincenti sul piano dell’elevata qualità e genuinità dei nostri cibi”. “La rete SheepNet – ha spiegato il direttore generale di Agris Sardegna, Roberto Zurru – sta alimentando molta curiosità e attenzione non solo fra i ricercatori, ma anche fra gli allevatori stessi.

  Il passaparola tra i pastori e l’informazione veicolata da Agris sta favorendo l’interesse dei produttori primari verso questi metodi innovativi che possono migliorare le attività produttive nelle aziende in termini di risparmio economico e di incremento della qualità”. Sono coinvolti in SheepNet, oltre alla Turchia, sei Paesi europei a forte vocazione dell’allevamento ovino, dove si raggiunge circa l’80% del patrimonio presente in tutta l’UE: Italia, Spagna, Regno Unito, Romania, Francia e Irlanda. La rete è tuttavia aperta a tutti gli altri Stati del vecchio Continente che lavorano sulla produzione della pecora. Il progetto è iniziato nel novembre 2016 in Irlanda con un sondaggio rivolto ai diversi portatori di interesse che aveva l’obiettivo di individuare le principali problematiche per l’ottenimento di buoni risultati riproduttivi su fertilità, gravidanza e numero di agnelli allevati.

  Nell’ambito di SheepNet si stanno realizzando e verranno realizzati numerosi workshop nazionali ed esteri, pubblicazioni ed eventi, con la chiusura delle attività prevista per ottobre 2019. Il comparto. In tutta Europa, dal 2000 a oggi, le aziende ovine si sono ridotte del 50% e sono soprattutto localizzate nelle aree più rurali e marginali. Sul versante della produzione della carne, per esempio, l’UE importa tantissimo da Australia e Nuova Zelanda. Il principale mercato di consumo dell’Unione è invece quello francese che, oltre all’approvvigionamento proveniente dall’Oceania, ha l’Irlanda come maggior territorio di importazione interno. La Spagna è sostanzialmente autosufficiente, così come l’Italia dove la tradizione, soprattutto al centro-sud, lega i consumi non solo all’agnello, ma anche al tipico castrato o all’agnellone.