“E’ semplicemente scandaloso che neanche in questa legislatura il
Consiglio regionale sia riuscito ad approvare una nuova disciplina per
la gestione dei beni culturali. Le responsabilità di una parte del
Partito Democratico, che da dieci anni sta boicottando in ogni modo
possibile l’approvazione della legge, sono gravissime: centinaia di
lavoratori continueranno a essere schiavi della precarietà e dello
sfruttamento, e la Sardegna non potrà utilizzare il suo enorme
patrimonio storico, museale e archeologico per rilanciare la propria
economia, a partire dal settore turistico”, dichiara il capogruppo
consiliare dei Riformatori Sardi per l’Europa, Attilio Dedoni.
“Già nella scorsa legislatura, da presidente della Commissione
Cultura, mi ero trovato a fronteggiare le manovre scorrette di una
frangia del Pd”, ricorda Dedoni.
“Il testo, dopo una lunga fase di
elaborazione, era pronto per la votazione finale con il parere
favorevole di tutti i commissari, ma il Pd si inventò in extremis la
sostituzione del suo rappresentante con un altro, contrario alla
proposta, che riuscì a far andare a monte l’intero iter. Qualcosa di
simile è accaduto anche in questa legislatura: è stata elaborata una
proposta unitaria che ricalcava quella del precedente mandato, è stato
esperito l’intero processo istruttorio, è stato acquisito all’unanimità
il parere favorevole della Commissione Cultura e della Commissione
Bilancio per la norma finanziaria, e quando il testo sembrava pronto per
essere licenziato e portato in Aula, il presidente della Seconda
Commissione si è inventato un nuovo giro di audizioni delle parti
interessate, dilatando così i tempi e arrivando alla fine della
legislatura con un altro buco nell’acqua”.
“Il Pd conferma il suo asservimento alle associazioni datoriali e
cooperativistiche, le quali hanno sempre osteggiato una legge che
impedirebbe loro di continuare a sfruttare i lavoratori e di fare lucro
a danno dei sardi, incassando fior di quattrini dalla Regione e dai
Comuni per una gestione farraginosa e frammentata che non consente di
mettere in campo una seria politica di sviluppo del turismo culturale
nell’Isola”, conclude il capogruppo. “Ancora una volta, il
centrosinistra ha scelto da che parte stare, che non è certo quella dei
lavoratori, dei precari e degli sfruttati, né tantomeno quella dei
territori che aspirano a far fruttare un enorme potenziale in grado di
generare lavoro e ricchezza, ma piuttosto quella degli speculatori, di
chi si arricchisce sulle spalle della povera gente e condanna la
Sardegna all’arretratezza e al sottosviluppo”.