All’indomani del rapporto 2016 di Save the Children “Le
Equilibriste” sulla vita familiare e lavorativa delle mamme in Italia,
non possiamo che constatare l’amara verità degli ultimi posti
conseguiti dalla Sardegna soprattutto se osserviamo la realtà della
ATS, la più grande Azienda Pubblica della Regione.
Migliaia di professioniste in tutti i campi della Sanità
che ogni giorno si spendono per i cittadini con competenza e passione,
e che debbono gestire vite private in equilibrio tra tate, asili,
supporto familiare (le fortunate che lo hanno), anziani o malati da
accudire, turni massacranti e magari centinaia di chilometri da
percorrere ogni giorno per raggiungere il posto di lavoro.
“L’Azienda Unica sarda è unica solo sulla carta e nelle
dichiarazioni altisonanti di super manager e Assessori che sciorinano
risparmi di spesa e riorganizzazioni di servizi” denuncia Mariangela
Campus, Segretaria territoriale della Federazione Sindacati
indipendenti USAE di Sassari “mentre le lavoratrici sono ostaggio
delle singole ASSL di appartenenza che negano la mobilità alle madri
con bimbi piccoli e alle donne titolari di legge 104”.
“Beffa delle beffe,” continua la Campus “il nuovo
Regolamento del Personale ATS prevederebbe anche la mobilità ordinaria
a domanda dei singoli interessati, ma la realtà è che per spostarsi
all’interno della Azienda Unica (si fa per dire) l’unica modalità è
attendere un bando aziendale, che a detta dei funzionari preposti non
è assolutamente allo studio.
Sono state rigettate istanze di mobilità
presentate da alcune lavoratrici madri che, al telefono, si sono anche
sentite dire che se intanto godevano di avvicinamenti temporanei erano
da considerarsi “fortunate”, come se certi diritti fossero privilegi”.
Senza sapere che, in massima parte, questi sono stati
conseguiti dopo mesi e mesi di ostinate richieste (pertanto ben oltre
ciò che la legge stabilisce come tempo massimo) e a volte solo grazie
all’intervento di avvocati e giudici.
La Segretaria territoriale FSI USAE evidenzia anche che “la cosa grave
è che sono parole spesso dette da donne ad altre donne, come se
l’apparato amministrativo fosse cosa disgiunta e separata
dall’apparato sanitario, invece che parte dello stesso corpo”.
Intanto, però, Moirano, direttore generale dell'Asl unica,
riapre i bandi per la mobilità esterna per Infermieri ed OSS
dichiarando a mezzo stampa che farà ritornare a casa centinaia di
sardi: “Per carità, la cosa è encomiabile e ci auguriamo che quanti
più sardi possano far ritorno alla propria terra,” sostiene Mariangela
Campus “ma riteniamo necessario che prima certe storture interne
vengano immediatamente sanate; quale buon padre di famiglia aprirebbe
le porte di casa al mondo esterno se prima non mette a posto ciò che
si trova al suo interno?”
Proprio sul bando di mobilità esterna la FSI USAE vuole
aprire una parentesi per segnalare l’ennesima anomalia ATS.
Il
Direttore Moirano ha riaperto un bando dello scorso gennaio di
mobilità esterna per Infermieri ed OSS ampliando significativamente il
numero di professionisti richiesti.
“Non è sfuggita ai più che a questo giro è stata inserita
una clausola che consente di partecipare solo a coloro che abbiano già
maturato almeno cinque anni di servizio nell’Amministrazione di
provenienza,” mette in luce la Segretaria territoriale FSI USAE
“riportando nel bando l’art. 35 comma 5-bis del D.lgs 165/01 che
recita che i vincitori dei concorsi devono permanere nella sede di
prima destinazione per un periodo non inferiore a cinque anni”.
Peccato che questa normativa non trovi immediata
applicazione nelle Aziende Sanitarie che, secondo i dettami del D.Lgs.
502/1992, demandano alla competenza normativa regionale la
determinazione dei principi e dei criteri per l’organizzazione per il
proprio funzionamento, definiti poi con atto aziendale di indirizzo
privato.
L’applicazione dell’art. 35, poiché atterrebbe proprio ad
aspetti organizzativi come sono i criteri per le dotazioni organiche,
non troverebbe pertanto applicabilità nelle Aziende Sanitarie, come
peraltro sostiene lo stesso Ministero per la Semplificazione e la
Pubblica Amministrazione attraverso il parere 3 del 2006.
“Nel contratto individuale di lavoro che ogni Professionista ha
firmato con la propria ASSL di appartenenza, infatti, non c’è
riferimento alcuno all’obbligo di permanere in servizio per almeno
cinque anni, e la stessa ATS concede mobilità in uscita a dipendenti
con meno di cinque anni di lavoro alle spalle” afferma la Campus
chiedendosi “come mai proprio per questo bando l’Azienda mette nero su
bianco questa clausola? Non si rendono conto i vertici della Sanità
sarda che così facendo chiudono le porte in faccia a tanti
professionisti, anche laureati brillantemente presso gli Atenei sardi,
che magari non hanno raggiunto i cinque anni di lavoro?”
Diverso sarebbe se la clausola di permanenza in servizio
fosse inserita nei prossimi contratti a tempo indeterminato, e allora
il ricorso alla norma sarebbe giustificato dal tentativo di garantire
continuità e stabilità nel servizio a favore dei cittadini, cosa che
peraltro sta avvenendo in alcune ASL in diverse parti di Italia.
La Segretaria territoriale FSI USAE conclude richiamando
il Governatore Pigliaru, l’Assessore Arru e il DG Moirano “ad uno
sforzo in più verso i lavoratori e soprattutto le lavoratrici, al
rispetto delle norme e del buon senso, all’attenzione verso le istanze
delle persone che non possono fare solo e soltanto gli interessi di
una Azienda che si sta rivelando un mostro dominato dall’incuria
amministrativa, dalla cecità e ottusità burocratica, sorda ai problemi
della gente.
Soltanto con una attenta e partecipe gestione delle risorse umane,
prossime e future, possiamo evitare che la Sardegna rimanga fanalino
di coda per quanto riguarda la natalità ed il benessere lavorativo
delle mamme”.
Auspichiamo di ricevere riscontro quanto prima alle criticità che
abbiamo qua rappresentato.