E’ ormai virale è stanno facendo il giro d’Italia le immagini della
protesta dei pastori sardi. Ormai non c’è paese in cui non ci sia
pastore che non abbia sversato il proprio latte per terra, o dato agli
animali o ancora trasformato in formaggio. Pastori che si stanno
riunendo nelle piazze dei propri Comuni, come successo oggi a Nule e
altri Comuni, per buttare a terra in segno di protesta il latte.
Una protesta che unisce il mondo delle campagne. Ci sono anche dei
pastori con minicaseificio che si stanno mettendo a disposizione per
trasformare il latte dei propri colleghi che conferiscono agli
industriali.
Anche il parroco don Totoni Cossu, consigliere ecclesiastico di
Coldiretti Nuoro Ogliastra, ha preso posizione nella sua pagina
facebook dove scrive “Io sto con i pastori. Di fronte all’ingiustizia
di un litro di latte pagato la miseria di 60 centesimi quando i costi
solo di produzione (senza contare il lavoro) ammontano a oltre 75,
cosa può fare un allevatore se non ribellarsi e gridare, anche con
gesti forti ed eclatanti, la propria rabbia? Può reggersi – continua
il parroco - una società e un sistema economico in cui pochi diventano
sempre più ricchi mentre la maggior parte della gente diventa sempre
più povera?
Un tempo un gregge di pecore, neanche tanto grande,
permetteva alle famiglie di vivere dignitosamente: si costruivano le
case, si facevano studiare i figli, si avviavano le nuove leve a
continuare le mestiere dei padri, si guardava al futuro con fiducia e
ottimismo. Oggi tutto questo sembra un sogno che l’attuale e triste
realtà del mondo della campagna e dei pastori sta trasformando in
tragico incubo. Credo doverosa – è l’auspicio del responsabile
spirituale di Coldiretti Nuoro Ogliastra - una presa di coscienza da
parte di tutta la società con l’assunzione delle proprie
responsabilità. Altre volte ho scritto e detto, anche da consigliere
spirituale della Condiretti Nuoro-Ogliastra, che la pastorizia per la
Sardegna è passato, presente e futuro e non si può pensare la nostra
Isola senza i pastori.
Essere pastori non è soltanto un impiego, un
lavoro omologabile ad altre attività, ma bensì un modo di essere, una
“cultura”, un’identità”.
“Ma che logica giusta(?!!?) di mercato è quella in cui il prodotto (il
latte) riceve il suo valore dal trasformatore e non dal produttore? –
si domanda ancora don Totoni che poi sostiene -: non può essere il
Pecorino romano a fare il prezzo del latte ma il latte a indicare
quanto vale il Pecorino romano. Non tutto il latte sardo viene
trasformato in Romano ma soltanto una buona parte. Il resto (30/40 per
cento della materia prima) da chi deve ricevere il suo prezzo?”.