Autodeterminazione della Sardegna: l'ultimo libro di Cristiano Sabino e Giovanni Fara

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  Dal 30 marzo disponibile online e in libreria il saggio politico che percorre gli ultimi 10 anni di indipendentismo sardo offrendo nuovi spunti di riflessione per il rilancio della battaglia per l’autodeterminazione della Sardegna. “Dare finalmente all’abbandono un movimento e un anima” è stato pubblicato da Catartica Edizioni nella Collana I Diari della Motocicletta (136 pag., 13 euro).

  Il libro:
  A cento anni precisi dalla nascita del Partito Sardo d’Azione esce un libro che rilancia il discorso sardista, richiamandone la radice “popolare” e le aspirazioni di autogoverno radicale della base composta per lo più da contadini, pastori, artigiani e giovani intellettuali ad essi profondamente legati dall’esperienza della guerra. Il titolo stesso non è altro che una citazione tratta dallo schema di programma politico approvato dal 3° Congresso regionale dei combattenti sardi. Macomer, 8-9 agosto 1920, cioè il documento politico su cui verrà costruita la prima struttura del futuro Partito Sardo.

  Il richiamo alle origini popolari e rivoluzionarie del sardismo si lega a decise suggestioni gramsciane che – sostengono gli autori – era decisamente un sardista, nella misura in cui «poneva la questione della liberazione della Sardegna dal giogo coloniale come una costante della sua riflessione politica e intellettuale».

La riflessione storica si lega però all’attualità politica e alla crisi profonda dell’indipendentismo moderno. Il lavoro di Sabino e Fara si concentra anzi soprattutto sulla necessità di fornire una lettura del fallimento storico dell’indipendentismo organizzato e dei suoi principali protagonisti, per avanzare la proposta – sotto forma di manifesto – di un nuovo percorso di emancipazione, liberazione della Nazione Sarda.

  Il libro evidenzia i momenti che maggiormente nell’ultimo decennio hanno portato l’indipendentismo alla sua attuale condizione di inconsistenza politica, ragionando su un possibile nuovo cammino. È necessario fare autocritica e dare finalmente all’abbandono un movimento e un’anima. Un passo indietro? Una rinuncia? La dichiarazione della resa e l’abbandono dell’ambito indipendentista? La presa di coscienza della fine dell’indipendentismo organizzato o l’apertura di un confronto sulle ragioni del suo fallimento? In questo testo si vuole risponde a ciascuna di queste domande.

  Gli autori:
  Cristiano Sabino, nasce a Sassari nel 1979. È tra i fondatori dell’organizzazione A Manca pro s’Indipendentzia, nella quale ricoprirà vari incarichi fino a diventarne portavoce. Insegna filosofia e storia. Nel 2017 esordisce col suo primo libro edito per Condaghes “Compagno T. Lettere a un comunista sardo”. Cofondatore del collettivo di ricercatori Filosofia de Logu, ispirato dagli studi post-coloniali, è autore di uno degli undici capitoli (dedicato al sardismo di Gramsci) dell’omonimo libro uscito per Meltemi.
Giovanni Fara, nasce a Sassari nel 1975. Tra il 2009 e il 2011 svolge il ruolo di coordinatore provinciale di Sardigna Natzione indipendentzia nel distretto di Sassari, è membro della Direzione nazionale del movimento ed è tra i promotori della mobilitazione contro il nucleare nel 2011. Nel 2014 partecipa alla costituzione del Fronte Indipendentista Unidu. Nel 2018 ricopre l’incarico di portavoce di Caminera Noa. È cofondatore nel 2017 della Catartica Edizioni.

  Il presente volume raccoglie i seguenti contributi:
“Excursus sulla storia recente dell’indipendentismo sardo” di Giovanni Fara
“Per un movimento popolare sardo” di Cristiano Sabino
I 12 passi del Sardismo Popolare
Sos dòighi passos de su Sardismu Populare


«Per la prima volta nella storia dell’umanità una nuova generazione si affaccia alla vita pubblica chiedendosi se sarà l’ultima e se il mondo avrà un futuro. L’economia basata sul profitto, sulla conquista di sempre nuovi mercati, sul consumo, sulla linearità della produzione è l’economia del presente, dell’egoismo, della disconnessione tra uomo e comunità e tra comunità e natura. Per troppo tempo chiunque abbia avanzato un discorso di questo tipo è stato etichettato o ha etichettato se stesso come “ambientalista”, “ecologista”, “verde”.»

«Pro sa primma borta in s’istòria de s’umanidade una generatzione noa si acùrtziat a sa vida pùblica dimandende·si si at a èssere s’ùrtima e si su mundu at a tènnere unu benidore. S’economia basada subra su profetu, subra sa conchista de mercados semper noos, subra su consumu, subra sa linearidade de sa produtzione, est s’economia de su presente, de s’egoismu, de sa disconnessione intre òmine e comunidade e intre comunidade e natura. Pro unu muntone de tempus chie at avantzadu un’arresonu gai est istadu etichetadu o at etichetadu a issu etotu comente “ambientalista”, “ecologista”, “birde”.»