Parole vecchie e nuove della politica rimesse in discussione nell’ottica di una decostruzione
critica e insieme una ricostruzione di senso, alla luce delle domande e dei nuovi bisogni che nascono dai
territori, dalle comunità e da un'Europa in divenire. Il convegno promosso dall’Istituto Camillo Bellieni di
Sassari assieme alla Coppieters Foundation di Bruxelles negli spazi all’aperto dell’agriturismo Sa Mandra di
Alghero, ha voluto essere un faro di orientamento nella dimensione caotica che questi termini producono
nell’immaginario collettivo. Termini come sovranismo, nazione e popolo, messi a confronto con concetti
quali comunità, territorio, federalismo e in particolar modo quello di Stato.
Dopo i saluti istituzionali della presidente Is.Be, Maria Doloretta Lai e del sindaco di Alghero, Mario Conoci,
il membro del Bureau della Coppieters Foundation e della Fundacio Nexe, Gonçal Grau, ha affermato che
il popolo valenziano e quello sardo sono due comunità che condividono storia, lingua, cultura e stile di vita,
ma in particolar modo condividono anche un futuro da popoli sovrani che vogliono costruire un’Europa più
giusta e democratica.
L’intervento è stato tradotto in Italiano da Joan Adell, già direttore dell’Ufficio della
Generalitat ad Alghero, e in sardo da Daniela Masia operatrice linguistica Is.Be.
Nel corso della tavola rotonda moderata da Attilio Pinna, dedicata al “Lessico della politica nell’Europa
contemporanea”, il direttore scientifico del Bellieni, Michele Pinna, ha anzitutto ricordato uno dei primi
convegni a tema realizzato a Sassari circa trenta anni fa, subito dopo la caduta del muro di Berlino, e quindi
ha evidenziato i cambiamenti che da allora hanno caratterizzato il linguaggio e le idee. Secondo Pinna è
necessario fare un lavoro di decostruzione e allo stesso tempo di ricomposizione all’altezza delle nuove
domande poste dalla vita pubblica contemporanea nella nuova Europa. L’auspicio è quello di riconsiderare
le storiche categorie di pensiero come strumenti critici aggiornati.
Antonello Nasone, dottore di ricerca dell’Uniss e docente della Facoltà Teologica della Sardegna, ha
ricordato la figura di Jean-Luc Nancy, filosofo francese recentemente scomparso, il cui merito sta nell’aver
riportato la nozione di comunità al centro dell’attenzione, la cosiddetta comunità inoperosa, laddove la
genesi dell’individuo moderno sta nel tramonto dell’esperienza comunitaria.
È lo stesso individualismo che
sta alla base dello Stato moderno, che ha portato tristemente ai grandi conflitti dell’ultimo secolo.
Il concetto di sovranità è stato invece analizzato da Paolo Bellini, ordinario di Filosofia politica
dell’Università dell’Insubria. Chi si professa pienamente sovranista – ha affermato il docente – deve fare i
conti con la realtà per cui gli unici sistemi politici pienamente sovrani sono al momento gli Stati Uniti, la
Russia e la Cina, mentre tutti gli altri paesi si trovano a subire le politiche decise da queste tre grandi
potenze. Tuttavia, se l’Unione Europea riuscisse ad accelerare il percorso di integrazione europeo
basandosi su un modello federale – ha specificato – il vecchio continente potrebbe aspirare a
rappresentare il quarto pilastro della sovranità a livello globale.
Per comprendere se il federalismo possa rappresentare un sistema etico esportabile o applicabile a
un’Europa del futuro, Gian Giacomo Vale, ricercatore di Filosofia politica, ne ha descritto gli elementi e le
virtù etiche da un punto di vista ideale.
Lo studioso ha proposto l’esempio della Confederazione Svizzera,
definendola “uno Stato senza nazione” che, pur essendo il più europeo di tutti per via della sua multiforme
natura culturale, paradossalmente non fa parte di questa Europa unita.
L’intervento conclusivo di Omar Chessa, ordinario di Diritto costituzionale dell’Uniss, nel riepilogare le
tematiche trattate ha specificato come l’idea di Stato stia progressivamente perdendo il suo significato
storico plurisecolare. Tuttavia – ha specificato l’accademico – se Carl Schmitt negli anni Sessanta già
teorizzava la fine dell’epoca della Statualità, è anche vero che gli stati non sono venuti meno, e che il grosso
problema è quello di capire cosa sia oggi lo Stato, e il senso delle sue competenze e delle sue funzioni alla
luce dei cambiamenti in atto a livello globale.